Capitolo 11

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«Grazie per il diario, è tutto quello che ho quindi la ringrazio per avermelo restituito.» Rivelai sospirando.

L'irraggiungibile detective Jones mi sorrise in risposta e continuai a sorseggiare il vino che gli avevo versato precedentemente.

«Bell'appartamento!» Esclamò, rompendo il silenzio imbarazzante.

Osservai i suoi lineamenti vellutati, niente a che fare con l'espressione che assumeva durante il lavoro, lo trovai seducente, non sapevo il perché ma quegli occhi mi tentavano, il suo sguardo pragmatico e il suo carattere mi attraevano, non era un uomo dolce come il principe delle favole e forse era ciò che mi attraeva così tanto: il fatto che reggesse il confronto, non si limitava a rispondermi con qualcosa di scontato ma d'altro canto mi faceva innervosire, mi risvegliai dal mio stato di trance mentre lui beveva il suo vino, cercando di non ridere, l'aveva notato . . . cavolo!

«Non è molto però per una persona sola può bastare.» Replicai arrossendo terribilmente.

«L'insolenza la usa solamente quando si parla di lavoro?» Mi chiese punzecchiandomi.

Sentii il sangue fluirmi nelle vene velocemente e risposi piccata, tutte le considerazioni precedenti che avevo fatto nella mia testa vennero spazzate via in un nano secondo dal suo essere stronzo.

«La prepotenza lei invece pensa di usarla sempre?»

Bagnò le labbra con un colpo di lingua ben studiato e seguì quel movimento come ipnotizzata, lasciò il bicchiere sulla penisola della cucina e si alzò senza interrompere il contatto visivo creatosi.

«Lei dice?» Chiese con ironia.

Il suo respiro si confuse con il mio, ad un tratto sentii delle scosse attraversarmi la spina dorsale e il respiro diventare sempre più veloce, diavolo . . . in cosa mi ero cacciata?

Le sue labbra continuarono ad avvicinarsi biricchine verso le mie e con dei colpi di lingua le bagnò, come se fosse assetato . . . di me?

«Le consiglio di chiudere bene la porta!» Sussurrò ad un tratto.

Sentii quelle parole come se ovattate, per un attimo non collegai e gli occhi rimasero socchiusi finché non sentii più il suo profumo di bergamotto inebriarmi le papille olfattive, aprii gli occhi di scatto e lo vidi intento a fissarmi con un sorrisetto malizioso, l'unica differenza era che era distante ed io ero tremendamente imbarazzata per non averlo allontanato.

«Vada al diavolo!» Esclamai come impazzita.

Scoppiò a ridere come se gli avessi raccontato una barzelletta per poi prendersi la giacca di pelle dal divano.

«Lei è molto divertente, sa?» 

Sentii le mani sudare e mi sentii una facile caduta nella sua rete maliziosa.
Aprii la porta senza rispondergli e pensai che avesse notato il mio disappunto tanto da smettere di ridere, riprendendo la sua aria da persona illustre ma prima di sparire dal mio campo visivo si fermò sull'uscio della porta, lo guardai con un espressione stranita, aspettando che parlasse. Un tocco. Se lo avesse fatto mi sarei sciolta lì di fronte a lui.

«"L'irraggiungibile detective" non mi si addice, provi con "Il bellissimo detective".»

La sua espressione allo stesso tempo divertita e maliziosa non fece altro che farmi arrossire ancor di più e realizzai che aveva letto il mio diario, la rabbia prese posto all'imbarazzo, come si era permesso di aprirlo, ero certa che non l'aveva fatto.

«Come si è permesso di leggere il mio diario?» Urlai incurante che avrebbe potuto sentirmi qualcuno.

Si avvicinò e il suo viso tramutò in un espressione severa che mi fece deglutire, pensai che mi stava per urlare o peggio ancora schiaffeggiare fin quando una porta del piano condominiale si aprì rivelando il mio odioso vicino, con una maglietta che lasciava intravedere la pancia, degli orribili pantaloncini con dei cactus disegnati sopra, dei nachos in mano e non solo, anche ai lati della bocca, la mia bocca si contorse in un'espressione di disgusto senza volerlo mentre vidi il detective Jones fissarlo sbalordito.

«Voi due, cosa avete da urlare a quest'ora?» Esclamò con tono di rimprovero, sputacchiando pezzi di nachos sul pavimento.

«Hai scoperto che non te la vuole dare? È una suora di clausura, amico!» Ingranò ancora di più la marcia sorridendo.

Feci per rispondergli ma il detective Jones mi fermò con un cenno per poi avvicinarsi a lui, i suoi occhi erano diventati neri e il suo andamento non prometteva nulla di buono.

«Se non vuoi che quei nachos li usi per incollarti al muro faresti meglio a rientrare e chiudere quella cazzo di porta!» Gli disse con calma, mi sorprese la sua tranquillità ma bastò a far chiudere la boccaccia a quel odioso vicino che chiuse la porta scusandosi innumerevoli volte.

«Mi devi un favore!» Si rivolse a me sorridendo e schiacciandomi un'occhiolino prima di volatilizzarsi via.

Rientrai nel mio appartamento, chiudendomi di fretta e furia la porta per poi appoggiarmi su di essa sospirando. Pensai che il cuore non avrebbe retto tali battiti. Ero sconvolta.

Il sangue pulsava vorticosamente come i brividi che non ne volevano sapere di finire, inspiegabilmente mi attraeva.

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