Capitolo 23

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Jake mi strattonò il braccio e continuò a farsi largo tra la mischia di persone che avevano ripreso a ballare come se cinque minuti prima non stessi ballando su un tavolino mezza nuda.

Ridacchiai al pensiero, troppo brilla per rendermi conto dell'enorme cazzata che avevo fatto.

Jake sentendomi ridere si girò di poco verso di me per poi riprendere a camminare con andatura disinvolta e con quel dannato cappotto nero che gli conferiva un qualcosa di proibito, seducente e -

Fermai i miei pensieri appena venni addossata in un auto. Riconobbi che si trattava della sua auto.

«Dove mi porti, principe azzurro?» Sogghignai.

Maledizione, domani mi sarei pentita di tutto ciò.

«Al parco giochi nel mondo dei sogni.» Rispose senza guardarmi.

Mise in marcia l'auto e la mia schiena si incollò al sedile grazie alla sua poca finezza nel guidare, mi strinsi con una mano alla portiera.

«Puoi andare piano?» Borbottai sentendo un conato di vomito risalire.

Mi diede un'occhiata veloce e mormorò qualcosa di incomprensibile. Evitai di chiedere, forse quello fu l'unica cosa buona che feci in quella serata da quando ero brilla.

L'auto iniziò a muoversi più lentamente e sorrisi di nascosto all'idea che mi avesse dato ascolto.

«Allora, principe azzurro . . .» — Esclamai poggiando comodamente i piedi sul cruscotto, dettaglio che a Jake non passò inosservato, ebbi l'idea di togliermi i fastidiosi tacchi. — «. . . sei venuto a prendermi perché mi odi? Dio, non voglio nemmeno sapere cosa faremo a casa tua. Perché stiamo andando a casa tua, vero?» Farneticai.

Per la prima volta lo sentii ridere di gusto e mi persi in quel sorriso. Quanto ero patetica. - Pensai.

«Eve, non faremo nulla di tutto ciò che sta immaginando in questo momento la tua testolina.» — Rispose sorridendo ma prestando comunque attenzione alla strada davanti a . — «Ti sto portando a casa mia perché non sei nelle condizioni di rimanere da sola.» Concluse dopodiché.

Forse mi sarei dovuta offendere. Mi aveva indirettamente dato della bambina che aveva bisogno della balia, ma chi se ne frega! Io la balia la volevo eccome.

Posteggiò dopo un tempo che mi parve infinito davanti ad una villa singola e spense il motore.

Mi guardò velocemente, scese dall'auto e mi aiutò a scendere visto che la portiera la vedevo grande quanto un dinosauro.

Entrammo ed appena accese la luce rimasi abbagliata da tutto quel splendore. «Santo cielo.» Sussurrai con occhi sognanti.

«Ma tu sei ricco sfondato!» Esclamai con il mio tatto da alticcia

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«Ma tu sei ricco sfondato!» Esclamai con il mio tatto da alticcia.

Guardai per un attimo Jake che sospirò come se ciò non gli importasse e posò il suo cappotto sul divano.

Andò nella cucina e lo vidi armeggiare con vari ingredienti. «Mi vuoi drogare?» Ridacchiai.

Sbuffò sonoramente e si voltò di scatto verso di me. Il mio sorriso sbiadì leggermente davanti alla sua espressione poco sorridente.

«Eve, mi stai tartassando la testa da quando abbiamo lasciato quel fottuto locale. Ti chiedo gentilmente di stenderti su quel divano del ricco sfondato, metterti una museruola e aspettare che ti porti un po' di acqua.» — Ansimò con cipiglio. — «Ti ci devo portare io?» Continuò vedendo che ero ancora ferma e in piedi davanti a lui.

La mia poca ma esistente lucidità mi indusse a sedermi sul divano. Osservai il tutto e una cornice mi saltò all'occhio in particolare. Nella foto c'era Jake con una donna, bella è dire poco.

Storsi il naso, mi alzai di scatto e agguantai la cornice osservando meglio la donna dai capelli ramati nella foto.

«È mia sorella.» Esclamò Jake dal nulla.

Mi girai verso di lui e l'alcool mi indusse a sorridere con malizia. Portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e ripresi il mio posto sul divano.

SegretoWhere stories live. Discover now