Capitolo 7

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Arrivai all'indirizzo che mi era stato dato dal detective Jones e inarcai un sopracciglio vedendo che si trattava di un parcheggio con un imponente edificio grigiastro e non tanto accogliente.

Vidi in lontananza il detective Jones appoggiato alla sua Range Rover e parcheggiai per poi scendere e avvicinarmi a lui.

«Molto insolito come posto per un incontro.» Esclamai, sperando che mi desse una spiegazione a tutto ciò.

«Signorina Roberts non si preoccupi, le persone che vede sono tutti agenti sotto copertura, l'edificio è una base segreta dell'FBI, è nel posto più sicuro che ci possa essere in questa città . . .»

La mia bocca si socchiuse leggermente come i miei occhi che si dilatarano dallo stupore.

Ma dove ero finita?
In un film western anni '50?

«Arrivi al sodo e mi dica cosa ci faccio qui.»

«So che ha avuto contatti con una certa Caroline Johnson, non perdiamo tempo e mi dica cosa le ha detto.»

Socchiusi leggermente le labbra e iniziai a balbettare scompostamente, - Come lo sanno? - pensai.

«Lei mi ha fatto spiare?» Esclamai con una voce abbastanza stridula.

Una cosa da appuntare nelle cose successe nella mia vita: l'essere pedinata dall'FBI.

«Immaginavo che non si fosse arresa e a suo malgrado dispiacere ho notato il momento in cui è sparita dal salotto di suo padre per pochi minuti.» Rispose con estrema calma e con un accenno di sorriso che tolse poco dopo, ricordandosi che non era professionale.

«E con questo vuol dire che ha il diritto di pedinarmi?»

«Non mi faccia perdere tempo e non svii il discorso!»

Lo guardai serrando gli occhi - Ma brutto mascalzone che non sei altro! - pensai nella mia testa, con una grande voglia di staccargli la sua e giocarci a ping pong.

Gli riferii ciò che avevo scoperto e appena conclusi il mio discorso posò il taccuino in pelle e mi rivolse un timido sorriso che, stranamente, sul suo viso sembrava essere quasi sincero.

«Vede che se collabora, alla fine è vantaggioso anche per lei?» Chiese con sarcasmo.

Mi allontanai di scatto, una scossa attraversò la spina dorsale appena pronunciò quelle parole e pensai che ciò che mi era parso di vedere pochi secondi fa fu un illusione.

Un uomo come lui non avrebbe mai potuto provare sentimenti come felicità, gratitudine o perlomeno, essere meno scorbutico.

«Mi faccia un favore: se ne vada al diavolo!» Gli risposi senza girarci troppo intorno.

Cosa avrebbe mai potuto farmi? Non mi poteva sicuramente rinchiudere in una cella solo per avergli risposto.

«Signorina, lasci che le risponda . . .» Si avvicinò di poco a me.

«Questa sua estrema voglia di parlare e mettere in discussione la nostra autorità non fa altro che metterla in cattiva luce poiché non porta rispetto a chi lavora ogni giorno per lei come per tutti gli altri cittadini, quindi . . . se non è chiedere troppo, sia più gentile e collaborativa.» Finì il suo discorso con un sospiro quasi di delusione.

Rimasi spiazzata dal suo discorso tanto è che non risposi mentre lui entrò nella sua auto, svanendo dalla mia vista.

SegretoWhere stories live. Discover now