Capitolo 33

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«Eveee!» Gridò Greice entrando nel mio ufficio di soppiatto.

Sobbalzai sulla poltrona e la guardai mentre si inclinava in avanti col busto portandosi una mano sul petto affannata.

«Il nuovo arrivato, Ashton mi ha chiesto di uscire!»

Strabuzzai gli occhi. Quel ragazzo era un tutt'uno di mistero e paura. Sapere che Greice sarebbe uscita con lui mi destava non poche preoccupazioni, specialmente dopo quel che avevo visto.

«Sei sicura di volerci uscire?» Balbettai.

«Insomma, non è poi così bello.» Cercai scuse a cui potermi aggrappare.

Greice perse la sua euforia e mi fissò con gli occhi ridotti a due fessure.

«C'è qualcosa che dovrei sapere?» Esclamò tagliente.

Roteai gli occhi sperando di infonderle sicurezza e declinai col capo.

«Dico solamente che dovresti prima pensarci su'. Non prendere questa decisione alla leggera, non sai quali siano le sue intenzioni.» Scrollai le spalle.

Sbuffò per poi lisciarsi distrattamente il tubino, si guardò attorno attonita dalla mia poca felicità ma non potevo dirle quel che avevo visto, mi avrebbe detto che ero pazza.

«Sai cosa, tu sei solo invidiosa che finalmente qualcuno si interessi a me e che io possa avere una vita sentimentale meno noiosa della tua!» Sputò rossa in viso.

«Io, Greice - aspetta!» Esclamai vedendola scappare dal mio ufficio.

Le sue parole mi colpirono tremendamente. La mia vita sentimentale non era noiosa, cercai di convincermi.

Non ero un tipo molto facile da gestire e non andavo ogni weekend nei locali per andare a letto con qualsiasi cosa che potesse respirare ma non ero nemmeno una santa. Ero stata con Jake, con Harry.

Oh, al diavolo!

Afferrai il telefono dalla scrivania e digitai il nome di Jake. Mi mordicchiai le pellicine delle unghie nelle mani mentre sentivo il suono continuo nel telefono che mi portava ancora più ansia.

«Pronto?»

Persi un battito e realizzai di star facendo la cosa più stupida della mia vita.

«Jake, insomma. Secondo te sono sessualmente passiva?» Sputai chiudendo gli occhi anche se non poteva vedermi.

Per poco sentì un silenzio dall'altra parte e temetti che aveva chiuso, controllai ma, per fortuna, era ancora in linea.

«Hai bevuto?»

Sbuffai sbattendo di poco il palmo dell'altra mano sulla scrivania. «No! Secondo te sono così pessima?» Chiesi nuovamente.

«Eve, se ti dicessi come sei, rischierei di lasciare tutto, venire nel tuo ufficio e farti venire a te, in tutti i sensi.»

Wow!

Le mie guance si accaldarono e il mio respiro accelerò inconsapevolmente. Non seppi cosa rispondere. Il mio corpo mi diceva di rispondergli fallo ma la mia coscienza mi diceva di chiudere quella conversazione malsana.

«Jake, se ti dico un nome potresti fare qualche ricerca?» Sviai il discorso ricordandomi di Greice.

«Non è legale usare il proprio lavoro per scopi personali.»

«Per favore . . .» Mormorai.

Lo sentì sbuffare e questo mi fece accendere la scintilla nella mia mente. Controllai che nel corridoio non ci fosse nessuno.

«Si chiama Ashton Bosworth.» Sussurrai.

«Potrei almeno sapere il perché

«Ha chiesto di uscire a una mia cara amica ma non mi fido.» Risposi con una mezza verità.

«Va bene. Però, voglio un premio in cambio.»

Il mio cuore perse un battito e balbettai. «Cosa?»

«Lo saprai al momento opportuno. Devo chiudere, sono al lavoro.» Gracchiò per poi chiudere la chiamata.

Allontanai il telefono dall'orecchio e fissai lo schermo incredula. Non seppi come interpretare la sua ultima risposta, era seducente.

O forse mi sarei dovuta preoccupare?

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