Capitolo 58

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«Eve, svegliati.»

Sentii la voce di mia madre sussurrare. Mugugnai qualcosa di incomprensibile e aprii lentamente le palpebre.

Mi venne un capogiro e mi guardai attorno confusa. Ero distesa su un prato verde vicino alla riva del fiume.

«Jake?» Sussurrai ma non ricevetti risposta.

Poco più lontano da me vidi Jake stesso sulla sponda del fiume che non dava alcun segno. Mi alzai con fatica e barcollai fino al suo corpo.

Mi stesi tirando un sospiro di sollievo ai dolori. «Jake?» Dissi più forte.

Lo scossi leggermente finché si svegliò guardandomi confuso.

«Dove siamo?» Sussurrò.

«La corrente ci ha spinti sulla sponda del fiume. Non vedo altro se non molta vegetazione.» Risposi osservando i lunghi alberi rigogliosi.

Si alzò leggermente ansante. «Dobbiamo muoverci e trovare un rifugio dove stare un po' in modo che le acque si calmino.» Tossicchiò.

«Eccola!» Esultai silenziosamente quando intravidi un cottage.

Sembrava disabitato, la struttura era un po' malconcia e circondato dall'erba fitta. Entrammo lentamente guardandoci attorno e sospirai quando capii che eravamo soli.

«Potremmo rimanere qui per qualche ora.» Suggerii.

Jake mi scambiò un'occhiata di assenso e tirò via da delle sedie dei lenzuoli impolverati che sprigionarono un'aria insopportabile che mi fece tossire ripetutamente.

All'interno non era male. Il cottage era composto da una piccola zona cucina dotata di cucinino che, probabilmente, non funzionava più e un mini-frigo. Un letto a baldacchino costeggiava l'altro estremo della parete e al centro della camera vi era un camino con davanti delle sedie e un divano a due posti. 

Sul camino vi erano delle cornici. Ne presi una osservando la coppia anziana nella foto bianco e nero, entrambi sorridenti. Lei dava l'aria di essere una donna molto sofisticata mentre lui il classico cawboy col cappello iconico e stivali a punta.

Ridacchiai al pensiero che quei due esteriormente erano l'opposto. Ciononostante, credo, si amassero moltissimo.

«Ti fa ridere la foto?» Borbottò Jake.

Mi voltai e lo trovai stravaccato sul divano con le braccia incrociate al petto che mi fissava con un sopracciglio inarcato e l'espressione di chi la sapeva lunga.

«Un pensiero stupido, invece perché non parliamo di te? Come sei finito là dentro?» Esclamai imitando la sua posa.

Sospirò spostando lo sguardo sulla parete davanti a se' e si portò le braccia dietro la testa.

«Non ricordo molto. Stavo tornando dal mio turno di lavoro e sono stato braccato da una decina di quei rimbambiti.» Sputò.

Posai una mano sulla bocca per evitare di ridere. «Beh, tanto rimbambiti non erano visto che ti hanno sedato e portato in un edificio lontano senza che tu ti accorgessi di qualcosa.»

Assottigliò lo sguardo e capii che in quel momento ero diventata uno dei suoi nemici. Se non fosse che ci teneva, almeno credo, mi avrebbe uccisa.

«Ti consiglio di tenere a freno quella boccaccia insolente se non vuoi che ti offro come dono a quei pazzi in cambio della mia libertà, piccola purosangue.» Schernì.

Roteai gli occhi. Non ci credetti nemmeno un po' a quello che disse.

Decisi di dedicarmi alla stanza e osservai il letto a baldacchino, nonostante fossero, probabilmente, passati anni era sistemato come se ancora ci vivesse qualcuno.

Mi buttai sopra, senza pensare al fatto che avrei potuto romperlo e sospirai.

Estrassi dalla tasca della mia giacca di pelle le fiale e le analizzai. Quando uscimmo da quel posto pensai di spostarle e metterle nella giacca perché nei jeans si potevano facilmente rompere.

Il liquido rosso era tempestato di bollicine simile alla consistenza del calcare nell'acqua. Rabbrividii al pensiero che una fiale di quella e si poteva guarire un vampiro dal loro veleno micidiale.

«Principessa, a meno che tu non voglia romperle di consiglio di non giocarci.» Sbottò Jake.

Posai velocemente le fiale nella tasca della giacca di pelle e lo fissai negli occhi. Io dal letto e lui dal divano con quella dannata espressione soddisfatta sul viso.

SegretoWhere stories live. Discover now