Capitolo 24

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L'alcool mi concesse una spavalderia che mai avrei avuto da sobria. Eppure più guardavo Jake e più mi rendevo conto del suo autocontrollo smisurato.

Nonostante le mie continue provocazioni non si era permesso di toccarmi nemmeno con un dito.

Forse questa doveva essere una mera rassicurazione delle sue buone intenzioni ma quasi mi sentii triste al pensiero.

Dopo avermi fatta stare buona sul divano tornò con una maglietta tre volte più grande di me e me la lanciò addosso.

«Cambiati. Ti porto a dormire.» Mi liquidò criptico.

Mi cambiai velocemente e sospirai sentendo la comodità e il profumo di fiordaliso che emanava la sua maglietta.
La mia mente viaggiò e mi immaginai come sarebbe stato dormire con Jake. Me lo immaginai passionale, crudo e allo stesso dolce. «Allora vieni?» Jake sfumò i miei pensieri languidi.

Mi alzai dal divano ridendo, senza sapere esattamente per cosa. Non seppi se ridevo per come ero conciata o per il fatto che mi trovavo a casa dell'uomo che fino a qualche ora fa odiavo.

Camminai nel lungo corridoio pieno di porte finché si fermò davanti ad una in particolare e si protrasse in avanti aprendola.

«Entra. Dormirai qui, se dovessi avere bisogno sono nella porta accanto.» Esclamò lasciandomi libero passaggio.

Entrai sorridendo sotto il suo sguardo attento e mi buttai sul letto che scoprì essere tremendamente comodo.

«Detective, mi potrebbe fare compagnia? Non si sa mai che io abbia paura da sola.» Risposi languida.

Il suo volto rimase impassibile e l'unica risposta che ebbi fu la porta sbattere con forza, tanto che pensai che a momenti l'avrebbe staccata.

Sbuffai scontenta ma durò poco perché dopo pochi minuti caddi fra le braccia di Morfeo grazie al letto invitante e alla maglietta profumata di Jake.

Jake

Sospirai stringendo con forza i bordi del mobiletto mogano degli alcolici. «Stupida ragazzina!» Mormorai per poi versarmi dello scotch nel bicchiere in vetro.

Osservai un punto indefinito davanti a me pensieroso. Eve era nella stanza accanto, se avessi voluto, avrei potuto raggiungerla e sicuramente non si sarebbe sottratta al mio tocco ma il mio sano autocontrollo sapeva che non era in se' e dopotutto, non era nemmeno il mio tipo. Io non ero il tipo per lei. Una notte con lei mi avrebbe impegnato in domande scomode, pretese troppo alte per uno con i miei standard e preferivo continuare a scopare le sgualdrine nei locali.

Loro non avevano alcuna pretesa su di me, sapevano che il tutto si riduceva ad una notte. Non avevo alcuna responsabilità ed esserne cosciente, mi dava tranquillità.

Il telefono mi risvegliò dai miei pensieri e lessi distrattamente il nome del mio collega Luke.

Amico, sono al pub sulla Avenue, cosa aspetti ad unirti a me e alle belle polastrelle?

Dopo pochi secondi mi inviò un allegato e sorrisi mentre lo aprivo immaginandomi già di cosa si trattasse.

Nella foto c'era Luke con una biondina niente male sulle sue gambe. Il mio amico nelle parti basse apprezzò ed ero veramente tentato dal catapultarmi in quel pub e sfogare un po' di stanchezza. Ma, tutto si ridusse ad un solo nome, Eve.

Non potevo andarmene e lasciarla in casa mia ubriaca, chissà cosa avrebbe potuto combinare. A malincuore dovetti rifiutare l'offerta di Luke e spensi il telefono godendomi il mio drink.

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