Capitolo 35

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«Eve, ti faccio compagna.» Sbucò Ashton dal nulla mentre entravo nell'ascensore dopo la giornata lavorativa.

«Oh, no. Figurati, non c'è -» Esclamai sorridendo di circostanza però mi fermai quando lo vidi entrai nell'ascensore rapidamente.

Le parole vennero inghiottite e mi accarezzai istintivamente il braccio. Ebbi paura, a parte me e Ashton non c'era nessun altro nell'edificio.

Scacciai questi pensieri mentre lui pigiò il numero del parcheggio e fissai a disagio il quadro elettrico dell'ascensore.

«Sai, devo dire che Greice non è niente male. Sembra una brava ragazza.» Esclamò dal nulla.

Non seppi il perché ma quell'affermazione mi sembrò un avvertimento e allo stesso tempo ironica.

«In effetti lo è.» Risposi con un sorriso tirato.

Si formò un silenzio imbarazzante ed entrambi fissavamo le porte metalliche dell'ascensore. E se mi avesse fatto qualcosa?

«L'unica cosa che non mi piace, sai qual è?» Continuò ridacchiando.

Non risposi aspettando che continuasse e fissai i suoi occhi scuri.

«Che qualcuno si intrometta.» Esclamò posandoli di scatto nei miei.

Tremai leggermente davanti a quell'ammissione. Il suo sguardo era vuoto e duro, mi sentì in trappola.

«Io, insomma. Non - non voglio intromettermi.» Balbettai impaurita.

Si avvicinò lentamente e isistintivamente retrocessi fin quando non toccai la parete metallica dell'ascensore capendo di essere in trappola.

«Tu le hai detto delle cose che non mi sono piaciute. Cosa hai visto in quel minimarket?» Canticchiò.

Senza volerlo iniziai a parlare, era come se la mia bocca non ascoltasse la mia mente. «Io ho visto i tuoi occhi rossi.»

Sgranai gli occhi appena realizzai di avergli detto quel che la mia mente voleva nascondere e tremai con orrore.

«Hai detto a qualcun altro ciò che hai visto?» Continuò.

«L'ho detto a Greice.» Risposi senza volerlo.

Capì che non ero io a parlare. Capì che in un modo o nell'altro mi stava soggiogando, il ché significa che gli avrei detto la qualsiasi senza potermi fermare.

«Smettila, lasciamo andare!» Esclamai terrorizzata divincolandomi dalla sua presa.

Guardai furtivamente il display dell'ascensore vedendo che stavamo arrivando al parcheggio.

«Non puoi scappare.» Sogghignò.

Spalancai gli occhi spaventata. Come poteva saperlo?

«Tu, cosa sei?» Sussurrai.

Sorrise appena e lasciò andare il mio braccio. «Credimi, non vorresti saperlo.»

Si lisciò la giacca dello smoking gessato allontanandosi. Sospirai senza farmi vedere.

«Cosa sei? Un licantropo, un mostro, il diavolo o . . .» – Esclamai gesticolando ancora spaventata. – « . . . un vampiro.» Continuai ma non era una domanda.

Mi guardò malizioso e schioccò la lingua soddisfatto. «Ci sei arrivata, finalmente.»

Si avvicinò nuovamente a me e allo stesso tempo il tintinnio dell'ascensore ci avvisò di essere nel parcheggio.

«Ascolta bene le mie parole: tu adesso dimenticherai ogni cosa. Ci siamo incontrati nel minimarket e mi hai visto come una persona normale. Ti senti terribilmente in colpa con Greice perché sei invidiosa di lei e me insieme. Ti scuserai con Greice dicendole che era una menzogna e le dirai di uscire con me.»

La mia mente si spense, le mie pupille si dilatarono. Ascoltai attentamente le parole di Ashton assimilandole, anche se nella mia mente non vi era traccia di nulla. Mano a mano che lui parlava iniziavo a ricordare il nostro incontro e la litigata con Greice.

Ashton si allontanò da me per poi sorridere. «Tutto bene, Eve?» Esclamò.

Scossi la testa ed uscì dall'ascensore confusa. «Io, oh mio Dio. Cosa ho fatto?» Risposi portandomi le mani sulle ciocche dei capelli sciolti.

«Stai bene? Nell'ascensore sembravi scioccata, cosa è successo?» Disse preoccupato.

«Io - ho litigato con Greice.» Gli dissi omettendo la mia invidia e la causa della litigata per l'imbarazzo.

«Se non vuoi dirmelo, tranquilla.» Sorrise.

«Nulla di irreparabile. Grazie comunque per la comprensione.»

Ci salutammo e salii sulla mia auto. Sentivo la testa pulsare, storsi il naso per il dolore forte.

SegretoWhere stories live. Discover now