Capitolo 38

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Il mio corpo era un fascio di nervi al pensiero che mi stavo recando nello stesso posto dove avrei rivisto Ashton.

Mi guardai allo specchio nel mio appartamento e ritoccai il rossetto rosso.

«Non lo so, Jake.»

Ripensai alla conversazione avuta con Jake all'ospedale. Evitai di dirgli quel che avevo scoperto su Ashton perché non mi avrebbe creduta. Probabilmente mi avrebbe detto di essere impazzita.

«E se fosse qualcosa di cui ignoriamo l'esistenza?»

«Eddai, Eve. Credi veramente in queste sciocchezze?»

La sua risata mi fece capire che non mi avrebbe mai creduta. Ammutolì dinanzi a lui.

Scossi la testa cercando di scacciare quei pensieri e mi diressi al lavoro.

«Eve!»

Il mio cuore ebbe un sussulto. Ero completamente immersa nel lavoro al PC e Billy mi aveva spaventata. Il fatto di condividere lo stesso ambiente con Ashton mi preoccupava a tal punto da avere paura della mia stessa ombra.

«Billy, potresti anche bussare qualche volta come una persona normale!»

Scrollò le spalle ed entrò nell'ufficio porgendomi una cartella. «Questo è il nuovo progetto. Il signor Jones ha stipulato un accordo con questa autrice. E qui entri in gioco tu, dovrai -»

Roteai gli occhi e lo bloccai nel parlare. «Dovrò studiare nei minimi dettagli il manoscritto.»

Billy annuì.

«Scusate, Eve. Potrei parlarti?»

Deglutii nel vedere Ashton fermo sulla soglia del mio ufficio, Billy ignaro si alzò dalla poltrona. «Certamente, io vado, Eve.»

Sgattaiolò via prima che potessi replicare e fissai Ashton che si sedette con eleganza di fronte a me.

Cercai di mostrarmi tranquilla

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Cercai di mostrarmi tranquilla. Dovevo fingere di non ricordare nulla.

«Oh, non perdere tempo. So benissimo che ricordi tutto. Non so come hai fatto, però.» Esclamò annoiato incrociando le braccia al petto.

I miei occhi guizzarono e balbettai frasi senza senso. Tossì fintamente e si avvicinò con la poltrona alla mia scrivania.

«Sia chiaro, tu non mi piaci. Hai questa abitudine di ficcare il naso dove non devi e sai più del dovuto, ma . . .» – Sputò con calma, si alzò dalla poltrona iniziando a girovagare per l'ufficio. – «. . . non posso ucciderti perché devo prima scoprire come hai recuperato la memoria. Tu non appartieni a questo mondo.» Finì giocando con un gingillo del mobile nelle mani.

«Ma che stai dicendo?» Balbettai confusa.

Sbatté il soprammobile sul mobile e puntò il suo sguardo su di me. Trasalii leggermente ma non mi lasciai intimidire e sostenni il suo sguardo.

«Chiaramente se il mio potere non ha effetto su di te, non hai sangue puro al cento per cento. Sei immune al mio potere, sai cosa vuole dire, piccola Eve?» Sogghignò.

«Sei come me.»

«O . . .» – Continuò alzando l'indice verso di me. – « . . . sei qualcos'altro.»

«Non ti credo.» Risposi con fermezza.

«Ammesso che tu sia del tutto umana, qualcuno ti ha sbloccato la mente, per cui in città c'è un altro mio coetaneo. Potresti dirmi gentilmente, senza che io ti debba soggiogare, chi è l'ultima persona con cui hai parlato prima che recuperassi i tuoi ricordi?» Esclamò poggiando con forza i palmi sulla scrivania..

Mi rifiutai di rispondere e guardai altrove. «Con nessuno.»

Si avvicinò e mi tenne in una morsa ferrea il mento. I miei occhi vennero attratti come da un magnete nei suoi.

«Con chi hai parlato prima che recuperassi i ricordi?»

La mia mente gridava di rimanere zitta ma la mia bocca parlò comunque. «Con Jake.»

«Basta, smettila.» Singhiozzai.

«Jake, chi?» Continuò.

«Jake Jones, agente investigativo.»

Mi lasciò andare il mento e venni investita da un senso di colpa. Avrei voluto urlare.

«Grazie per queste informazioni preziose.»

Si dileguò e venni assalita dal panico. Non pensai a ciò che Ashton mi aveva detto. Non mi importava cosa fosse Jake ma solo che era in pericolo.

Presi il telefono e digitai il suo numero pregando che rispondesse.

«Ti prego, Jake . . .» Sussurrai.

Mi rispose la segreteria telefonica e riprovai più volte ma non ricevetti risposta.

«Cazzo!»

Ero sconvolta e spaventata. Non sapevo cosa fare.

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