Capitolo 45

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«Vogliate scusare la mia interruzione. Sono venuta qui per invitarvi di persona al ballo che darò personalmente domani.» Esclamò soave la baronessa Williams.

Si aprì il ventaglio che solo in quel momento notai e iniziò a muoverlo per trovare sollievo al caldo.

Jake mi guardò di sott'occhio e provai a parlare ma lui mi precedette. Si avvicinò a quella donna, si chinò e con grazia prese la sua mano baciandole il dorso.

La mia bocca era diventata una perfetta O.

Ma nel mangiare si era ingurgitato per sbaglio anche un neurone?

Si rialzò e vidi gli occhi della baronessa Williams illuminarsi. «Con profonda gratitudine intendiamo accettare il vostro invito.»

Se fosse stato possibile la mascella in quel momento me la sarei ritrovata immersa nel piatto con la minestra.

Mi alzai di scatto dalla sedia facendoli voltare verso di me. Ora mi prestavano attenzione. Pensai con ironia.

«Credo che prima di confermare la nostra presenza ne dovremmo discutere.» Tuonai incenerendo Jake con lo sguardo.

Ricambiò l'arrabbiatura e senza prestarmi attenzione si voltò nuovamente verso l'amata baronessa Williams. Che gli venisse un colpo.

La baronessa Williams mi guardò fingendo che quelle parole non l'avessero infastidita.

Jake si allontanò da lei. «Credo che sia ora che vada. Vi auguro una buona giornata.» – Esclamò la cornacchia alternando lo sguardo tra me e Jake. – «Conte Jones, Contessa.» Finì facendo un breve inchino prima di volatilizzarsi.

«Fuori!» Tuonò guardandomi.

Pensai che non mi voleva più vedere ma quando vidi gli inservienti uscire capii che il suo ammonimento non era rivolto a me. E quel piccolo particolare era ancora più spaventoso.

Si avvicinò bloccandomi tra la tavolata e le sue braccia robuste che nonostante fossero coperte da strati di vestiti appena le toccai di riflesso potei avere conferma delle mie parole.

«Eve, da quando sei entrata in questa sala non hai fatto altro che deridermi. Hai messo in imbarazzo la baronessa Williams. Vuoi, per caso, esaurire la mia già poca pazienza?» Sentenziò.

Gonfiai il petto per l'orgoglio che non volle farmi cedere davanti alla sua arrabbiatura.

«Adesso mi dai del tu?» Risposi sprezzante.

Chiusi istintivamente gli occhi quando con una manata fece cadere gran parte delle posate presenti sulla tavolata alle mie spalle.

Ringhiò e posò i palmi delle mani reggendosi all'angolo della tavolata col respiro affannoso.

Non mi guardò più.

«Eve, hai un subìto una amnesia ma ciò non toglie l'educazione che i tuoi genitori ti hanno impartito nella tua più tenera età. Non tollero un simile comportamento. Per quanto tu in questo momento stia soffrendo, non giustifica il tuo poco rispetto verso me o verso chi viene a farci visita.» Esclamò dal nulla con voce controllata senza però guardarmi.

Strinsi le braccia al petto e schioccai la lingua infastidita. «E chi, la baronessa Williams?» Insinuai con un pizzico di gelosia.

A quelle parole voltò li sguardo verso di me e capii dalla sua espressione che era esausto, come me.

I suoi occhi divennero rossi. Gli incisivi si allungarono e la mia mente iniziò ad elaborare pensieri contrastanti e confusi. Cosa stava succedendo?

«Eve, nonostante non sia io il tuo creatore potrei ucciderti in questo momento con il minimo sforzo. Spero almeno che questa amnesia non ti abbia provocato una fame incontrollabile perché sei già nota nella città per le fandonie che hai commesso in passato. Per fortuna, ho soggiogato chiunque ti abbia visto. Sii più attenta.»

Aggrottai la fronte e un barlume di speranza balenò nella mia mente.

«Aspetta, tu sai che sono un vampiro?» Squittii.

Mi guardò di sbieco. «Certamente. Non fare in modo che lo sappiano gli altri perché una rivolta in questo momento sarebbe un problema insostenibile per la nostra famiglia.»

Mi avvicinai a lui con cautela. «Jake, cioè voglio dire, Tristan -»

Mi fermò prima che potessi continuare e si palesò davanti ai miei occhi drizzando la schiena. «Chi diavolo è Jake? Cosa mi nascondi, donna? Sappi che se mi stai tradendo verrai ripudiata come una qualsiasi sgualdrina.»

Mi venne da roteare gli occhi ma trattenni l'istinto di farlo.

«Tristan, so che ti sembrerà assurdo quel che sto per dirti ma io non appartengo a questo periodo. Sono arrivata in questa dimensione per sbaglio. Non so nemmeno come fare per poter tornare a casa mia. Tu nel futuro ti chiami Jake.»

I suoi occhi divennero due cerchi e non parlò. Rimase a fissarmi ma i suoi occhi sembravano vuoti come se non stesse realmente fissando me.

«Eve, la mia pazienza si è esaurita!» Tuonò.

SegretoWhere stories live. Discover now