Capitolo 4

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Osservai attentamente i fogli ma non capii cosa potessero rappresentare, non trovai nulla se non un nome.

Caroline Johnson

Chi era?

Trovai un numero di telefono, digitai il numero sul mio telefono e aspettai una risposta, una voce un po' grezza mi rispose con tono scocciato e storsi il naso, la voglia di chiuderle il telefono in faccia era tanta però avevo bisogno di sapere.

Le chiesi come conosceva mio papà e una risata stridula mi fece allontanare il telefono per un attimo dall'orecchio.

Tuo papà mi doveva dei soldi e non ha rispettato l'accordo.

Deglutii pensando che forse avevo sbagliato ad improvvisarmi una detective ma non potevo aspettare i comodi della polizia.

Chiesi se fosse possibile incontrarci e per un momento pensai che avrebbe rifiutato, invece mi sorprese dicendomi il suo indirizzo con un: sii puntuale se no' le cose si metteranno molto male per te.

Andai in cucina - Bene Eve, hai deciso di ballare, ora devi stare al gioco. - pensai tra me e me nel frattempo che mi presi un bicchiere d'acqua, sentendomi la golla improvvisamente secca.

Il telefono iniziò a squillare e appena lessi Harry l'acqua mi andò di traverso e tossicchiai - Ci mancava solo lui. - pensai schiacciando il tasto verde.

Il suo solito fare sicuro insieme al "bambina" con il quale mi chiamava a mo' di saluto già iniziava a darmi sui nervi a tal punto da chiedermi del perché avessi risposto.

«Cosa vuoi, Harry?» Andai dritta al sodo, senza tanti giri di parole.

Sbuffai appena lo sentii ridere, divertito da ciò che avevo detto, anche se io non trovai nulla di divertente nelle mie parole, - Bambina, devo parlarti di una cosa molto urgente! - se non fosse che la curiosità era il mio peggior difetto avrei già chiuso nel sentire quel nomignolo ripetuto più volte.

«Harry, non ho tempo da perdere con te.» Risposi acida, come sempre.

Sentii un attimo di silenzio dall'altro capo del telefono ma durò ben poco, - Hai paura di vedermi? - che presuntuoso, non solo mi stava rubando tempo dove anziché parlare con uno psicopatico come lui potevo tranquillamente andare da quell'altra pazza che mi aveva dato l'indirizzo.

«No, provo schifo a vederti, è differente.»

Io e la mia solita finezza.

Aspettai che si decidesse a parlare mentre mi mangiucchiavo le unghie con nervosismo, - Dobbiamo parlare, non puoi cancellare quello che è successo l'altro giorno con delle parole. -

«Guarda attentamente, se aspetti sentirai un beep tra 1 . . . 2 . . . 3.»

Chiusi la chiamata e buttai noncurante il telefono sul divano, sospirando per il sollievo, in quel momento Harry era l'ultimo dei miei problemi.

SegretoOnde histórias criam vida. Descubra agora