Si costringe ad interrompere il bacio prima che il profumo inebriante della sua Lillith gli faccia commettere qualche stupidaggine. Ha la mente annebbiata e l'unica cosa a cui riesce a pensare è come sarebbe far scivolare le mani sotto la stoffa impalpabile di quell'abito e toccare il corpo che riesce ad intravedere attraverso le eleganti trasparenze.
Vorrebbe dimenticarsi della festa, rientrare con lei dentro a quel portone e sdraiarsi su qualunque superficie disponibile per esplorare ogni centimetro della sua pelle profumata. Leccarla, morderla, respirarla senza limiti di tempo, solo loro due e nessun ostacolo tra i loro corpi nudi e sudati.
Non riesce a pensare ad altro.
Dopo tutto ha l'immagine di lei incisa nella carne: Lillith il demone della tempesta.
Non ha mai saputo perchè quel giorno abbia scelto proprio quel simbolo nel laboratorio di tatuaggi fra mille altri, ma oggi, ora, ha la risposta. Gli sembra così chiaro : c'è sempre stata lei e solo lei nel suo destino, doveva trovarla per capirlo.
Ora l'ha trovata.
E ha capito.
Fa un passo indietro senza lasciarle la mano.
'Basta come risposta?'
Ginger annuisce confusa mentre lui si schiarisce la voce arrochita dal desiderio.
'Andiamo?'
Lei lo guarda come se non sapesse dove stiano andando davvero, ed in fondo è così per entrambi. Possono continuare a fare finta che tra loro non ci sia niente di speciale, ma è come se una forza magnetica li attirasse l' una verso l'altro, e per quanto cerchino stoicamente di resisterle, l'esito è scontato. L'unico dubbio a questo punto, è dove tutto ciò li condurrà.
Gli stringe la mano.
'Andiamo.'
Cain sorride e camminano verso la macchina, parcheggiata poco distante.
'Sai vero che mio padre compie 67 anni?'
Le chiede canzonatorio.
Ginger replica senza capire.
'Sì, perchè?'
Lui si ferma davanti alla portiera del passeggero e la apre per lei, è una delle poche cose che gli hanno insegnato i suoi genitori che ha imparato. Fa scorrere lo sguardo sulle sue trasparenze.
'Vuoi che stasera gli venga un infarto?'
Lei alza la borsetta e gliela sbatte sulla spalla ridendo e fingendosi arrabbiata.
'Smettila! E' tua sorella che ha comprato questo vestito!!'
Lui ride divertito.
'Lo sò, e non la ringrazierò mai abbastanza.'
'Sei incorreggibile!'
Ribatte lei infilandosi in macchina.
Cain aspetta che si metta seduta e ne approfitta per lanciare uno sguardo ai piedi nudi, imprigionati in un paio di sandali intricati di lacci.
Mentre chiude la portiera si chiede quanto ci voglia per toglierli, ma facendo il giro della macchina per raggiungere il posto di guida l'idea di lei nuda, nel suo letto, con quei sandali ai pedi gli ha già marchiata a fuoco il cervello.
Fa un profondo respiro prima di afferrare la maglia, entrare in macchina e sedersi.
Deve darsi una calmata.
Ginger lo guarda comprensiva e gli domanda
'Nervoso?'
Lui afferra il volante e si volta verso di lei che gli mette una mano sulla spalla . Il movimento imprevisto sposta lievemente la profonda scollatura del vestito che fà intravedere uno scorcio inatteso del suo seno, il capezzolo rosa fà capolino come ad invitarlo per un rapido assaggio.
'E' normale, non vedi la tua famiglia da un sacco di tempo, vedrai che andrà tutto bene.'
Cain guarda avanti e stringe le mani fino a farsi diventare le nocche bianche. Per un attimo ha pensato che lei stesse per dargli libero accesso e che potesse dare sfogo alle sue fantasie, adesso, in macchina, davanti a tutti, chisenefrega e invece.... cerca di riacquistare almeno un barlume di lucidità.
Annuisce guardando oltre il parabrezza e accende il motore. Borbotta.
'Sì, andrà tutto bene.'
Preme sull'acceleratore e schizzano verso la loro destinazione. La radio trasmette Crazy degli Aerosmith, mai canzone gli è sembrata più appropriata, mentre dai finestrini entra una brezza tiepida.
E' stata una giornata molto calda e finalmente l'afà sta dando a tutti un po' di sollievo.
Ginger ha una mano fuori dal finestrino e gioca con l'aria.
'Dove abitano i tuoi?'
Chiede distratta.
'Hanno una tenuta a Torrey Pines Beach.'
Lei si volta verso di lui.
'Una tenuta?'
Lui guarda dritto davanti a sè.
'Sì, sono molto ricchi.'
Ginger sbuffa.
'E' un difetto di famiglia, a quanto pare.'
Ora è lui che aggrotta le sopracciglia e si volta verso di lei che fissa ostentatamente fuori dal finestrino.
'Da quando in qua essere ricchi è un difetto?'
Lei risponde serafica.
'Da sempre. Essere troppo ricchi porta solo guai.'
Cain sorride incredulo.
'Sei la prima donna che conosco che finge di non apprezzare una carta di credito paltinum.'
'Non fingo affatto, fidati, e se devo dirla tutta non vedo perchè le donne dovrebbero apprezzare il colore delle tue carte di credito.'
'Bhè ovviamente non sono le uniche cose che apprezzano, te l'assicuro.'
Lei lo guarda severa.
'Posso chiederti una cosa?'
Lui fa un ghigno divertito
'Qualcosa mi dice che indipendentemente dalla mia risposta me lo chiederai comunque.'
Ginger finge di non averlo sentito
'Sei mai uscito con donne normali?'
Cain aggrotta le sopracciglia.
'Certo che esco con donne normali, trans.. gay.. senza nulla togliere per carità.. ma non fanno per me.'
Ginger scuote la testa.
'No, intendo normali nel senso.. normali! Con un lavoro, una famiglia..'
'Tutte le donne che ho conosciuto avevano un lavoro o una famiglia.'
Lei sospira esasperata.
'Intendo tipo me , ok? Donne tipo me... che non c'entrano niente col mondo dello spettacolo , dell'intrattenimento o ..'
Cain la interrompe di nuovo.
'Tu, se vogliamo essere scrupolosi, fai parte del mondo dell'intrattenimento....'
Ginger lo fissa seria, poi scuote la testa.
'Ok, lasciamo perdere.'
Steven Tyler canta per qualche minuto, poi Cain l'asseconda.
'Daì, non te la prendere, stavo scherzando .... ho capito cosa intendi.'
'Intendo persone normali, come me. Con un lavoro normale, uno stipendio normale, una vita ordinaria... noi due Cain veniamo da due pianeti diversi. E' talmente evidente.'
Lui la guarda serio.
'Non sono d'accordo.'
Ginger spalanca gli occhi.
'Noi sei d'accordo? Stiamo andando a una festa a Torrey Pines Beach, Cain... questo vestito costa probabilmente quello che io metto da parte in un anno e tu, secondo Forbes, sei tra gli sportivi più pagati al mondo!'
Cain puntualizza ironico.
'Se vogliamo essere precisi il più pagato al mondo.'
Lei sospira e guarda fuori dal finestrino.
'Lascia stare...'
Cain le mette una mano sul ginocchio perchè lo guardi.
'Hey...'
Lei finge di non sentire.
Cain fà scorrere la mano sulla stoffa sottile del vestito.
'Ginger, guardami...'
Lei si volta arrabbiata.
'Che c'è!'
'Hai ragione, ok? Sono nato ricco. Molto ricco. I miei genitori sono entrambi figli di accademici e non credo che nella mia famiglia ci sia nessuno che non abbia frequentato università blasonate.'
Continua a guidare ma lascia la mano appoggiata dov'è.
'Ho frequentato donne nella mia vita di cui, devo ammettere, non mi sono particolarmente interessato. Alcune erano famose, altre no... non ci ho mai fatto davvero caso, l'unica cosa che cercavo è che fossero piacevoli, disponibili e poco impegnative.'
Si chiede quanto debba confessare, ma tanto vale...
'Volevo dimostrare a mio padre che non avevo bisogno di lui. Il mio obbiettivo è sempre stato solo la mia carriera: vincere un'altro incontro, portare a casa un nuovo ingaggio, non essere costretto a tornare a casa e ammettere che avevo fatto la scelta sbagliata. Nient'altro. Non sono bravo con le parole, tutt'altro. Non voglio convincerti di essere qualcuno che non sono, te l'assicuro, non sono il tipo, anzi... preferisco la cruda realtà...capisco cosa bene stai pensando, ma fidati, ti sbagli. '
Ginger ribatte con tono di sfida.
'Sentiamo, cosa sto pensando?'
'Che noi due non potremo mai stare insieme perchè siamo troppo diversi. Che veniamo da due ambienti incompatibili e che non possa esserci tra noi un punto d'incontro, è evidente.'
Ginger annuisce.
'Cain lo hai appena detto tu :cerchi una donna piacevole, disponibile e poco impegnativa. Non sono nessuna delle tre cose...'
Lui scuote la testa e alza la voce, punto sul vivo.
'Io ho detto cercavo, ok? In questo ultimo anno sono cambiate un sacco di cose per me... la mia carriera sportiva è finita, ho lasciato Las Vegas , la mia città, per trasferirmi qui a La Jolla dove è tutto nuovo, sto lavorando a una cazzo di palestra per differenziare le mie attività future e ciliegina sulla torta sto andando a trovare la mia famiglia di svitati dopo quasi 15 anni che non li vedo... è abbastanza non trovi?'
'Forse al cambiamento vuoi aggiungere anche una storia con una ragazza più esotica rispetto ai tuoi standard.. così... per arricchire l'anno di qualche altra novità!'
Infierisce lei. Cain le lancia uno sguardo glaciale.
'Cosa vuoi che ti dica Ginger? Vuoi che ti firmi un impegno pluriennale come attestazione della mia buona fede? Bhè... non posso farlo, ok? Non ti conosco abbastanza. Mi piaci? Sì. Penso che a questo punto sia abbastanza evidente .. Cristo... ti sto portando a conoscere la mia famiglia e sì, hai ragione , sei una sorta di piano B nel caso questa idea si rivelasse disastrosa...lo ammetto. Ma non ti conosco molto, ok? Eppure sei qui. Potevo pagare una escot, oppure fare un qualunque numero della mia rubrica e ti assicuro avrei trovato qualcun'altra più che disponibile a venire ..ma invece ho preferito te per qualche assurdo, incomprensibile motivo. Potresti avere un cellulare in quella borsetta per quanto ne so ed essere qui per fare delle foto da rivendere alla stampa. Oppure potresti già avere un'accordo per un intervista esclusiva o un articolo di costume con un lauto anticipo già depositato sul tuo conto.... chi è che rischia di più di noi due in questa storia? Tu hai i tuoi segreti e le tue paure che non vuoi rivelare al primo venuto, lo capisco, ma non sei l'unica che sta mettendo in gioco qualcosa, stiamo scommettendo entrambi. E ti assicuro, io non sono uno abituato a rischiare, vado a colpo sicuro di solito, altrimenti preferisco non giocare.'
Si ferma prima di dire troppo, prima di dire la cosa sbagliata.
E' arrabbiato.
E' spaventato.
Ginger però non si fà intimorire dal suo tono, dal suo sguardo, ribatte secca.
'Allora perchè lo fai? Nessuno ti obbliga a giocare, perchè prenderti questo rischio con me... .'
Non vorrebbe ma la risposta gli esce come un ringhio.
Feroce e al tempo stesso tormentata.
'Non ho alternative, mi pare ovvio.'
Però è la seconda parte della farse che la zittisce.
'Come non ne hai tu.'
Cain frena, mette la freccia ed entra in un vialetto che porta verso il mare.
Quando dopo qualche minuto di silenzio parcheggia vicino ad altre auto, fa un respiro profondo e si volta verso di lei.
'Ora, possiamo smettere di discutere e provare a goderci la serata?'
Ginger lo fissa seria, come se potesse leggergli nel pensiero.
Fortunatamente non può. Ha le guance rosse, lo sguardo scintillante come tutte le volte che è arrabbiata e una criniera di capelli rossi che vorrebbe disperatamente toccare... è la donna più bella che abbia mai visto in vita sua.
'Non hai detto che è una serata elegante e tuo padre è l'ospite d'onore?'
Lui aggrotta le sopracciglia senza capire.
'Sì, e allora?'
Le gli indica il collo.
'Non ti abbottoni la camicia?'
Lui esegue e indica il cruscotto.
'Lì dentro ho anche il farfallino ma non so allacciarlo.'
Ginger sorride e lo apre.
'Ci penso io, intendi questo?'
Mentre lo prende una scatoletta rotola fuori e cade sul tappetino. Entrambi la guardano.
E' una scatola di profilattici extra large.
Ginger la prende e la rimette al suo posto, senza fare commenti.
'Scendiamo dalla macchina così posso allacciartelo.'
Cain apre la portiera e fa il giro, quando arriva dalla parte di Ginger le prende una mano e l'aiuta ad uscire. E' in imbarazzo.
'Te l'ho detto che non mi piace rischiare.'
Ginger annuisce mente gli fa passare il cravattino dietro al collo con aria concentrata.
'Non devi spiegarmi nulla'
Muove le mani mentre glielo annoda scrupolosa.
'Sono lì non so da quanto.'
Lei sorride
'Davvero Cain, non devi giustificarti con me.'
Lui la guarda.
'Non mi sto giustificando. Ma voglio che tu sappia come stanno le cose: se prendo un impegno rispetto gli accordi e voglio che anche la mia donna faccia lo stesso.'
Le prende entrambi i polsi con le mani, ma Ginger continua a fissargli il collo.
'Fatto. Così sei perfetto.'
'Guardami Lillith.'
Lei lo guarda.
'Mi chiamo Ginger.'
Lui muove piano la testa a destra e sinistra.
'Per me tu sei Lillith, il mio piccolo demone. E non credo che potrò liberarmi di te tanto facilmente... voglio provare a fare questa cosa.. qualunque cosa sia...se tu sei d'accordo.'
'Fare cosa?'
Lui si china e la bacia, mentre le fà scorrere le mani lungo le braccia, sulle spalle e giù lungo la schiena, fermandole attorno alla vita di lei. Si allontana qual tanto che basta per parlare.
'Stare con te'.
Restano così, uno di fronte all'altra a fissarsi occhi negli occhi. Ginger sussurra
'Non so se ne sono capace.'
Lui le sorride.
'A me importa solo che tu sia disposta a provarci... a stare con me, solo con me .'
Si china e la bacia ancora e sente che lei risponde al bacio, avvicinando il corpo al suo. Si allontana di nuovo e resta a fissarla, finchè lei non capitola.
'Ok, ma devi essere paziente.'
Lui sorride. Vittorioso.
'Non è la mia più grande dote, ma farò del mio meglio.'
Lillith arrossisce e cambia discorso.
'Ora vogliamo entrare? Sbaglio o siamo qui per il compleanno di tuo padre?'
Lui le stringe le mani attorno alla vita sottile.
'Possiamo anche tornarcene a casa subito, se vuoi.'
Ginger ride, divertita
'Non credere di cavartela in questo modo, siamo venuti per un motivo ben preciso.'
Lui la prende per mano e si avvia verso l'ingresso.
'Ok, prima cominciamo, prima finiamo, non si dice così?'
Suona il campanello.
Con lei accanto può affrontare anche la sua famiglia.