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By september199six

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ยซLo faccio perchรฉ io ero come loro.ยป Cover / logaphile Trailer / @-Niaas : https://www.youtube.com/w... More

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epilogue
ANNUNCIO

twentyseven

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By september199six

[Change my mind — One Direction]

Le sue dita sono avvolte intorno al mio polso, mentre mi attira gentilmente più vicina a lui.

«Non qui, Harry, e non adesso» lo supplico, perchè so che cederei. Lo faccio ogni volta, è inevitabile. Solo che non può accadere anche stasera, non dopo la dichiarazione di Zayn.

«Vieni» dice, ripetendo esattamente le sue stesse parole, quando mi ha portata al piano di sopra. Vorrei solo scappare via.

Ma prima che riesca ad obiettare o dire qualsiasi cosa, mi sto muovendo insieme a lui e con la sue dita avvolte intorno alla mia mano. Non mi ero resa conto che mi avesse lasciato il polso e che mi avesse preso la mano. È miserabilmente assurdo, ma è come se non avessi bisogno d'altro; come se la sua presa bastasse, come se il suo tocco fosse la cura per tutte le mie ferite.

Harry si ferma e allenta la sua presa, lasciandomi andare completamente. Siamo sul retro; si siede sulla piccola rampa di scale e si fa scorrere una mano tra i capelli. Quando alza lo sguardo mi accorgo che la sua espressione è cambiata; è malinconica, quasi distante, e attraversata da un qualcosa che non ho mai riconosciuto nei suoi occhi.

Incapace di muovermi e parlare, continuo a stare davanti a lui aspettando che faccia o dica qualcosa. È stato lui ad avermi letteralmente trascinata qui, quando potevamo semplicemente limitarci ad evitarci a vicenda e andare avanti con le nostre vite e fingere che l'altro non influisse su ogni pensiero, costantemente e insistentemente.

Quando mi rendo conto che probabilmente non farà nulla, mi volto per andare via. Sembra che sia questo a spingerlo a parlare.

«Quella sera, quando mi sono allontanato dalla sala, sono andato da tuo padre» confessa, e io ho bisogno di qualche istante per elaborare le sue parole.

Si sta riferendo a quella sera in clinica, quando gli ho riferito che Tara mi aveva parlato. Era stato chiamato da quell'infermiera, ma non ne conoscevo il motivo. Non riesco a capire cosa c'entri mio padre in questa storia, ma quando sto per chiederglielo, lui continua.

«Sai, sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma continuavo a convincere me stesso che forse per lui sarebbe potuta andare diversamente. Ci speravo davvero.» Non mi guarda mentre le parole lasciano la sua bocca, e senza neanche che me ne accorgessi l'ho raggiunto. Mi siedo accanto a lui e aspetto che continui ancora.

«Anche adesso, io continuo a sperarci. Lo faccio per tutti loro, ma lui è diverso» afferma, e il suo tono è più basso mentre la voce sembra sul punto di spezzarsi. Mi sento tremendamente impotente perché vorrei poter annullare ogni suo minimo dolore, quello che lo sta facendo crollare in questo momento davanti a me.

Poi però riesco a collegare ogni cosa. Ogni sua parola, ogni sua pausa. Sta parlando di qualcuno, di una persona in particolare, e ho quasi paura che ci stiamo riferendo entrambi alla stessa. Che sia il punto d'arrivo per me e per lui. Quando si volta e incontra finalmente il mio sguardo capisco che si tratta esattamente di lui.

Andrew.

«Harry...» sibilo a stento, perché nessuna parola basterebbe. Lo so bene, e la consapevolezza fa male. Possono dirti qualsiasi cosa, ma sarà niente in confronto al resto. Si annullerà all'istante nel dolore che ha ormai iniziato ad impossessarsi di ogni fibra del tuo corpo. E tu sei l'unico a poterlo comprendere, a poterlo gestire e a decidere quanto lasciarti andare.

Di quei bambini Andrew sembra essere quello che sta meglio rispetto ad altri, almeno apparentemente. Non so cos'abbia esattamente, ma non credevo si trattasse di una cosa talmente grave. So quanto Harry tenga a quel bambino, e vederlo in questo stato mi distrugge; mi trasmette quello che sente, quello che prova e che vorrei poter fare mio e solo mio, per poterlo alleggerire di questo peso.

Non so in che modo, ma pochi secondi dopo è appoggiato sul mio corpo. La sua testa è sulla mia spalla e avvolge il mio corpo con le sue braccia. Sembra talmente indifeso e vulnerabile che vorrei restare ad accarezzarlo e a proteggerlo dalle consapevolezze che lo dilaniano per un tempo indefinito, e se potessi scegliere sarebbe per sempre. Passo ripetutamente le mani tra i suoi capelli, poi non so quanto tempo passi prima che uno dei due accenni a muoversi. Lascio che sia lui il primo a riprendersi.

«Tara mi ha detto tutto» irrompe spostandosi. Porta via con sè anche il calore del suo corpo che iniziava a riscaldare il mio.

Sono sorpresa, e lui lo capisce. «Cosa ti ha detto?»

«Che in realtà è stata lei a spingerti a venire quella sera alla clinica e che credeva ci fosse qualcosa tra noi, ma ha troppa fiducia in entrambi per poter continuare a crederlo.» Parla distogliendo lo sguardo, lo porta davanti a sé. Ha le ginocchia piegate e i gomiti sopra, le dita che giocano con gli anelli che gliele fasciano.

«Oh.»

Riporta lo sguardo su di me. «È di questo che avete parlato, giusto?»

«Sì.» È la verità, no? Harry ha semplicemente sintetizzato, ma il concetto fondamentale è lo stesso.

«È tutto ciò che hai da dire?» chiede, il tono diverso; è attraversato da un velo di delusione e rabbia allo stesso tempo, ma non so cos'altro dovrei rispondergli. Con lui non lo so mai, come non so mai cosa fare, ma so che ho bisogno di sollevare e fortificare il velo ormai troppo sottile e squarciato troppe volte che divide me ed Harry.

«Cosa ti aspettavi?»

«Qualsiasi altra cosa, ma non questa» continua, e la confusione dentro di me si amplifica talmente tanto da farmi girare la testa.

«Probabilmente non sono così prevedibile come credevi.» È la prima volta che discuto in questo modo con lui, e non mi piace. Ma se è necessario a porre fine a questa storia, allora andremo avanti.

«Continui a scappare, non è così?» scatta, alzandosi e passandosi una mano tra i capelli per l'ennesima volta in pochi minuti.

«Scappare?» Non avrei mai immaginato che Harry, proprio Harry fra tutti, potesse sostenere una cosa del genere accusandomi di correre via nonostante non mi conosca, anche se credevo che stesse imparando a farlo, e che lo stesse facendo nel modo giusto. Ma forse mi sbagliavo anche su questo.

«È quello che fai ogni volta» infierisce. «Preferisci deviare, scavalcare e trovare scorciatoie, piuttosto che affrontare e abbattere le mura in cui ti sei intrappolata da sola.»

Qualcosa dentro di me mi sollecita a distogliere lo sguardo dal suo e a prendermi un istante per elaborare le sue parole, prima di alzarmi e raggiungerlo. Fanno male.

«Non è così, e tu lo sai. Non fingere che non sia cosa.»

«Non è me che devi convincere» sostiene avvicinandosi a me. Io ho le braccia incrociate al petto ed è come se improvvisamente il gelo di dicembre colpisse tutto ma passa so prima sul mio corpo.

«E se non potessi farlo?» replico, ripensando a ciò che ho appena detto quando ormai le parole sono già scivolate fuori dalla mia bocca.

«Non devi farlo da sola.» Questa volta il suo tono è più calmo, più suo, e quando sollevo lo sguardo su di lui è a meno di mezzo metro di distanza da me.

«Non è così semplice come sembra.» Stiamo procedendo per negazioni e non so a cosa o a dove porterà questa conversazione. Non lo so mai, quando si tratta di Harry. Riesce ad annullarmi e a completarmi nello stesso momento, ed è qualcosa che mi terrorizza, perché mi rende vulnerabile e senza difese.

Siamo entrambi sotto un'arcata decorata adesso; appoggia una mano sulla mia guancia quando riempie lo spazio che prima ci separava.

«Harry» inizio, ma lui continua a tenere la mano sul mio volto mentre io la copro con la mia. Solleva lo sguardo su quello che c'è sopra di noi e io faccio lo stesso.

Per ironia della sorte, il karma che non fa altro che rincorrermi, Dio o qualsiasi essere sovrannaturale che domina questo universo, mia madre che si sta prendendo gioco di me, un vischio è posto esattamente al centro dell'arco e sopra di noi. Non può essere vero.

🌹 H A R R Y 🌹

Quando riporto lo sguardo su di lei, che ha il suo ancora posato sul vischio sopra di noi, so che sta soppesando la situazione. Sa che sta per accadere qualcosa, che sta temporeggiando. Sta prendendo il tempo che le serve per metabolizzare che potrà finire in un solo modo.

Se questa deve essere l'ultima volta, ho bisogno di farlo. La mia mano è ancora tra la curva del suo volto e il collo quando finalmente riabbassa lo sguardo riportandolo su di me.

«Conosci la tradizione» le dico, non potendo essere più devoto a questo dannato vischio di quanto non lo sia ora.

Lei esita, e quando percepisco che sta per allontanarsi da me le afferro anche la vita, riavvicinandola al mio corpo.

«Non è giusto» mormora, la voce colma di disperazione.

Faccio aderire la fronte contro la sua e sposto la mia mano dalla vita all'altro lato del suo volto, intrappolandolo nelle mie mani e tenendola vicina a me. Sento il suo respiro sulle mie labbra quando lei non oppone resistenza, anche se avvolge gentilmente le mani intorno ai miei polsi.

«Se lui è il motivo per cui mi stai lasciando stanotte, risparmia ciò che pensi e dimmi un'altra bugia» sussurro, pensando ogni singola parola.

«Vorrei poter affermare il contrario» replica, ma so che è sincera.

«Sei innamorata di lui?» le domando, e questa volta è la mia voce a traboccare disperazione. Perchè, per quanto ciò che sappiamo di provare l'uno per l'altra sia soltanto un'illusione per entrambi, non so se sono pronto a sentire che lei è innamorata di lui.

«Potrei esserlo» sibila, ma non posso biasimarla nonostante vorrei che le sue parole fossero rivolte a me.

È incredibile quanto sia volubile quando sono con questa ragazza. Fino a quando non sono insieme lei, anche se la maggior parte del tempo i miei pensieri sono occupati da quello che ho sentito dalla prima volta che l'ho vista, mi rendo conto di star egoisticamente sbagliando. Mi rendo conto che sto sbagliando con Tara, con Zayn. Nessuno dei due merita i nostri peccati, ma di questo ne sono stato sicuro fino a quando lei non ha respirato la mia stessa aria e l'ha intossicata. Ha intaccato ogni mia singola cellula, e non so se voglio che se ne vada.

«Voglio davvero che tu riesca ad essere felice con lui, perchè noi non potremo mai esserlo, non insieme» confesso, e solo quando lo faccio comprendo la verità delle mie parole.

«Ci sarò sempre per te, Harry» mi assicura spostando la sua mano e coprendo la mia guancia. «Mi troverai ovunque, io sarò sempre pronta per te. Ma non in questo modo.»

«Non immagini quanto vorrei poterti credere» affermo, prima di posare disperatamente le mie labbra sulle sue.

🌹🌹🌹

[260314]

Era quello il giorno in cui ho postato il capitolo per la prima volta; il giorno in cui Zayn ha deciso di lasciare la band e le origini che gli hanno dato tutto. Ricordo che stavo studiando ed ero devastata, perché pensavo che non ero mai riuscita a vederli insieme e che probabilmente non avrei più potuto farlo. E così è stato, almeno per adesso. Ad oggi ho avuto l'immensa fortuna di vedere Harry dopo sette anni, il 4 aprile scorso a Bologna, e di averlo avuto ad un misero passo da me con le persona che volevo al mio fianco. A ventun anni non mi pento di ammettere che in quel momento io mi sono sentita più giusta di quanto non lo sia mai stata.

Il sogno di rivederli insieme è sempre lì, che giace latente e che ci sarà indipendentemente da quanto tempo passerà. Non avete idea di quanto rimpianga e mi incolpi per essermi arresa e aver smesso, dopo tanti e grandi «no», di chiedere di realizzare l'unico sogno che avevo durante quegli anni.

Ed è soprattutto per questo, che nonostante tutto io ci credo ancora.

«La tristezza del dopo concerto, come la definiamo, è una sensazione bizzarra, è una specie di fischio che ti rimane nelle orecchie, dopo il rumore le urla, una musica a tutto volume, è come se il silenzio avesse un suono capisci? Come se non ci fosse silenzio, è davvero una strana sensazione.»

—  Zayn Malik

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