Quando Ginger esce di casa, dopo aver dato all'infermiere tutte le indicazioni in suo possesso è sollevata ed allo stesso tempo, in apprensione. Ma come è possibile?
Cain non è certo un problema suo, lo conosce a mala pena.
Eppure invece di sentirsi libera, dopo essere stata sequestrata per più di 24 ore in quella casa sconosciuta, la sensazione che prova è un subdolo senso di colpa per essersene andata. Senza neanche salutarlo.
E' stupido, lo sa.
Ha dormito sul divano e quando si è svegliata ha dovuto vegliare su un perfetto estraneo tutta la domenica, preoccupandosi che mangiasse e controllando il suo respiro ogni volta che le sembrava dormisse troppo profondamente. Adesso che è finalmente arrivato il tanto atteso infermiere e il passaggio di consegne è stato fatto, invece di esultare, le sembra quasi di averlo abbandonato nelle mani di un estraneo.
Non poteva certo svegliarlo!
Si ripete.
Non poteva certo lasciargli un biglietto con su scritto : per qualunque cosa chiama!
Oppure poteva?
Doveva??
Scuote la testa come a voler scacciare quei cattivi pensieri e cammina a passo svelto, se non altro è una bella giornata e casa di Cain è vicina alla fermata centrale della metro, presa quella sarà a casa in un attimo.
E' vestita come sabato sera e per non andare in giro in modo indecente si è infilata sopra - senza chiederla ovviamente - la maglia di Cain. Dopo tutto se l'è guadagnata ... e anche volendo non avrebbe potuto chiedergli niente visto che dopo cena Cain, si è addormentato .
Ha detto all'infermiere che era preoccupata del fatto che dormisse da così tante ore , ma lui ha replicato che è assolutamente normale dopo un trauma cranico, anzi, gli ha fatto capire che il riposo è la migliore cura per il cervello.
Sarà. Cosa vuoi che ne sappia lei.
Non vede l'ora di arrivare a casa e farsi una doccia. Dimenticarsi di Cain e di tutto quello che è successo nelle ultime assurde ore. Scende rapidamente le scale, segue i corridoi che la portano al suo treno e in un attimo è seduta diretta verso casa.
Guarda fuori dal finestrino buio.
Si chiede perché abbia accennato a Cain del suo passato.
Non ha mai permesso a nessuno di sbirciare la sua vita precedente. Con Dillon si è sempre guardata bene dal fare il minimo accenno ai suoi trascorsi per quanto lui abbia cercato spesso di farla parlare.... Sa bene che poi le avrebbe fatto mille domande. Avrebbe indagato ogni dettaglio, ogni intonazione della voce, ogni silenzio.
Con Cain si è sentita libera.
Sa che a lui non interessa niente di lei. Forse per questo è stato facile lasciarsi andare, come succede a volte con gli estranei. Racconti dettagli di te che non confesseresti neanche ad un amico. Uno sfogo, una debolezza momentanea che sai non avrà conseguenze, visto che poi spariranno senza lasciare traccia.
Cain è così. Impassibile. Impermeabile a tutto e a tutti.
Ti guarda ma in realtà non ti vede. Non gli interessa di nessuno se non di se stesso. Ha obbiettivi chiari. Necessità da soddisfare ben precise. Non fa deviazioni inutili dal suo percorso, non perde tempo prezioso.
Uno come Cain non fa domande. E' efficiente. Non mette il naso dove non deve. Non si interessa delle vite altrui. Va avanti inesorabile lungo il suo percorso senza caricarsi inutile zavorre sulle spalle. Lo ammira e una parte di lei vorrebbe assomigliargli un po' di più.
E' un solitario e sta bene così.
Per questo con lui si è sentita al sicuro.
Non potrai mai deludere qualcuno che da te non pretende nulla.
Con Dillon è diverso.
Lui vuole cose che non potrà mai dargli. E quindi la costringe a mettere mille paletti, mille allarmi a non essere se stessa. Sa bene che con Dillon ci sono confini invalicabili . Un bacio non sarà mai solo un bacio. Una scopata non sarà mai solo sesso. Una confidenza non resterà fine a se stessa.
E' per questo che tra loro non ha funzionato. Tutto troppo complicato. Tutto troppo.
Dillon vuole tutto, ma purtroppo lei non si fida più. Degli uomini, di se stessa, chissà... l'amore è un insieme di troppe cose: abnegazione, rispetto, passione, incoscienza, altruismo. Ogni ingrediente và messo nella giusta quantità, altrimenti la pozione invece che magica diventa tossica.
Non berrà più quella pozione, questo è certo.
Sorride alla sua immagine riflessa nel finestrino. Questo week end assurdo le ha procurato, se non altro, un nuovo lavoro. E qualcosa le dice che se si dà da fare riuscirà a saldare tutti i sui debiti entro l'anno.
Non vede l'ora di mettere insieme 50.000 dollari e rispedirli ad Aaron. Magari in un bel pacchetto natalizio.
Vorrebbe essere una mosca e vedere la faccia di lui che lo scarta, trova la mazzetta e poi legge il biglietto che desidera scrivergli da quando lo ha lasciato. 'Grazie per il prestito, ora finalmente, non ti devo più nulla'.
Il suo sorriso si allarga ancora di più. Chi l'avrebbe detto che sarebbe stato Cain a renderla finalmente libera! Il treno si ferma e la riscuote dai suoi sogni ad occhi aperti. E' la sua fermata. Scende di corsa e si affretta a salire le scale. Da lì in 10 minuti, camminando a passo svelto è a casa.
Certo il palazzo non fa una gran bella impressione visto da fuori, anche l'androne e l'ascensore sono sicuramente datati, ma quando arriva al dodicesimo piano e infila la chiave nella porta si sente finalmente al sicuro . E non c'è sensazione più bella che abbia mai provata in vita sua.
L'appartamento è piccolo, ma accogliente. Lo ha arredato al meglio delle sue capacità e ci ha speso molti più soldi di quanto avrebbe dovuto, ma non ha resistito. Voleva un posto dove essere felice, una tana in cui rinchiudersi lasciando fuori tutto il resto del mondo, c'è riuscita alla perfezione.
Sicuramente il Red Ginger le ha dato una mano, da quando il locale va bene lei e Dillon guadagnano un sacco di soldi e questo le ha permesso di apportare considerevoli migliorie senza smettere di accantonare ogni mese qualcosa.
Appoggia le chiavi nel porta chiavi fatto a pesce e si sfila le scarpe per poi metterle nella cassa panca all'ingresso. La prima cosa che ha deciso è stata quella di non usare le scarpe in casa. E' molto più pratico e pulito. Cammina scalza attraversando il salotto e apre le tende per fare entrare un po' di luce. Guarda gli spartiti sparpagliati un po' ovunque e comincia a raggrupparli .
Le piace che sia tutto il più possibile in ordine. Sa che è la legge del contrappasso.
Vivere con Aaron e i ragazzi era un po' come stare in una confraternita. Vestiti, bottiglie e lattine sparse un po' ovunque, gente che andava e veniva, città che cambiavano in continuazione. All'inizio le era sembrato un sogno, la libertà di non avere orari, poter vivere secondo regole proprie diverse da quelle che aveva rispettato tutta la vita a casa con suo padre. Il sesso, l'alcool, le droghe. Non essere mai sola.
Potevano caricare tutto sul loro furgone e andarsene dove e quando volevano, i locali, i concerti, i festival. I matrimoni in cui dovevano suonare vestiti eleganti, le feste in cui li guardavano come se fossero delle divinità. Era stato un sogno, per mesi aveva viaggiato da una città all'altra convinta che quella di andarsene fosse stata la decisione più giusta di tutta la sua vita. Che quella era la strada da percorrere, la sua vita perfetta, cantare su un palcoscenico, suonare con una band, scrivere canzoni e scarabocchiare note sul pentagramma fino a notte fonda.
Appoggia gli spartiti accanto alla tastiera elettrica, le è costata cara ma assieme alle due chitarre e al basso sono gli oggetti del salotto a cui tiene di più. Poi c'è il pc con cui registra le canzoni e le melodie e il divano, decisamente un'altra spesa folle.
Ha deciso di arredare tutto come se fosse una casa in riva al mare. Quelle case magnifiche di Malibu che vedi nelle riviste patinate, tutto nei toni del sabbia, del blu e mille tonalità di azzurro. Si è detta perché aspettare una casa che probabilmente non avrò mai?
Stelle marine, conchiglie, legni schiariti dal sole, sassi modellati dal mare. Quando va in spiaggia raccoglie tutto quello che attira la sua attenzione e poi lo usa per arredare la sala che poi è l'unica stanza spaziosa di tutta la casa. Per il resto c'è un cucinotto allegro, un bagno e la sua camera, con un letto matrimoniale ricoperto di cuscini che ricordano i colori dell'oceano, dal verde acqua, all'azzurro, al turchese .
Questo è il suo spazio.
Qui ha ritrovato se stessa. E piano piano ha ritrovato anche la musica che aveva dentro di sé.
Ha fatto pace con i sensi di colpa che per mesi l'hanno tenuta sveglia la notte e anche se non si è perdonata per come ha trattato se stessa e la sua famiglia, e forse non si perdonerà mai, qui è riuscita a trovare un po' di pace e darsi una seconda possibilità.
E' casa. Finalmente.