Shiver || Michael Clifford

By accolasvoice

3.1M 165K 88.3K

«Respingo tutti quanti, non prenderla sul personale.» highest rank in fanfiction #1 More

cast
Prologue.
1. A New Beginning
2. Echo
3. Cookies
4. Little crush
5. Moe
6. Rain And Green Eyes
7. Melting
8. Innocent
9. Overthinking
10. Bravery
11. Confessions
12. Brothers
13. Battleships
14. Miss Marple
15. Challenge
16. Revenge
17. Affection
18. Nightmares
19. Madness
20. Sweatshirt
21. Awkward
22. Feelings
23. Let Me In
24. You
25. The First Time
26. Feel Again
27. Make Me Fall
28. The Last Time
29. Remember
30. Change My Mind
32. She Is The Sunlight
33. I Won't
34. You And Me
35. Tear Me In Two
36. Best Of Me
37. Sweet Despair
38. I Will Be
THANKS.
39. Broken
40. No More Lies
41. Demons
42. Wasted
43. Everything Has Changed
44. All About Us
45. Look After You
46. Sparks
47. Unbreakable
48. Holding On And Letting Go
49. Mine For A Night
50. Reason
51. Hush Hush
52. Can't Stop
53. This Love
54. Find My Way Back
55. Firefly
NON ODIATEMI
It All Ends.
Ringraziamenti
Characters Ask

31. Up

60K 2.9K 1.8K
By accolasvoice

You gotta hold on
Hold on to what you're feeling
That feeling is the best thing
The best thing, alright.

[Up - Olly Murs ft. Demi Lovato]

----------------

- Questa volta mi darai retta sulla cioccolata? - ridacchiai, sedendomi di fronte a mio fratello. La sera precedente mi aveva mandato un messaggio chiedendomi se fossi libera per fare colazione insieme, dato che era da più di una settimana che non ci vedevamo, e io avevo accettato immediatamente.

Così quella mattina, dopo essermi accertata che il maledetto tricheco che si era stabilito sul mio utero mi desse il permesso di muovermi e dopo aver salutato Michael, che aveva nuovamente dormito in camera mia, mi ero rimessa addosso la sua felpa, un paio di jeans e le mie fedeli Converse, ed avevo raggiunto Colton alla caffetteria, trovandolo intento a strofinare le mani nel tentativo di scaldarle.

- Non farmi ripensare a quella cosa che mi è toccato bere. - si esibì in un'espressione disgustata, facendomi ridere di nuovo.

- Ehi, non è colpa mia se non mi dai mai ascolto! - protestai, facendogli una smorfia.

- Pensavo che volessi farmi uno scherzo! - si difese lui, ridendo brevemente.

- L'ultima volta in cui ti ho fatto uno scherzo avrò avuto dieci anni, Col. - alzai un sopracciglio e piegai leggermente il capo verso destra.

- Lascia stare. - roteò gli occhi e agitò una mano per liquidare il discorso. - Come sta Beth, piuttosto? -

- Sta bene. Ha convinto il suo capo a lasciarla lavorare da casa per qualche giorno, così da poter passare un po' di tempo con me. - gli spiegai, poggiando la schiena sulla sedia e incrociando le braccia al petto. - Abbiamo guardato una quantità indicibile di film, abbiamo discusso di libri, mi ha chiesto di te e dell'università, e mi ha raccontato del suo appuntamento con Monroe. -

- Chi è Monroe? - domandò Colton, corrugando le sopracciglia.

- Oh, giusto, mi sono dimenticata di dirti che zia Beth ha una cotta da liceale per il mio prof di storia. - ridacchiai, scrutando l'espressione sorpresa di mio fratello. - Si sono conosciuti la prima volta in cui lei è venuta qui a trovarci e si sono dati appuntamento per prendere un caffè insieme. -

- E tu cosa ne pensi? -

- È strano, ma zia Beth è giovane e bella, e Monroe è un uomo affascinante e molto intelligente. - alzai le spalle e sporsi in fuori il labbro inferiore. - I loro bambini sarebbero belli e intelligenti. -

Scoppiammo entrambi in una risata, ma fummo presto interrotti dall'arrivo della cameriera; la stessa che aveva lasciato il suo numero a Luke qualche tempo prima, mi pareva di ricordare che si chiamasse Dakota. Prese le nostre ordinazioni, flirtando palesemente anche con mio fratello, e si allontanò sculettando.

- Sai quando tornerà Jenna? - domandò lui, per niente toccato dal comportamento della ragazza che se ne era appena andata.

- L'ho sentita ieri pomeriggio. - replicai, tralasciando il dettaglio che l'avessi fatto mentre ero nel letto con Michael, che continuava a giocare con i miei capelli per infastidirmi. - Credo che tornerà domani nel tardo pomeriggio. Tu non l'hai sentita? -

- Un paio di giorni fa, ma non aveva ancora deciso cosa fare. - alzò le spalle lui. - Magari la chiamerò stasera. -

- Fallo. - ridacchiai. - Ieri continuava a chiedermi perché non le avessi più scritto e se per caso avesse fatto qualcosa di sbagliato. -

- Oh, io... Cavolo, mi dispiace! No, lei è... Lei è perfetta e io... Oddio, sono un idiota! - iniziò a farneticare, prendendosi la testa tra le mani e spalancando gli occhi.

Non lo avevo mai visto comportarsi così per una ragazza. E ne aveva avute parecchie nei suoi ventun anni. Era chiaro che con Jenna ci fosse qualcosa di diverso: ci teneva davvero a lei e, per la prima volta nella sua vita, mio fratello poteva davvero pensare di costruirsi una relazione stabile con qualcuno, senza la costante preoccupazione di doversi trasferire che aveva caratterizzato praticamente tutta la nostra vita. Mio fratello poteva finalmente essere felice, e forse anche io.

- Non preoccuparti, non è arrabbiata con te. - lo rassicurai, rivolgendogli un caldo sorriso.

- Non lo è? - chiese, con voce da bambino, alzando il viso e lasciandomi specchiare nei suoi grandi occhi castani, così simili ai miei.

- No, le piaci troppo perché si arrabbi con te. - risi brevemente.

- Te... Te l'ha detto lei? - Potei chiaramente vedere le sue guance tingersi leggermente di rosso.

- No, ma è evidente, Col. Così come è evidente che anche a te lei piaccia parecchio. - dissi semplicemente, alzando le spalle.

- Si, lei mi piace davvero tanto. - ammise, arrossendo ulteriormente.

- Lo so. - annuii, senza abbandonare il mio sorriso.

Poi, prima che uno dei due potesse aggiungere qualcos'altro, la sculettante cameriera si ripresentò al nostro tavolo con ciò che le avevamo chiesto. Poggiò il cappuccino davanti a me con decisamente poca grazia, mentre si soffermò maggiormente per porgere la cioccolata calda a mio fratello, stendendo le braccia in modo da mettere in mostra il suo seno prosperoso. Poveretta, avrei davvero voluto dirle che si stava mettendo in ridicolo e basta, e che non sarebbe mai riuscita ad ottenere l'attenzione di mio fratello.

Quando se ne fu andata nuovamente, scocciata dal fatto che Colton non l'avesse guardata nemmeno una volta, entrambi restammo in silenzio per qualche secondo; poi mio fratello parlò, interrompendo il flusso dei miei pensieri.

- E tu invece che mi dici? - domandò, soffiando sulla sua cioccolata calda. - Jenna mi ha detto del tuo bacio con il quarterback. -

Dal suo tono non riuscii a comprendere se fosse turbato dalla notizia o felice che per una volta mi fossi lasciata andare. Ma trovavo ancora strano che lui mi chiedesse dei ragazzi con cui uscivo; non lo aveva mai fatto prima.

- Vedi, questa è la parte che mi piace meno del fatto che tu esca con la mia coinquilina. - risi nervosamente, evitando il suo sguardo.

- Tu non mi racconti mai nulla. - replicò con tono neutro, alzando le spalle. - E comunque non hai risposto alla mia domanda. -

- Non credo che lui mi piaccia davvero. - sospirai, mantenendo lo sguardo basso e aspettandomi un'altra delle sue ramanzine. - È un bravo ragazzo, dolce, simpatico, intelligente, ma... -

- Ma non è lui. - mi interruppe improvvisamente, lasciandomi perplessa e sbalordita allo stesso tempo.

- Lui chi? - chiesi, corrugando le sopracciglia. Speravo che non si stesse di nuovo riferendo a Luke: ero stufa di ripetergli che io e lui eravamo soltanto amici.

- Il ragazzo che ho conosciuto l'ultima volta in cui siamo venuti qui: Michael. - sentenziò, facendomi spalancare gli occhi per lo stupore.

- Di... di cosa stai parlando? - balbettai, sentendo un lungo brivido percorrermi la spina dorsale.

- Shiver, lo vedo come ti guarda, e come tu guardi lui. - sospirò, sporgendosi leggermente verso di me. - Lo lasci avvicinare a te più di quanto chiunque altro abbia il permesso di fare, non stacchi gli occhi da suoi quando gli parli, e poi... Gli hai preso la mano quel giorno a tavola, quando è arrivata quella strana ragazza, la coinquilina di Lux. Non se n'è accorto nessun altro, ma io ero proprio di fronte a te e l'ho visto. - proseguì, mettendo maggiore enfasi sulle ultime parole. - E scommetto anche che quella felpa è sua, non è vero? -

Rimasi in silenzio per un po', sbalordita dalla minuzia con cui era riuscito a cogliere i dettagli e a mettere tutto insieme per provare la sua teoria. Non aveva sbagliato di una virgola e la cosa mi spaventava, perché, fino a quel momento, ciò che era successo tra me e Michael era stato simile ad una piccola bolla isolata, lontana da tutto e tutti, un luogo sicuro in cui rifugiarmi quando tutto il resto diventava troppo, una bella fantasia. Ma ammettere ad alta voce, dicendolo ad un'altra persona (a mio fratello, per giunta), che io avevo davvero dei sentimenti per lo strano ragazzo con i capelli viola, avrebbe trasformato la fantasia in realtà. E io avevo paura.

- Shiver, - iniziò mio fratello, allungando un braccio per afferrare la mia mano, e, per una volta, non mi spostai. - Shiver, va bene. Io non so come o perché, ma lui... Lui ti fa bene. Erano anni che non ti vedevo così: tu ridi, parli con le persone, hai dei buoni amici, tu... Tu stai finalmente provando qualcosa. E io non so se sia soltanto merito suo o se sia un miracolo, ma qualunque cosa provi per quel ragazzo, tienitela stretta. -

- Lui non mi fa bene, Col, lui mi distruggerà. - sussurrai, distogliendo lo sguardo dal suo viso. - So che lo farà. -

- Magari ti farà soffrire, hai ragione, ma magari sarà la cosa migliore della tua vita. - insistette, cercando i miei occhi.

- Ma mi hai vista? Ma ci hai visti? - sbottai. - Siamo come due vetri rotti, e i vetri rotti non combaciano mai alla perfezione: sono pieni di minuscole crepe, è impossibile ripararli. Ed è ancora più impossibile che si riparino a vicenda. Due vetri rotti non sono e non saranno mai perfetti l'uno per l'altra. - conclusi, in tono duro.

- Quindi vivrai la tua intera vita così? Respingendo ogni persona che cerca di avvicinarsi a te soltanto perché hai sofferto in passato? - rise acidamente, lasciando andare la mia mano.

- No, Colton, respingo ogni persona che cerca di avvicinarsi perché ho paura di affezionarmi e di vederla andare via quando avrà realizzato quanto la mia vita sia un casino, quanto io sia un casino. - bisbigliai, sentendo i miei occhi riempirsi di lacrime. - Perché, ammettiamolo, è esattamente ciò che sono. Lo so io, lo sai tu, lo sapevano mamma e papà, e non ci vorrà molto prima che lo scoprano anche gli altri, prima che lo scopra anche lui. - un piccolo singhiozzo sfuggì dalle mie labbra, mentre un'unica lacrima scendeva sulla mia guancia.

Lo sentii sospirare, poi si alzò e venne a sedersi accanto a me, facendomi poggiare la testa sul suo petto e accarezzandomi delicatamente la schiena. - Nessuno di noi ha mai pensato o mai penserà che tu sia un casino, Shiver; sei soltanto diversa, diversa in modo buono: sei sempre lì per tutti quanti e non chiedi mai nulla in cambio, sei silenziosa, ma cogli i particolari che caratterizzano ogni persona e ogni situazione, e le persone si affezionano a te anche se non vorresti che lo facessero. - sussurrò, stringendomi più forte. - Tu cerchi di tenere lontane le persone perché credi di non essere abbastanza per meritare il loro affetto, credi di non avere amore da dare e di non essere degna di riceverne, credi che se ti mostrassi debole, se ammettessi di avere paura o di provare un sentimento per qualcuno, le persone ti abbandonerebbero. - continuò, facendo si che altre lacrime sgorgassero sul mio viso. - Ma tu sei così piena... Piena di vita, di creatività, di bontà, di umiltà e di amore, da donare. Hai così tanto amore dentro di te, ma tu non lo vedi, e credi di non poterlo provare, non è così? Shiver, vorrei che ti rendessi conto di quanto ti sbagli; perché il giorno in cui tu amerai qualcuno, sarà il sentimento più bello, puro e sincero che l'intero universo abbia mai avuto l'onore di vedere. -

Ormai le nostre bevande dovevano essersi del tutto raffreddate, ma a nessuno dei due sembrava importare. Era la prima volta in cui lasciavo che mio fratello vedesse quel lato di me; il lato umano, quello in grado di provare sentimenti e mostrarli. Aveva ragione: stavo cambiando; potevo sentirlo dentro di me e sapevo che non avrei potuto negarlo.

Era spaventoso quanto fosse riuscito a leggermi, a comprendere ogni pensiero più recondito della mia mente. Sapeva sempre cosa provavo e sapeva anche cosa dirmi e come farlo, toccava i tasti giusti e mi faceva mettere in dubbio ogni mia convinzione. Io non avrei mai potuto vivere senza Colton.

- Dagli una possibilità. Datti una possibilità. - sussurrò, abbassandosi e rivolgendomi un piccolo, ma caldo sorriso. - E se per caso ti facesse soffrire, dovrà vedersela con me. -

- Probabilmente ti farebbe un occhio nero. - risi, asciugandomi gli occhi con le maniche della felpa.

- Probabilmente anche tutti e due. - rise a sua volta. - Ma lo farei comunque, per la mia sorellina. -

- Ti voglio bene, Col. - sentenziai, dopo qualche attimo di silenzio, in tono totalmente serio. Era forse la prima volta in vita mia in cui glielo dicevo seriamente.

- Ti voglio bene anche io, Pulce. - replicò, lasciandomi un leggero bacio sulla testa. - E promettimi che penserai a quello che ti ho detto. -

Io annuii, ma dopo ciò che aveva detto, non avevo più nulla a cui pensare: avrei provato a lasciarmi andare, a vivere la mia vita, a provare ogni sentimento che fino a quel momento avevo represso; compreso l'amore.

Avrei dato una possibilità a Michael. Avrei dato una possibilità a me stessa. Avrei dato una possibilità a noi due.

---------------------

LUKE.

Mi ero alzato alle sette e mezza quella mattina. Cosa alquanto strana, dato che, se non avevo lezione, di solito non mettevo un piede fuori dal letto prima delle undici passate. Ma quel giorno, il treno di Claire sarebbe arrivato a Stirling alle nove e io volevo essere in stazione ad aspettarla.

Avevo visto un paio di film d'amore come aveva detto lei ed ero quasi sicuro che sarei riuscito a conquistarla senza troppi problemi e in tempi anche abbastanza brevi. In fondo, ero pur sempre un ragazzo affascinante, e con i giusti metodi, sarebbe stata una passeggiata.

Rimasi sul binario ad aspettare per almeno un quarto d'ora, ma alla fine il maledetto treno arrivò e, non appena vidi comparire il suo ormai familiare cappello multicolor, mi alzai dalla panchina sulla quale ero seduto e le andai incontro con un sorriso ammaliante stampato sul viso.

- Luke, ehi, che ci fai qui? - domandò, rivolgendomi a sua volta uno splendido sorriso. - E... perché hai delle carote in mano? - ridacchiò, corrugando le sopracciglia.

- Sono venuto a prenderti! - annunciai, con voce estasiata. - E le carote sono per te. - Sporsi il braccio verso di lei, in modo che potesse prenderle.

- Uhm, grazie... credo. - sorrise ancora, mantenendo la sua espressione confusa, ma afferrandole comunque.

- Non è così che funziona? In quel film con Ashton Kutcher, o come diavolo si chiama, lui regala le carote alla ragazza e lei accetta di uscirci insieme. - borbottai, grattandomi la nuca.

Lei scoppiò in una fragorosa risata, facendo anche uno strano rumore con il naso, qualche volta. - Hai visto "Amici, amanti e...", non è vero? -

La osservai, con espressione sempre più perplessa. - Si, mi pare fosse quello il titolo. Mi hai detto tu di guardare dei film d'amore! -

- Si, ma quei due all'inizio non erano una vera coppia e lui le ha regalato le carote solo per farle uno scherzo. - continuò a ridere. - Solitamente dovresti regalare dei fiori ad una ragazza, non degli ortaggi. -

- Quindi non ti piacciono. - mi imbronciai. Mi ero impegnato perchè volevo che tutto fosse perfetto e invece, avevo fatto una stupidaggine come sempre.

- Luke, non importa, conta il pensiero. - mi rassicurò, smettendo di ridere e avvicinandosi per stringermi in un inaspettato abbraccio. - Sono davvero felice che tu sia venuto a prendermi in stazione e abbia tentato di farmi un regalo. -

- Quindi sono stato bravo? - domandai, illuminandomi nuovamente e ricambiando il suo abbraccio.

- Sei stato bravo. - rise leggermente, staccandosi da me. - Ora andiamo, e nel tragitto vediamo se riusciamo a trovare un negozio di arredamento. -

- Un negozio di arredamento? - ripetei confuso, afferrando la valigia ai suoi piedi e dirigendomi verso il parcheggio in cui avevo l'auto.

- Devo comprare un vaso per metterci le carote. - sentenziò, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

- Claire, non sei obbligata a farlo. - scossi la testa, aprendo la macchina e caricando la valigia nel bagagliaio.

- Voglio farlo. È il primo regalo che mi fai e voglio metterlo bene in mostra. - sorrise lei. - E, per la cronaca, avrei accettato di uscire con te anche se mi avessi regalato una cipolla. - aggiunse, con una breve risata.

Mi illuminai per un secondo, rincuorato dalle sue parole, ma poi misi su un finto broncio. - La tua coinquilina penserà che io sia strano. - brontolai, sedendomi al posto di guida e attendendo che lei mi raggiungesse nel veicolo.

- Quello lo pensa sin dal giorno in cui sei piombato davanti alla nostra porta chiedendomi di farti innamorare di me. - rise ancora, mettendo in mostra due adorabili fossette che prima non avevo notato.

- Beh, ero entusiasta della mia idea! - cercai di difendermi, ridendo brevemente a mia volta. - E lo sono ancora. -

- Allora cerca di non incasinare tutto. - asserì, tornando seria e alzando le spalle.

- Ci proverò, ci proverò davvero con tutto me stesso. - le sorrisi, lanciandole un'occhiata di traverso.

- Potrei davvero innamorarmi di te, Luke Hemmings. - sussurrò, mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé e arrossendo leggermente.

- E io potrei davvero innamorarmi di te, Claire Montgomery. - replicai, prendendo la sua mano nella mia.

I'm gonna place my bet on us
I know this love is heading in the same direction
That's up.

------------------

Per prima cosa, SE VOLETE SAPERE QUALCOSA IN PIÙ SU SHIVER E SU DI ME, PASSATE SUL PROFILO DELLA DOLCISSIMA eleohemmings Mi ha fatto un'intervista e io sono emozionantissima al pensiero che voi la leggiate. Ci tengo molto e lei è una persona molto simpatica, mi sono divertita a rispondere alle sue domande (: (la trovate nelle mie liste di lettura)

Ora passiamo a parlare di questo capitolo. All'inizio era molto serio, con Shiver e Colton immersi in discorsi sui sentimenti... poi è arrivato Luke con le sue carote. Io amo quel personaggio e adoro i Laire (come voi li avete soprannominati), anche se la maggior parte dei lettori ancora vuole uccidermi per aver distrutto il loro ship preferito: i Juke. Gente, non disperate, continueranno ad essere gli stessi e ci regaleranno ancora molte risate.

Come sempre, spero che il capitolo vi sia piaciuto e attendo con ansia le vostre opinioni e le vostre teorie. Ovviamente anche riguardanti l'intervista: sentitevi libere di farmi qualunque tipo di domanda, mi piace un sacco parlare con voi, di qualunque cosa.

Love you all,
accolasvoice.

Continue Reading

You'll Also Like

2.1M 12.6K 4
~In revisione ~ Maëlys Hart non è quel genere di ragazza a cui piace farsi trascinare dalla corrente, dalle persone, eccetto che per sua sorella, Abi...
170K 6.9K 67
«"Dimmi che non è un addio", così lontana ma anche così vicina» ⇨♥ «Lo sapevo che non te sarebbe andata bene, non sei il tipo de persona che da secon...
65.2K 3K 32
Due cuori spezzati si incontrano e familiarizzano tra di loro. È possibile unire le parti rotte per formare un nuovo amore, pronto a risanare tutto i...
71.3K 2.3K 65
perché ho gli occhi molto più cechi del cuore e non sono mai riuscita a vederci amore... rebecca chiesa, sorella di federico chiesa, affronta la sua...