2) ALDABERON

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Quanta nostalgia provava allora Aldaberon, quando si passava la mano sul volto per asciugarselo dall'acqua non salata della foresta, desiderando di essere lontano da lì, magari ad affrontare i cavalloni di una tempesta con i suoi amici del cuore, Fredrik e Thorball.

Invece, a malincuore, doveva continuare a camminare tra quegli alberi slanciati e giganteschi. Alberi, alberi e ancora alberi, la monotonia si susseguiva all'infinito. Enormi radici contorte e rampicanti gli intralciavano la via quando capitava accanto a uno dei rari giganti caduti, ma succedeva così di rado che quasi era un piacere trovare qualcosa di differente sul proprio cammino.

Ormai era in viaggio da più di due lune ed era partito dal suo villaggio sul finire dell'estate, nel giorno in cui la notte era lunga quanto il dì. Aveva tenuto sempre la medesima direzione. Andava a Sud, sempre a Sud, perché aveva un appuntamento con il destino che lo attendeva da qualche parte e lui andava dove era più probabile incontrarlo. A Sud, prima di poter, forse un giorno, fare ritorno con il suo vero nome.

Fino al momento della sua partenza, tra la sua gente era conosciuto con il nome di Aldaberon. Con quello era venuto al mondo ed era cresciuto passando dall'infanzia all'adolescenza, fino a quando non seppe che era un Sanzara, un Prendi nome.

Uno di quei pochi Vareghi destinati a girovagare alla ricerca dell'Inevitabile, lontano da tutto e da tutti.

Ormai la sua esistenza contava già ventun inverni, era nato all'inizio di un'estate fresca e pescosa e da neonato venne accolto nella Casa delle Farfalle, discendente da Jarre la Farfalla, dalle scapole sporgenti da sembrare delle ali. Tutti sapevano fin dal suo arrivo che era un figlio della foresta. Era il primo figlio di suo padre, Alfons delle Farfalle.

A pochi giorni dal suo arrivo al villaggio nacquero Fredrik della Casa dei Nasoni, discendente da Erk, e Thorball della Casa delle Pigne, discendente da Poter la Pigna dal ventre prominente. Diventarono subito compagni di giochi perché quell'estate non nacque nessuno altro bambino, e nemmeno nell'autunno, nell'inverno e nella primavera successiva nel loro villaggio. Era un evento raro, ma non eccezionale, era già successo in passato, gli raccontò sua madre, la dolce Lilith della Foresta, dai capelli biondi e dalle mani fredde. Un evento deciso dagli antenati, gli disse un giorno, a cui tutti avrebbero dovuto assoggettarsi per il bene della comunità. E lui l'ascoltò, affascinato dalla dolcezza della sua voce, ma non la capì quando glielo disse. Altre cose gli interessavano, allora.

I tre bambini crebbero quindi insieme e diventarono inseparabili, come era logico che fosse. Per molti anni tutti gli abitanti del villaggio dell'Arcobaleno, così si chiamava il loro villaggio, dove vedevano uno dei tre sapevano che nelle vicinanze c'erano anche gli altri due.

Divennero inseparabili in tutto, sempre, anche se non si assomigliavano in nulla, l'uno con l'altro.

Fredrik era più alto degli altri due di almeno una spanna, allampanato di fisico e con il grosso nasone della sua famiglia perennemente con la goccia che pendeva dalle narici, sia d'estate che d'inverno.

Parlava poco, pensava di meno e si stupiva di tutto.

Thorball invece era rotondo in ogni suo arto. Aveva gambe corte e braccia che si muovevano veloci per spostare il corpo ovale dal collo alla vita.

Parlava molto, pensava veloce e si stupiva di tutto.

Lui, invece, Aldaberon delle Farfalle, non assomigliava agli altri componenti della sua casa. Aveva preso tutto dalla madre. Era biondo come lei, di lunghi capelli fini che portava raccolti in una coda ondeggiante sulla schiena, occhi grigi, di belle proporzioni e scapole normali. Dal padre, Alfons delle Farfalle, uomo, Varego, guerriero e fabbro dalle doti eccezionali, sembrava non aver preso nulla. Perlomeno fino alla pubertà, allorquando iniziarono a spuntargli peli in tutto il corpo. Specialmente sul petto e la schiena, proprio come Alfons.

LA MASCHERA E LO SPECCHIO-Prima ParteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora