8b) IL MATRIMONIO

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Quelle che seguirono, furono settimane penose e tremende. Una gara tra la vita e la morte che alla fine i Vareghi vinsero ancora una volta, anche se il prezzo che pagarono fu pesantissimo per tutte le Case.

Non potendo seppellire i morti dovettero lasciarli fuori di casa e quando tutti i cadaveri in attesa di una più degna sepoltura spuntarono dalla neve, la conta finale fu impietosa.

Trentadue persone, tra uomini, donne e bambini erano deceduti per il freddo e gli stenti.

Di tutti i neonati dell'anno precedente solamente due poterono diventare Compagni di Disgelo. Gli altri tornarono nel ciclo della Vita ancor prima di poter vivere. Non ci fu casa che non fosse stata decimata e i sopravvissuti, smagriti e tetri, appena poterono uscirono barcollando alla ricerca di cibo. Solo la gran voglia di vivere ancora li sosteneva.

Per tutto quel tempo, e finché le condizioni della neve glielo permisero, Vandea e Aldaberon continuarono a incontrarsi nel loro rifugio sotterraneo. Quando erano insieme si sforzavano di lasciare lontani i problemi e le scarse notizie che arrivavano dalle altre case. Nonostante tutto provavano a essere felici, ma dentro di loro cresceva lo sgomento.

Come tutti sapevano che le loro vite erano in pericolo se non arrivava presto la primavera. Come tutti nel villaggio avevano lo stomaco vuoto e la fame era una cattiva consigliera e una pessima compagna della felicità.

Quando giunse la notizia che i tetti non erano più coperti dalla neve gioirono, ma Aldaberon non si unì ai volontari che partirono alla ricerca di cibo, perché nessuno glielo chiese, così rimase con Vandea.

Quando la seconda spedizione fece ritorno con il cibo, gioirono ancora insieme e insieme condivisero nel loro nascondiglio il pezzo di carne cruda della foca macellata.

La vita c'era ancora e loro ne erano la prova vivente.

Smisero però di gioire quando i cadaveri spuntarono dalla neve ormai bassa e fradicia, tanto da non rendere più sicuro l'incontrarsi di nascosto attraverso i cunicoli. Quando se ne resero conto, si salutarono un'ultima volta davanti all'ingresso del loro nascondiglio e si allontanarono ognuno per la propria direzione. Il loro gioco era giunto al termine.

Per quanto potesse sembrare impossibile, l'immensa quantità di neve che li protesse per tutto quel tempo si sciolse scorrendo via e trovò la strada verso il mare. I danni furono ingenti.

Le case e le navi tirate a secco all'inizio dell'inverno, avevano tutte bisogno di essere riparate. Gli uomini si misero subito al lavoro, i carpentieri ripristinarono le coperture danneggiate dalla neve e fabbri e falegnami si misero all'opera lungo le fiancate. Le donne raccoglievano alghe e ne facevano zuppe calde, i cacciatori partivano incessantemente alla ricerca di carne fresca e i pescatori pescavano. Dovevano pensare sopratutto alla vita di chi rimaneva.

Poi un mattino, al sorgere del sole i morti vennero cremati su di una unica grande pira in riva al mare, davanti al villaggio. Intervennero tutti, compresi Neko e Aldaberon. Per l'occasione uomini e donne indossarono i loro indumenti più elaborati e colorati. Tutti i colori dell'arcobaleno erano su quella spiaggia, solo il bianco ne era bandito.

I colori erano la bella stagione e la vita, il bianco il freddo inverno e la morte.

In quell'occasione Aldaberon poté vedere Alfons. Era dall'inizio dell'inverno che non ne sapeva più nulla. Il padre si teneva dall'altra parte del grande fuoco, un poco in disparte dalla gente della Casa delle Farfalle. Aldaberon fu felice di vedere che sembrava abbastanza in salute e meno trasandato del solito. Per tutto il tempo della cerimonia non si scambiarono nemmeno un cenno e quando terminò se ne andarono per strade diverse.

LA MASCHERA E LO SPECCHIO-Prima ParteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora