9a) LA RAGAZZA DI VINLAND

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Estasiato corse verso la casa del Sanzara. Vi entrò cercando di non fare troppo rumore. Dentro vi era una debole luce rossastra, tutto ciò che restava delle braci del focolare che andava spegnendosi. Neko era sul suo giaciglio e russava sommessamente. Senza nemmeno spogliarsi si posò sul letto e si addormentò felice, con le parole di Vandea ancora presenti sulle labbra. Quello che restava della notte passò in un baleno e ben prima dell'alba fu Neko a svegliarlo. Era già pronto per andare.

La vestizione fu cosa lunga e laboriosa, ogni pezzo venne fissato con cura, provato nei movimenti e negli affondi. Era ancora buio, ma dal di fuori giungevano i latrati festosi dei cani che sentivano il villaggio animarsi: gli altri erano già in movimento, era ora di andare. Aldaberon prese una torcia che era stata preparata la sera prima dal maestro e l'accese prima di uscire.

Neko prese lo scudo e lo spadone e l'accompagnò verso la spiaggia, attraversando lo spiazzo del villaggio. Dalle case ogni tanto si vedevano uscire le fiamme ondeggianti di altre torce che confluivano verso la spiaggia. Un tintinnare metallico accompagnava i loro movimenti nell'aria. Brusii e saluti bisbigliati, quando passavano accanto a qualcuno. Non si dovevano svegliare gli spiriti della notte, portava male prima di una scorreria. Quando poi chi aveva salutato si accorgeva che sotto l'elmo e l'armatura si trovava lui, il Sanzara, si toccava il naso e si allontanava in fretta. I Vareghi erano molto superstiziosi, come tutta la gente di mare. Non si dovevano sfidare gli spiriti prima di una partenza. Portava male.

Neko lo spinse a non fermarsi. L'aveva avvisato che all'inizio sarebbero successe queste cose, le conosceva, le aveva vissute anche lui, ma lo rassicurò.

"Non temere" gli disse "Una volta a bordo tutto sarebbe stato diverso".

Aldaberon fece del suo meglio per credergli, anche se sentiva una morsa crescergli all'altezza dello stomaco man mano che si avvicinavano alla lunga ed elegante figura della nave che già si muoveva mollemente a poca distanza del bagnasciuga. Sulla riva era tutto un via vai ordinato di guerrieri e di parenti venuti per la partenza. Pochi e veloci saluti con il Gangi e poi via verso la nave, bagnandosi fino ai polpacci nell'acqua e nella schiuma. Salirci con la cotta e tutta l'armatura fu meno semplice di come se l'aspettava. Si sentiva pesante e goffo in quel momento. Una volta sopra prese scudo e spada dalle mani di Neko, rimasto nell'acqua a guardarlo. Il maestro gli fece un sorriso rassicurante e gli posò una mano sulla sua prima di tornare a riva.

Lo guardò allontanarsi e si accorse di avere paura. Scrutò attorno a sé e pensò che non aveva ancora visto Fredrik e Thorball.

Si guardò attorno per cercarli e vide Alfons a prua che dava ordini a quelli che arrivavano. Sapere che c'era lo fece tranquillizzare un poco. Dopo non molto vide due figure muoversi veloci sulla spiaggia. Non ci mise molto a riconoscere la figura allampanata di Fredrik e quella tondeggiante di Thorball. Correvano sferragliando. Erano in ritardo. Dietro di loro venivano i parenti, anch'essi di corsa. Sarebbe stato un grande disonore salire per ultimi.

Vederli arrivare lo fece sentire meglio. Almeno non era solo. Tirò un sospiro di sollievo, in attesa che arrivassero. Ormai l'equipaggio era quasi al completo, alle sue spalle sentiva un vociare sommesso e un tintinnare di armi posate accanto gli scalmi. Ogni tanto udiva lo scatto degli scudi che venivano appesi alla fiancata. Mentre assisteva divertito alla scena di Fredrik e Thorball che si gettavano verso la nave sollevando alti spruzzi d'acqua con indosso le loro armature nuove di zecca, vide che sulla riva c'erano ancora i quattro giovani che partivano per la loro prima scorreria. Erano accompagnati dai padri e dai parenti più prossimi. Ogni famiglia fingeva di non vedere le altre accanto. In ogni famiglia i parenti fingevano di non vedere ciò che passava in quel momento tra padre e figlio. Tutti erano voltati altrove, a eccezione di lui. Tutto come sempre, tutto sempre uguale. Improvvisamente si vergognò di aver rubato quella loro intimità e si voltò, andandosi a cercare un posto a sedere. Adesso si ricordava cosa aveva provato quando si trovava al posto di quei ragazzini: paura, proprio come adesso.

LA MASCHERA E LO SPECCHIO-Prima ParteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora