17b) LA MERLA

251 63 233
                                    

Poi un mattino, all'improvviso, dall'esterno arrivò fin nella stanza il canto di un uccello.

Era delicato e fresco e il sentirlo rallegrò Wal. Flot e Radice invece si guardarono per un momento e Wal si sentì escluso da quello sguardo. Lui non ne faceva parte.

Senza perdere tempo Flot andò a prendere il pastrano che aveva lasciato appeso accanto alla porta. Lo indossò in fretta e uscì senza dire una parola.

Sorpreso e stupito, Wal domandò a Radice cosa fosse successo, perché Flot si fosse allontanato in quel modo, e il giovane gli disse:

"La Merla chiama, il nostro Padre ha bisogno di noi".

Non aggiunse altro.

Passò una settimana intera prima che Flot tornasse a farsi rivedere. Sembrava sparito dopo aver udito il canto di quel uccello e a nulla valse domandare a Radice, le sue risposte rimasero sempre brevi e vaghe.

Ogni tanto dalla porta si udiva entrare il canto del volatile, che sostava per qualche tempo nei pressi della stanza di Wal prima di spiccare il volo per andare a fermarsi altrove. Vicino o lontano che fosse, si udiva il suo messaggio portato ovunque, ripetuto per tutto il giorno fino al calar delle tenebre.

Ben presto alla sua voce solitaria si aggiunsero altri canti uguali e l'aria del villaggio si riempì di cinguettii e canti in movimento da albero ad albero. L'arrivo della Merla sembrò aver svegliato la vita sonnecchiante del villaggio. Pareva che una gran massa di gente si fosse raccolta tutta insieme e il brusio che provocava arrivava fino a Wal, crescendo di giorno in giorno. Fino a quando, una mattina presto, una gran voce chiamò tutti a raccolta e il brusio cessò. Solo gli uccelli seguitarono nel loro canto di gioia.

Stava albeggiando in quel momento e lui dormiva ancora. Quando sentì quella voce, una stretta al cuore lo fece sobbalzare dal letto. Avrebbe giurato che fosse Flot, ma era confuso. Una paura improvvisa lo assalì. Si risvegliò ansimante, sudato, impreparato a quel nuovo attacco di panico. Immediatamente si voltò a cercare Radice e vide che si era svegliato anche lui.

"Cosa succede?" gli domandò trafelato.

"Partono" gli rispose "Vanno a onorare la Merla".

Poi, quasi che si fosse reso conto dell'angoscia che stava attanagliando l'amico, aggiunse:

"È una cosa del mio popolo. Non puoi capire, al momento. Cerca di calmarti, ora. Per te ho in serbo una sorpresa. Vedrai".

Per nulla tranquillizzato, Wal lo vide uscire dalla stanza senza mettersi il pastrano. Ritornò poco dopo, intirizzito. Doveva fare molto freddo fuori. In mano portava il necessario per la rasatura e una bacinella piena d'acqua calda. Aveva anche un sacchetto dal quale ogni tanto cadeva una polverina gialla finissima e alcune pezze di stoffa gettate sulla spalla.

Incuriosito Wal fece per domandargli cosa volesse fare, ma un gesto dell'altro gli fece comprendere di avere ancora un po' di pazienza.

Gli porse il necessario per radersi, poi dispose le pezze di stoffa in terra, sotto e intorno alla bacinella d'acqua fumante. Mentre l'altro si radeva, lui prese a pettinargli i capelli. E quando Wal ebbe finito glieli lavò accuratamente, a lungo, aggiungendo ogni tanto un pizzico di polvere gialla che prendeva dal sacchetto. Poco alla volta i suoi capelli già chiari presero il colore della polvere. Radice li massaggiò a lungo, soffermandosi sulle radici che dopo non molto presero a dare prurito a Wal. Quando li risciacquò, quasi tutto il colore andò via assieme alla polvere, ma non così il prurito alla cute. Era insopportabile, Wal si grattava di continuo.

LA MASCHERA E LO SPECCHIO-Prima ParteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora