7b) INCONTRARSI

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Era passata da poco l'ora centrale del giorno, quella che segnava l'inizio del pasto. Nel villaggio non c'era nessuno, a eccezione di pochi malati e anziani troppo avanti negli anni per potersi ancora muovere dalle case.

Chi in mare a pescare, chi a caccia, chi nei campi coltivati sulla scogliera, tutti erano al lavoro. Anche i bambini erano lontani.

Lo spiazzo davanti alla casa del Sanzara era immerso nel silenzio, solo in lontananza si sentiva il rumore della risacca del mare. Qualche cane ogni tanto abbaiava senza motivo, forse solo per interrompere il silenzio o per chiamare i suoi simili, che da lontano gli rispondevano stanchi.

Aldaberon si trovava solo sotto la veranda a fare i suoi esercizi, perché quella mattina Neko si era allontanato. Aveva detto al ragazzo che sarebbe andato nella foresta dietro la scogliera e che sarebbe ritornato prima del buio.

La primavera avanzava veloce. Sugli alberi le prime gemme si aprivano al sole e alla luce, i primi fiori facevano capolino nei brevi tratti erbosi tra una capanna e l'altra. Dappertutto si sentiva la vita scorrere, la linfa riprendeva il suo ciclo e così succedeva alle persone, che volevano togliersi di dosso il pesante inverno appena terminato.

Le case erano state accuratamente pulite e arieggiate; i rifiuti accumulati nei lunghi mesi di inattività forzata portati via e bruciati; i pesanti indumenti invernali affumicati e spidocchiati a fondo, pronti per essere utilizzati ancora nella prossima stagione fredda che distava pochi mesi appena, ma che ora sembrava lontanissima.

La vita riprendeva nella gioia, nei sorrisi della gente, nella voglia che assaliva i giovani maschi nel vedere i corpi delle loro compagne spuntare da sotto le pesanti pellicce. Faceva capolino nei sorrisi maliziosi che le ragazze lanciavano ai loro coetanei, vedendoli finalmente lavati e puliti. La puzza che si accumulava nelle case, nelle persone e nei vestiti veniva sostituita da fresche arie e venti tiepidi. Le donne tornavano a profumare di buono e i maschi si ungevano di olio al sole  i muscoli. Ovunque si sentiva la voglia di vita spingere sotto la pelle.

L'anziano maestro non spiegò all'allievo il motivo del suo allontanarsi così improvviso, ma questi dubitò che si trattasse di qualcosa che avesse a che fare con la sua sposa. Nonostante l'età, da qualche giorno il Gangi era irrequieto e si aggirava nei pressi della capanna come un cane che avesse annusato nell'aria una femmina in calore. Si salutarono appena alla mattina e lo guardò andare via con un poco di invidia, lui che invece doveva restare a esercitarsi.

Anche al suo giovane corpo mancava la compagnia di una ragazza accanto. Dopo quella volta con Vandea nella foresta non aveva più avuto contatti con nessuna altra donna del villaggio, però aver rivisto la ragazza così all'improvviso gli aveva fatto sobbalzare il cuore e risvegliato in lui desideri che credeva soffocati per sempre nel dolore.

Sapeva che Vandea doveva essere sopra la scogliera a lavorare con le altre donne. Come loro adesso doveva essersi fermata per mangiare e forse anche lei sentiva nell'aria la primavera che scaldava i cuori e il sangue.

Forse si era appartata con qualcuno nella foresta, proprio come aveva fatto un tempo con lui. Anche il solo pensarlo gli provocò una dolorosa fitta alla stomaco.

Improvvisamente si sentì geloso e se ne vergognò subito dopo. La gelosia era bandita tra la sua gente; era un sentimento poco apprezzato tra i Vareghi perché complicava enormemente la convivenza nelle case e nel villaggio.

Si sforzò a pensare ad altro, di distogliere il pensiero da quel sentimento così assurdo e pericoloso. Ma per quanto tentasse di respingere i pensieri di lei avvolta tra le gambe di un altro, ogni tentativo restò vano. Ritornava appena pareva svanito.

LA MASCHERA E LO SPECCHIO-Prima ParteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora