Capitolo 35

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Strinsi saldamente la mano destra intorno all'impugnatura della spada, mentre osservavo attentamente Enea, con la solita medaglietta che rifletteva la luce del sole che batteva sulla terra leggermente smossa della radura in cui ci trovavamo.

Avevo deciso di rimanere ancora un po' al campo prima di ripartire alla volta della Grecia, e nel mentre Enea si era offerto di aiutarmi con gli allenamenti.

"Non so cosa ti abbiano insegnato al campo mezzosangue-iniziò lui incominciando a camminare verso il polo opposto dello spiazzo- però qui noi lavoriamo principalmente sui poteri"

"da quel punto di vista c'è poco da fare-risposi io- a parte qualche venticello non sono capace di fare molto"

"ci hai mai veramente provato?" chiese facendosi comparire in mano il pugnale.

Scossi la testa, e lo vidi sorridere.

"Ogni semidio ha in se una buona parte di potere divino, la prima cosa che insegniamo ai novizi è appunto trovare quali sono, questi poteri" spiegò sedendosi per terra, incrociando le gambe.

Lo vidi chiudere gli occhi, e per qualche momento la radura cadette nella più totale calma, finché non sentì una piccola pressione sulla spalla. Mi girai a guardare, trovandomi Enea alla spalle, che mi sorrideva. Aggrottai le sopraccia, voltandomi nuovamente a controllare che fine avesse fatto il ragazzo, trovandolo però ancora seduto a terra, con gli occhi chiusi.

"così sorpresa?" chiese una terza voce, mi girai verso il limitare della radura, osservando di nuovo il ragazzo che mi osservava, appoggiato ad un albero.

Incominciai a girare lentamente in tondo, osservando i tre ragazzi, apparente identici, che si trovavano ai tre poli opposti della radura. Mi avvicinai alla versione del ragazzo che si trovava alle mie spalle, e cercai di sfiorare con i polpastrelli il suo avambraccio, trovandomi sono in mano un ammasso di aria fumosa. Alzai lo sguardo sul viso del ragazzo, non trovando però nulla. Mi girai un'altra volta, alla ricerca di ulteriori copie, però a quanto pareva l'unica era ormai quella originale, che aprì gli occhi e si alzò lentamente.

"Sono progenie di Ecate-disse contraendo leggermente la faccia in una smorfia- è la dea degli incanti, della stregoneria, e della triplicità" concluse spolverandosi con i palmi delle mani il retro dei pantaloni.

"Quindi anche io sarei capace di cose del genere?" chiesi alzando le sopracciglia.

"Su questo non ti saprei dire, tuo padre è Zeus giusto?"

Annuii vigorosamente, curiosa di sapere di cosa sarei stata capace io.

Per qualche secondo Enea rimase in silenzio, pensieroso, per poi alzare lo sguardo nuovamente su di me.

"quindi non sai fare proprio nulla?" chiese storcendo le labbra e alzando il sopracciglio.

Abbassai lo sguardo leggermente delusa, scuotendo la testa.

"vabbè, c'era da aspettarselo" concluse dirigendosi verso il limitare della radura

"di cosa stai parlando?" chiesi accigliata.

"beh...-esitò un attimo-si vede"

"non ti sto seguendo..in che senso si vede?"

"si vede che non sei capace di molto, mi sono sorpreso molto la prima volta che hai estratto la spada, chi mai sarebbe così stupido da darti un'arma in mano?" disse ridendo

Sentì le guance riscaldarsi, e strinsi i pugni, sentendo la rabbia salire lungo lo stomaco.

"tu..-dissi sibilando- sei così..così.."

DAUGHTER OF ZEUSWhere stories live. Discover now