Capitolo 33

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Attraversai la stanza guardandomi intorno inquieta, per poi prendere posto accanto a Leo, che precedentemente si era seduto sul bordo del letto a sinistra della stanza.

Osservai gli sguardi di tutti, alcuni, come Jason e Percy, avevano lo sguardo rivolto verso di me, mentre altri, come Hazel e Leo, fissavano il pavimento imbarazzati, Annabeth, invece, osservava intensamente la cartina aperta sul pavimento.

"..quindi..."  suggerii un inizio di conversazione muovendomi inquieta.

"Beh...è un po' complicato.." iniziò Annabeth, che però venne immediatamente interrotta da Percy, che con tono apatico esordì

"Chirone ci ha contattati-alzai le sopracciglia stupita, ma questo non sembrò distrarlo dal suo discorso- al campo ci sono dei problemi"
Sembrò voler continuare, ma lo interruppi a mia volta confusa "che genere di problemi?"

"Le barriere del campo sembrano star iniziando ad indebolirsi,  sempre più spesso piove, e la spiaggia è ormai completamente scomparsa a causa di continue inondazioni,
Chirone vorrebbe che almeno una parte di noi tornasse, pensa possa accadere qualcosa di grave a breve" concluse abbassando lo sguardo.

"T-tornare?- balbettai confusa- come potremmo tornare dopo tutta la strada che abbiamo fatto, a questo Chirone non ci ha pensato? Siamo partiti con una missione e dovremmo abbandonare così?"

"È questo che cercava di dirti Percy- spiego Annabeth continuando a fissare la cartina- non tutti torniamo indietro"

Mi voltai a guardare tutti i ragazzi presenti in stanza, e capì che si riferivano a me

"V-vorreste che andassi avanti da sola?" chiesi incredula.

In quel momento mi sentì davvero sola, riuscivo a percepire come fra me e il resto del gruppo non si fosse formato alcun legame, o almeno non uno talmente forte da potermi venire in contro in una situazione simile.

Rimasi in silenzio per qualche secondo, indecisa sul da farsi.

Sentivo addosso la pressione degli sguardi di tutti, tranne quello di Leo, che rimaneva puntato sul pavimento.

Non riuscì veramente più a rimanere in quella stanza, perciò mi alzai e uscì, chiudendomi la porta alle spalle.

Non sapevo di preciso dove avevo intenzione di andare, so solo che mi ritrovai a camminare lungo la recinzione che separava il complesso dal bosco, perciò decisi di dirigermi verso la nave.


Stavo cercando di trattenere le lacrime, quando iniziai a scorgere la prua della nave in mezzo ai rami.

Salì sul ponte e avanzai verso sottocoperta senza nemmeno alzare lo sguardo, cosa che mi portò ad inciampare in una scarpa, per poi rotolare come un'idiota giù per le scale, battendo la spalla destra contro il parquet.

Alzai lo sguardo verso la cima delle scale, incontrando gli occhi verde acido di Enea, i quali erano leggermente deformati dall'espressione divertita che aveva assunto.

Se ne stava stravaccato sul pavimento con la schiena appoggiata sulla cornice della porta e i piedi che ne chiudevano il passaggio, accanto a lui un libro e un pacchetto di sigarette dai cui ne mancava una.

Mi rialzai velocemente, mantenendo una mano sulla spalla indolenzita, dove fra poco ero sicura si sarebbe formato a breve un livido, lo guardai con le sopracciglia aggrottate, ma davanti alla piccola fossetta che gli si era formata sulla guancia, totalmente in disaccordo con il suo aspetto duro, non riuscì a trattenere un sorriso a mia volta.

Risalii le scale un po' ammaccata, andandomi a sedere sul gradino più alto, accanto ad Enea.

"Allora?-mi chiese portando lo sguardo fuori, sul ponte della nave- cosa ti porta qui?"

"fino a prova contraria la nave è più mia che tua" dissi osservando curiosa la medaglietta che portava al collo.

"a me piuttosto sembra tu stia aggirando la mia domanda" disse riportando lo sguardo su di me

"mah-dissi alzando lo sguardo dalla collanina- stavo dando un saluto alla nave, fra poco parto, e non so per quanto la rivedrò" probabilmente sarebbe stato più corretto dire "se la rivedrò", ma mi sarebbe sembrato troppo tragico.

Fra di noi calò un silenzio strano, un po' disteso e un po' imbarazzante, che durò fino a che Enea non lo interruppe:

"c'è scritto: "pànta rheî" disse, e all'inizio non riuscì a intendere a cosa si riferisse, per poi capire che stesse parlando della collana, che non mi ero nemmeno accorta di stare fissando un modo insistente.

"pànta  rheî- ripetei sottovoce- tutto scorre", la traduzione, essendo in greco, mi apparì quasi in automatico nella mente.

Enea annuì soddisfatto, per poi portare una mano a stringere la piastrina. Al contatto con il suo palmo la scritta si illuminò di una luce tendente al violaceo, e, quando la luce si affievolì, stretto nella sua mano non si trovava più una piccola targhetta in ferro, ma una lunga asta in legno scuro, che sfociava in una punta dai toni argentei.

"non sei l'unico a saper fare questo trucchetto", dissi, per poi farmi comparire in mano la mia spada.

Rispose alla mia provocazione con una sonora risata, che risuonò fra le pareti metalliche delle numerose stanze vuote della nave.

Poi si alzò e mi porse la mano:

"su, torniamo al campo, i tuoi amici ti staranno cercando"

Afferrai subito la sua mano, per poi alzarmi, e dirigermi insieme a lui giù dalla nave.


DAUGHTER OF ZEUSWhere stories live. Discover now