Capitolo 23

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"Quindi? Mi vuoi dire dove stiamo andando?" Chiesi nel totale buio del corridoio lungo cui stavamo camminando.

Ormai tutti gli altri si erano ritirati nelle loro cabine, quindi tutte le luci dei corridoi erano state spente.

"Eccoci!" Sussurrò allegro aprendo la porta che concludeva il corridoio.

Stavo per chiedere cosa fosse, ma decisi di rimanere in silenzio e di aspettare di vedere di persona.

Mi ero immaginata un po' di tutto, ma questo non mi impedii di rimanere sbalordita davanti a ciò che vidi.

Era una piccola stanza, ma,al contrario di tutto il resto della nave, le pareti non erano di metallo, bensì di legno.
Sul soffitto erano incastonati tanti minuscoli pallini luminosi, che però non sembravano illuminare la stanza, ma si limitavano a stare lì, come stelle lontane.
Ma non fu questo a sbalordirmi di più, ma rimasi totalmente senza parole nel vedere il pavimento totalmente di vetro, sostenuto solamente da un paio di travi in acciaio.

"Allora? Ti piace?" Chiede Leo speranzoso.

Mentre rimanevo immobile e guardare quel posto magnifico, lui si era spostato al centro della stanza e stava aprendo le braccia con un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro.
Sapevo quanto ci tenesse a quella nave, e sapevo quanti ricordi della guerra contro Gea fossero incastonati in quelle mura metalliche, come diamanti inamovibili.

"Leo... è...è veramente bellissima.." dissi senza fiato.

"Bene, allora vieni!" Disse sedendosi.

Non esitai a raggiungerlo e lo vidi prendere una coperta sgualcita da un angolo, per poi stenderla vicino a me e sdraiarcisi sopra.

Lo imitai e mi misi ad osservare il panorama scuro.

Stavamo volando sopra l'oceano, la distesa nera che si trovava sotto di noi sembrava brillare di rilucenti sfumature perlacee.

Iniziammo a parlare del più e del meno per probabilmente un'ora, finché tra noi non si creò un silenzio imbarazzante, probabilmente dovuto al esaurimento degli argomenti di conversazione.

Mi girai a pancia in sù e iniziai ad osservare le lucine sul soffitto.

Fu allora che un tarlo si iniziò ad insinuare nella mia mente, portando alla luce i brutti ricordi dell'anno scorso.
Più precisamente del mio ultimo giorno al campo mezzosangue.

Furono probabilmente quei ricordi, aggiunti alla stanchezza, all'impulsività e alla poca lucidità mentale che mi portarono a fare la domanda più sbagliata e meno ben pensata della mia vita.

"Quindi....com'è andata a finire con Calypso?"

Subito mi pentii della scelta fatta.
Come potevo essere stata così stupida!
Mi sembrò di poter percepire l'aria farsi resa come una corda di violino.

Ma se c'è una cosa che avevo imparato in quell'anno era che mostrare apertamente i propri rimorsi ti faceva apparire fragile e indifesa, quindi, anche a costo di sembrare scortese, decisi di non scusarmi per la mia domanda inopportuna.
Ma certamente non avrei insistito se la risposta fosse venuta meno, nonostante infondo infondo, ero curiosa di sapere la verità.

"Beh....-disse Leo alzandosi a sedere e grattandosi la nuca con aria imbarazzata, evitando categoricamente il mio sguardo freddo che scrutava in suo viso-...Ha fatto come fa sempre, come ha sempre fatto e come farà sempre...se n'è andata..."

Mi dispiacque per lui, perciò decisi di non voler approfondire il discorso e mi limitai a distogliere lo sguardo e a rispondere un qualcosa tipo: "ah....beh, peccato"

Mi sarei voluta prendere a schiaffi da sola!BEH, PECCATO?! Che risposta stupida era?!

Riuscii a vedere palesemente la confusione nel l'espressione del ragazzo e non potei trattenere un leggero sorriso nel vedere come le sue gote si fossero leggermente colorate di rosso.

Dopo interminabili minuti di silenzio Leo sembrò risvegliarsi dal suo stato di trans, in seguito ad una qualche illuminazione che gli fece ricordare di non si sa cosa.

"Certo! Come ho fatto a dimenticarmelo?!" Disse battendosi la mano sulla fronte.

Iniziò ad armeggiare con la sua cintura, mentre io mi alzavo a sedere accanto a lui per osservarlo meglio.

Armeggiò con la sua cintura per qualche secondo, borbottando tra se e se cose che non riuscivo a comprendere.

Ad un certo punto sorrise soddisfatto stringendo nel palmo della mano un oggetto che non riuscivo a vedere bene.

"L'anno scorso-incominciò-mi hai raccontato di quanto ti piacesse la musica"

Annuii, ricordandomi della nostra conversazione sulla spiaggia, mi sorprendeva che se lo ricordasse.

E detto questo mi prese la mano, portando il mio palmo verso l'alto, e ci adagiò sopra un piccolo quadratino di metallo.

"Volevo dartelo il giorno in cui sei partita, ma quando andai nella tua cabina non ti trovai...riesce a riprodurre molte canzoni" concluse con sorridente.

Mi si strinse il cuore e cercai di nascondere la commozione come potevo.

Mi sentii afferrare per il polso, per poi ritrovarmi in piedi, senza più la scatoletta in mano.

Osservai Leo appoggiarla in un angolo della stanza, per poi premere un pulsante e far partire nientemeno che "thinking out loud" di Ed Sheeran.

Mi si avvicinò e mi tese la mano, invitandomi a ballare.
Ringraziai qualsiasi divinità presente sull'Olimpo che nella stanza ci fosse penombra, sennò persino Zeus sarebbe riuscito a notare le mie guance bordeaux.

All'inizio cercai di rifiutare, ma sembrava non voler accettare un no come risposta.

Alla fine cedetti, pentendomene subito dopo.
Mi ritrovai con le sue mani sui fianchi, e il volto tremendamente vicino al suo.
Istintivamente allacciai le braccia dietro il suo collo, e, per scappare a suo sguardo che, come ho sempre detto, mi metteva in soggezione, poggiai la testa sulla sua spalla, affondando il volto nell'incavo del suo collo.

Ci muovevamo lentamente e con movimenti fluidi, sulle note dolci di quella canzone che mi aveva sempre fatto un certo effetto.

And I'm thinking 'bout how people fall in love in mysterious way..
Maybe just the touch of a hand
Well me, I fall in love with you every single day, and I just wanna tell you I am...
So honey now...
Take me into your loving arms
Kiss me under the light of a thousand stars...
Place your hand on my beating heart...
I'm thinking out loud...

Contemporaneamente decidemmo di allontanarci leggermente, e Leo mi fece fare un giro su me stessa.
Non riuscii a trattenere una leggera risata, e lui mi rispose con un sorriso.

Mi sentivo bene.
Quando la canzone terminò decidemmo che ormai si era fatto tardi, e che sarebbe stato meglio andare a letto.

Afferrai la scatoletta a cui non sapevo dare un nome e mi diressi insieme a Leo verso le cabine.
Una volta arrivata davanti a quella mia e di Clara diedi la buonanotte a Leo ed entrai nella stanza a cuor leggero.
Cercando di non urtare niente per non svegliare la mia "coinquilina" mi coricai a letto.

Non potete nemmeno immaginarvi quanto poco ci misi ad addormentarmi, e lo feci con il sorriso sulle labbra.

Poi arrivarono gli incubi.

DAUGHTER OF ZEUSWhere stories live. Discover now