Capitolo 6

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Ci dirigemmo verso la mensa.
Era a cielo aperto e ai lati si trovavano delle colonne in marmo bianco. Mi fecero segno di sedermi con loro al tavolo di Ermes. Mi misi tra i due gemelli e rimasi sbalordita quando davanti a me apparve un piatto di pasta al ragù. Lo stereotipo perfetto dell'italiano medio, ma non me ne importava più di tanto. Iniziai a mangiare come se non lo facessi da giorni e mi fermai solo quando sentii una ragazza davanti a me ridere. Ingoiai il boccone che stavo masticando e osservai la proprietaria della voce. Era una ragazza più o meno della mia età, capelli lisci e scuri, occhi grandi e marroni. Il nasino piccolo e all'insù, pensai che fosse una bella ragazza, ma provai un certo astio, perché rideva? Ma che si facesse gli affari suoi! "Sei proprio buffa quando mangi sai? Hai l'aria di chi non lo fa da tanto!" Disse ancora con un mezzo sorriso "forse perché è così?" le dissi scorbutica "ok ok,siamo partite con il piede sbagliato, io sono Clara, figlia di Ermes, tu?" Disse con uno sguardo mortificato "Leda, indeterminata" dissi senza però abbassare la barriera di ghiaccio che mi ero creata, ero fatta così, facevo più fatica a fare amicizia con le ragazze che con i ragazzi, le ragazze erano troppo complicate per i miei gusti. "Tranquilla,sono sicura che ti riconosceranno subito" disse con un sorriso gentile, mi limitai ad annuire. Lasciai una parte della mia pasta da parte per fare l'offerta come mi avevano spiegato i gemelli e quando fu il momento mi avvicinai al focolare. Buttai il cibo nel fuoco e rivolsi la preghiera al mio genitore divino *hey papà, che ne dici di fare un salto qua giù e riconoscermi? Sai com'è, le solite cose che si fanno tra padre e figlia* dopo questo tornai al tavolo dove Connor mi aspettava e ci dirigemmo al focolare dove i figli di Apollo cantavano varie Lodi agli dei e dove si arrostivano S'mores. Erano buoni, non li avevo mai mangiati. Dopo un po' che ascoltavo i figli del Dio del sole cantare iniziai a ricordare i ritornelli delle varie Lodi e cominciai a cantare anche io con tutti gli altri.
Durante il ritornello di «Apollo è un gran figo» qualcuno attirò la mia attenzione picchiettando con il dito sulla mia spalla. Era Leo "canti bene" disse sorridendo "beh con delle canzoni del genere non si può fare a meno di cantare" dissi riferendomi alla chiara vanesia del Dio in questione. Lui sembrò confuso per un secondo,cosa che mi fece scoppiare a ridere. "Lascia stare, comunque questo fuoco è veramente particolare" osservai continuando a sorridere "vero, rispecchia l'umore dei campisti" raccontò "più siamo felici più è alto" concluse. Osservai il focolare per un po' prima di emettere un grande (e poco elegante) sbadiglio. Ora fu Leo a ridere "hai sonno?" Chiese, annuii prima di chiudere gli occhi per un secondo "vieni, ti accompagno alla tua casa" disse alzandosi e porgendomi la mano, l'afferrai e la usai per alzarmi. Ci incamminammo verso la mia capanna e una volta sulla porta Leo mi diede la buonanotte. Entrai dentro e mi sdraiai sul letto,crollai subito in un sonno ricco di sogni.

Mi trovavo in una culla, fatta interamente d'oro e piena di incisioni decorative. Sopra di me splendeva un cielo azzurro come non ne avevo mai visti.
Si sentiva una musica allegra, suonata da flauti e da archi, accompagnata da un coro di voci melodiose.
Nell'aria aleggiava un profumo di vaniglia e agrumi. Sopra di me pendeva un piccolo sonaglio con un fulmine inciso sopra. Provai ad allungare la mia piccola manina per afferrarlo, ma non ci arrivavo. Poi sopra la culla comparve un viso bellissimo, era di una donna, boccoli castani e occhi azzurri. Indossava una tunica bianca e aveva un sorriso a dir poco perfetto, era la donna più bella che avessi mai visto. Prese il sonaglio e me lo mise in mano con un sorriso gentile. "Sei fortunato, diventerà una bellissima bambina" disse a qualcuno fuori dalla mia visuale. "Questo lo so, è mia figlia, non potrebbe fare altrimenti" disse la voce di un uomo, era una voce possente e autoritaria.
Poi alla culla si affacciò anche un ragazzo, capelli dorati e occhi di un azzurro così limpido da far invidia al cielo che faceva da sfondo. Aveva la pelle abbronzata e tra i capelli si trovavano un paio di occhiali da sole. Annuì come se concordasse con le parole della donna e mi accarezzò la guancia, la sua mano era calda come il sole che ti riscalda il viso di primo mattino.
Poi sentii anche un altra voce, questa volta glaciale, fredda e tagliente, che mi raggelò le ossa fino al midollo "stai facendo un grande azzardo,Zeus" la bambina scoppiò a piangere.

DAUGHTER OF ZEUSTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang