Capitolo 31

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Osservai attentamente tutti i ragazzi che facevano avanti e indietro per quell'enorme androne.

Ci troviamo in una stanza enorme, che più che altro assomigliava ad una caserma militare.

Decine di ragazzi facevano avanti e indietro svolgendo i più innumerevoli compiti

Il muro opposto della stanza, ad almeno 50 metri di distanza da noi, si apriva in un lungo corridoio.

Piano piano i ragazzi che si trovavano lì iniziarono ad accorgersi della presenza di un gruppo di persone sconosciute, e smisero di fare quello che stavano facendo per osservarci.

Ognuno sembrava avere un aspetto particolare, al campo mezzosangue eravamo tutti bene o male vestiti con la maglia arancione del campo, mentre lì tutti avevano un vestiario diverso, osservai una ragazza vestita quasi interamente di viola, che ci osservava scettica con degli occhi verde acido contornati da un folto strato di matita scura, poi spostai lo sguardo su una ragazza che indossava un grazioso vestito rosso, decorato da piccoli fiorellini bianchi.

Avanzammo nella stanza ascoltando la voce melodiosa e sicura di Lara, che ci spiegava di come in questo campo reclutassero i ragazzi nei modi più disparati: chi riconosceva alcuni semidei quando ritornavano nelle loro città per le vacanze, e poi, cosa che sembrava accedere spesso, certi semidei decidano di introdursi spontaneamente nel campo, pensando fosse solamente un vecchio parco dei divertimenti abbandonato, perché, diciamocelo, chi, se non un semidio, sarebbe così stupido da introdursi in un posto del genere?

Inoltre, quando ormai avevamo sorpassato l'androne e stavamo attraversando il corridoio, ci raccontò di come ogni tanto qualche dio decideva di riconoscere ufficialmente qualche ragazzo, forse spinto dai sensi di colpa, ma che comunque, nonostante tutto, i pochi ragazzi riconosciuti e tutti gli altri, non erano divisi in base al loro parente divino, bensì in modo totalmente casuale.

Però, al contrario del campo mezzosangue, loro si affidavano molto sul loro potere divino, ritenendolo l'unica cosa che potessero dare gli dei loro per riscattarsi.

Se dovevo essere sincera questo campo sembrava davvero un posto fantastico, mi interessava sapere come funzionasse, e, quando ci fermammo alla fine del corridoio,  mi ripromisi di scoprirne di più.

"Ok, oltre questa porta-disse indicando l'alta porta di legno alla nostra sinistra- c'è un altro corridoio, potete prendere la stanza che volete, fate pure con comodo, io adesso devo sbrigare alcune faccende" concluse con un sorriso, prima di girarsi ed andarsene.

Sorpassammo uno ad uno la posta, ritrovandoci in un corridoio con un numero di porte troppo piccolo per ospitare tutti noi, perciò ci distribuimmo a coppie di due o di tre persone in modo casuale.

Io, per gioco del fato, mi ritrovai in stanza con Leo. Come se l'imbarazzo non bastasse.

Appena mi si chiude la porta alle spalle, allungai la mano in cerca dello zaino con le mie cose, prima di ricordami che fosse rimasto sulla nave.
Il mio pensiero corse subito alla rosa e alla scatoletta, e sentì l'ansia attanagliarmi lo stomaco,al pensiero di dove si trovassero.

Perciò lasciai la stanza, incamminandomi fuori dal corridoio, di nuovo nella stanza principale.

La attraversai a passo svelto, non facendo caso alle occhiate curiose che i ragazzi intorno a me mi lanciavano.

Ero ormai davanti al portone da cui eravamo entrati, quando una voce mi fece fermare.

"Stai già scappando?"

Mi girai e squadrai dall'alto in basso il primo ragazzo che avevo visto sulla nave quella mattina.
Passai lo sguardo dal suo sorrisetto divertito fino alla medaglietta militare intorno al suo collo, per poi scendere lungo le sue spalle ampie, coperte da una maglia bianca, e le sue gambe lunghe con sopra un paio di pantaloni militari.

Osservai il braccio destro, parzialmente coperto da una serie di fitti tatuaggi,e subito dopo analizzai anche il ragazzo alla sua sinistra, leggermente più basso del primo, avevo visto anche lui sulla nave, il corpo smilzo e longilineo sfociava in una zazzera di lunghi capelli dorati e leggermente mossi, raccolti in una coda bassa, con parecchie ciocche che contornavano il viso dai tratti dolci, il naso leggermente all'insù veniva però interrotto da una cicatrice sottile che passava da uno zigomo all'altro.

Riportai lo sguardo sul primo ragazzo, rivolgendogli un sorriso acido.

"Ma figurati-dissi sarcasticamente- non ne avrei motivo, non mi avete mica rapito!"

Rispose alzando gli occhi al cielo, per poi avvicinarsi e aprire la porta.

"Dove stai andando?" Chiese incuriosito il ragazzo biondo.

"Devo sapere dov'è finita la nostra nave, sopra ci sono tutti i miei averi." Risposi camminando a passo svelto per più o meno 10 metri, per poi girarmi verso i ragazzi.

"Avete intenzione di dirmi dove si trova?" Chiesi incrociando le braccia al petto.

Il ragazzo con i capelli scuri iniziò ad incamminarsi lungo il muro dell'edificio, per poi girarsi verso di me, fare un sorriso sbilenco, poi disse "io sono Enea, e lui è Achille"

Si girò e ricominciò a camminare, fu lì che io e Achille iniziammo a seguirlo.

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Non mi odiate, mi rendo conto di essere sparita per una quantità di tempo assurda, e non ho scuse per questo😂 però questo capitolo mi piace particolarmente, soprattutto perché o personaggi di Enea e Achille sono personaggi a cui sono molto affezionata, e per cui ho previsto una parte importante nella storia, cosa ne pensate?

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