Capitolo 20

1K 40 5
                                    

Il volo fuori bordo durò poco, durante il mio leggero assopimento non mi ero resa conto del fatto che fossimo tornati in mare, probabilmente questo mi salvò la vita, ma non mi impedì di cadere per parecchi metri, provocandomi un forte schianto una volta arrivata in acqua, ma sarebbe potuta andare peggio, se non avessi attutito la caduta con l'ausilio dei venti.

Per la sorpresa non cercai neanche di ribellarmi all'impatto che pian piano mi stava facendo andare sempre più a fondo. Mi limitai a sentire sulla pelle l'acqua fredda, che mi faceva venire la pelle d'oca.

Ad un centro punto però era innegabile la mancanza dell'aria nei miei polmoni.
Fu allora che iniziai a dibattermi, centrando in tutti i modi di tornare a galla, ma col solo effetto di farmi agitare. Presto la testa prese a girarmi, finché tutto non diventò nero.

Quando ripresi conoscenza ero ancora in acqua, mi portai istintivamente le mani alla gola, ma non ce ne fu bisogno, riuscivo a respirare.

Fu allora che presi realmente coscienza, riuscendo ad analizzare la situazione in cui mi trovavo, ero sempre in mare, la barca a una decina di metri di distanza, e mi tenevo a galla grazie a Percy, che mi cingeva la vita con un braccio. Ero così stanca e affaticata che non cercai nemmeno di allontanarmi, semplicemente mi limitai ad appoggiarmi a lui, in silenzio. I suoi capelli scuri erano fradici, e gli ricadevano sulla fronte in modo disordinato.

Rimanemmo in totale silenzio finché i nostri compagni da sopra la nave non ci lanciarono una corda, probabilmente presa da quel mucchio che avevo notato sul ponte. Allora Percy si girò nella mia direzione

"Prima le signore" disse con una palesemente ironica galanteria.
Alzai gli occhi al cielo e nuotai fino al fianco della nave, per poi attaccarmi alla corda e iniziare ad arrampicarmi.

Una volta passata oltre il parapetto mi sedetti sul ponte in legno, prendendo dei respiri profondi e cercando di respirare più aria possibile. Mi riscossi da quel mio stato di trans solo quando sentii una mano picchiettarmi sulla spalla.
Era Hazel, i suoi occhi dorati simili ai miei mi scrutavano l'anima, mentre mi porgeva un panno asciutto. Mi rivolse un sorriso dolce che ricambiai senza esitare, era così piccola e minuta che non sarei riuscita in alcun modo a rivolgermi a lei con cattiveria.
Mi avvolsi il panno sulle spalle, poi mi alzai e mi diressi a passo di marcia nella mia cabina.

Entrai nel bagno, mi asciugai e mi cambiai, sperando che il caldo afoso di giugno riuscisse a togliermi il freddo dalle ossa.

Mi sedetti sul letto, per poi iniziare a guardare il soffitto.

Scoppiai a piangere.

Non c'era un perché, o forse ce ne erano fin troppi, sembrava che la mia vita mi stesse sfuggendo di mano una seconda volta, ma adesso non ero semplicemente in balia delle onde, questa era una vera e propria tempesta.

Mi trovavo in un luogo sconosciuto, stavo andando in un luogo sconosciuto, con persone che, dopo ormai un anno, mi parevano quasi degli estranei.

Non avevo idea di quante lacrime una persona potesse piangere, ma penso che siano tante, perché nonostante gli occhi oramai gonfi e stanchi, non cessavo di disperarmi.

Fissavo un punto nel vuoto, aspettando di calmare i singhiozzi, quando la porta si aprì.

Inizialmente pensai fosse Clara, che era semplicemente entrata per prendere qualcosa, ma quando, dopo la chiusura della porta, non sentii alcun movimento, rivolsi il mio sguardo all'entrata della stanza. Per poi incontrare, ancora una volta quegli occhi scuri.

"Valdez, cosa non ti è chiaro nella frase «non mi sembra di doverti dire niente»?!"

Ma la mia voce tremava, facendo trasparire la mia disperata voglia di un po' di supporto.

~~~~~~~~~~~~~~~~~
I'M BACK!
So che tornare dopo oltre due mesi non è il massimo, ma spero non mi odierete troppo per questo!

DAUGHTER OF ZEUSWhere stories live. Discover now