Capitolo 30

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Questa volta aprii gli occhi di scatto.

Mi tirai immediatamente a sedere, spaventata da quello che mi poteva essere successo mentre ero incosciente.

Cercai di alzarmi in piedi, senza nemmeno aver processato ciò che si trovava intorno a me, ma sentii qualcosa spingermi violentemente a terra.
Sentii la pietra fredda graffiarmi i palmi, e un dolore lancinante mi pervase la zona della fronte.

Subito portai la mano sinistra in quel punto, corrucciando le sopracciglia confusa, per poi portare la punta dei polpastrelli nel mio campo visivo, notandoli tinti di rosso.

Strizzai gli occhi violentemente cercando di reprimere il riflesso di nausea che mi pervadeva.

Presi un respiro e mi calmai velocemente, per poi aprire gli occhi.
Non mi aspettavo di certo di trovarmi in una stanza in pietra, illuminata semplicemente da una luce al neon.
Mi guardai intorno e notai il resto dell'equipaggio, tutti svenuti, legati ai muri da catene, che si chiudevano in spessì anelli intorno ai loro polsi.

Chiusi gli occhi lentamente, cercando di non farmi pervadere dal panico, fino a che non sentii il cigolio del ferro.
Riaprii gli occhi, e osservai Leo, si era appena svegliato, e stava cercando in tutti i modi di liberarsi dalle catene, stava inutilmente tentando di riscaldare il ferro che gli impediva movimenti troppo ampi, probabilmente nella speranza di scioglierlo, ma il metallo non sembrava risentirne.

Piano piano si svegliarono tutti, ma sembravano strani, i loro movimenti erano lenti, gli occhi non sembravano aprirsi completamente, e sembravano decisamente storditi.

Percepivo il sangue pulsarmi nelle orecchie, ma riuscii chiaramente a sentire il rumore della porta di ferro battuto che si apriva cigolando.

Rivolsi immediatamente lo sguardo alla ragazza che stava entrando dalla porta, era una ragazza alta e dal fisico snello, i capelli erano castano chiaro, e gli occhi verdi, indossava una maglia rossa che le arrivava appena sopra l'ombelico, e dei pantaloni scuri.

Al suo seguito entrarono il ragazzo che mi aveva fatta svenire, che ci rivolse uno sguardo divertito, e la ragazza che avevo visto sul ponte della nave, che invece non sembrava voler staccare lo sguardo dal pavimento.

"Oh, vedo che vi hanno accolto bene!" Esclamò alzando le sopracciglia accigliata la ragazza dagli occhi verdi, per poi rivolgere uno sguardo corrucciato al ragazzo dietro di lei.

Lui subito borbottò qualcosa a me incomprensibile, per poi schioccare le dita.

In quel momento sentii le braccia ricadermi lungo i fianchi, libere dalle catene.

Rimasi leggermente interdetta, ma il mio sbigottimento non fece che aumentare quando la ragazza dagli occhi verdi si avvicinò a me e mi rivolse un sorriso smagliante, allungandomi la mano per aiutarmi, e presentandosi col nome di Lara.

Inizialmente mi venne l'impulso di allontanarmi il più possibile da lei, ma qualcosa sembrava rendermi impossibile farlo.

Perciò afferrai la sua mano, e la utilizzai per mettermi in piedi.

"E tu chi saresti?" Chiesi aggrottando leggermente le sopracciglia.

Lei rise divertita.

"Io sono esattamente come te!"

~~

Mi guardai intorno curiosa, osservando tutte quelle costruzioni in rovina che formavano il parco dei divertimenti abbandonato nella quale ci trovavamo.

Abbassai la testa confusa, tirando un calcio ad un ciottolo che si trovava per terra.

Le informazioni mi ronzavano in testa confuse, avevo sentito parlare solo del campo Giove e del campo mezzosangue, ma non avevo mai preso in considerazione l'esistenza di un terzo campo, o almeno così lo avevo chiamato io, Lara si era rifiutata con gentilezza di chiamare così quella riunione di semidei, ma nemmeno così si volevano far chiamare.

Loro ripudiavano gli dei. Ci avevano raccontato di come si sentissero abbandonati dai loro genitori divini, poiché quest'ultimi avevano la brutta tendenza ad abbandonare i loro figli che si trovavano all'interno del mediterraneo.
Preferivano chiudere un occhio, e di non rivelare della loro esistenza ai satiri, perché andarli a prendere in un luogo così pericoloso sarebbe stato quasi impossibile.

Perciò dovettero arrangiarsi.
Decisero di aiutarsi a vicenda, costruendo un rudimentale campo tutto per loro, dove non consideravano l'autorità degli dei.

Era una realtà interessante, pensai, osservando la figura sinuosa di Lara, figlia di Ares, che avanzava con passo sicuro, dirigendosi verso un edificio scuro e dall'aria tetra.

Continuammo a camminare finché non ci trovammo davanti alla porta della catapecchia, e a quel punto i nostri accompagnatori si girarono a guardarci.

"Beh...siamo arrivati, benvenuti nel cuore della nostra mhh..." disse, probabilmente pensando a che nome da poterle dare "...associazione!" Esclamò soddisfatta rivolgendo uno sguardo contento alla ragazza dai capelli scuri, che si era presentata come Elisa.

Così aprì la porta, per poi lasciarvi lo spazio per entrare, allungando la mano verso il buio che si trovava oltre l'uscio.

Presi un profondo respiro, prima di attraversare il varco, chiedendomi cosa ci potesse essere dietro.

DAUGHTER OF ZEUSWhere stories live. Discover now