Capitolo 17

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11 mesi e 12 giorni dopo
Mi svegliai con la guancia appoggiata a una superficie dura e fredda. Mi stropicciai gli occhi ed emisi uno sbadiglio ben poco elegante.
Fulminai con lo sguardo la ragazza che giaceva sul mio letto, addormentata.
Come al solito, quando dormiva a casa mia, Arianna riusciva a prendere tutto il letto, e stanotte mi aveva buttato giù dal MIO morbido giaciglio. Mi alzai lentamente e mi avvicinai alla mia migliore amica. Osservai i suoi capelli castani e i suoi occhi scuri, che mi ricordavano qualcosa, o meglio, qualcuno.
Per giustificare la mia assenza l'estate scorsa le avevo detto di essere andata all'ultimo minuto in un campo estivo, e che non sapevo se ci sarei tornata anche quest'anno, meglio prevenire che curare.

Afferrai il cuscino che, durante la mia caduta, mi ero trascinata giù dal letto e assestai un colpo ben mirato sulla sua testa.
Durante quell'anno avevo sfogato molta della mia tristezza nello sport, riuscendo a passare un intero pomeriggio tra corsa e basket, cercando di non pensare. E dopo tutti questi sforzi riuscii a colpirla, anche se con un cuscino, con una forza inaudita, svegliandola sul colpo.

"LEDA! SANTO DIO, COSA TI È SALTATO IN MENTE?!?!"

Scoppiai a ridere per quella reazione esagerata, per poi saltarle addosso e incominciare a colpirla in modo più dolce col cuscino.
Ormai rideva anche lei, cercando di coprirsi la faccia con le mani.

Dopo questa piccola vendetta decidemmo di scendere in cucina per fare colazione.
Mia madre era già andata a lavoro, quindi ne approfittammo per cucinare qualcosa, optammo per dei biscotti al cioccolato.

Iniziammo a metterci all'opera, chiacchierando
del più e del meno.

Con lei mi sentivo al sicuro, e riuscivo ad uscire dal quel guscio di freddezza e sarcasmo che avevo irrobustito nell'ultimo anno.

"Leda? Stai bene? Ti vedo pensierosa" disse Arianna col suo solito tono apprensivo
"Si, tranquilla, non è niente" e le sorrisi

Mi sorrise di rimando e mi sforzai per il resto del tempo di non pensare a niente.

Una volta sfornati i biscotti ci sedemmo sul divano e iniziammo a mangiarli guardando una telenovela spagnola tornata casualmente in tv.
Ridemmo per L'assurdità della maggior parte delle scene, per quanto fossero inverosimili.

Continuammo a scherzare sulla stupidità di quella serie tv finché non si presentò una scena che accese qualcosa dentro di me.

La protagonista incontrava l'ex moglie del suo ragazzo, e i due litigarono. Quella scena mi riportò alla mente tutta la tristezza e la rabbia che avevo provato il 26 luglio dell'anno scorso, provocandomi un turbinio di emozioni.

"Ari...Vado un secondo in bagno" dissi forzando un sorriso
"Ok" disse mettendosi in bocca un biscotto
"Ma muoviti, qua le cose si fanno interessanti"
Concluse provocandomi un lieve sorriso.

Corsi al piano di sopra e mi chiusi in bagno.
Mi avvicinai al lavandino e ne strinsi con forza il bordo, osservando il mio riflesso allo specchio, una lacrima mi solcava la guancia.
Mi sciacquai il viso con dell'acqua fredda.

All'improvviso sentii un rumore, di qualcosa che si rompeva, corsi fuori da bagno e mi precipitai giù per le scale. In salotto trovai Arianna, gli occhi sgranati e dei cocci di ceramica ai suoi piedi. Davanti a lei si trovava niente di meno che un satiro, in tutta la sua bellezza caprina.

"Oh..." mi lasciai sfuggire, attirando l'attenzione del nuovo arrivato.
"Ciao" rispose il satiro grattandosi la nuca imbarazzato
"Tu devi essere Leda, giusto?"
Annuii.
"L-leda, cosa sta succedendo?" Disse Arianna con voce tremante.

Mi ero quasi dimenticata di lei.
Finii di scendere le scale e mi avvicinai lentamente, cercando una scusa per spiegare la presenza di una mezza capra nel mio salotto.

"Beh... sai..." dissi balbettando
Poi mi venne un idea, scoppiai in una risata e feci un sorriso rassicurante alla mia amica.

"Me ne ero dimenticata! Scusami per averti fatto spaventare! Mia madre sta partecipando a un lavoro di beneficenza, andranno a trovare i bambini nel reparto di oncologia dell'ospedale qui vicino con degli attori travestiti, sai, per tirarli su di morale" dissi cercando di risultare il più convincente possibile, questa scusa era talmente stupida e inverosimile che mi sarei voluta prendere a schiaffi da sola.

"E beh, volevo partecipare anche io, quindi mi hanno affidato il ruolo di controllare i costumi, mi ero dimenticata che fosse oggi! Scusami tanto!"
Mi stavo arrampicando sugli specchi.
Per fortuna sembrò crederci, probabilmente perché questa scusa talmente stupida da sembrare una presa in giro era più facile da accettare che la verità.

"Oh...beh questo spiega tutto.." disse Arianna dando sfogo, attraverso una risatina nervosa, allo shock che aveva provato.
"Beh, se devi lavorare è meglio che io torni a casa..."
"Già.. mi dispiace veramente tanto" dissi, mi dispiaceva mentire così alla mia migliore amica, ma lo stavo facendo per il suo bene

Una volta che Arianna ebbe preso le sue cose uscì di casa, solo allora rivolsi la mia attenzione al satiro.

"Bene...siediti pure sul divano" dissi passandomi una mano sul viso per distendere i muscoli, fino a quel momento non mi ero resa conto di quanto fossi tesa.
Il satiro obbedì e si sedette rigido sul divano.
Io rimasi in piedi.

"Cosa ci fai qua?" Chiesi con tono autoritario, incrociando le braccia al petto.
"Io....sono qui per conto di Chirone...vuole che torni..."

A quelle parole mi irrigidii.

"Perché mai?"
"U-una profezia...pensa che tu possa essere coinvolta..."

Rimasi impassibile davanti a quelle parole, nonostante dentro di me si fosse scatenata una tempesta. Ricordavo una conversazione con Jason, dove mi aveva spiegato che gli dei utilizzano i semidei per fare le cose al posto loro, imprese pericolose e ad alta mortalità. Quello che mi ci voleva.

"Perfetto, non vedo Nico, come dovremmo arrivare la campo?" Chiesi scrutando il ragazzo dalla testa ai piedi. Aveva dei riccioli biondi da cui spuntavano sue piccole corna. Le gambe ricoperte da un corto pelo scuro caratteristico dei satiri, e per finire due zoccoli al posto dei piedi.

"Oh...per questo non ti devi preoccupare...però ora devi preparare uno zaino"
"Ok, prima vado anche a farmi una doccia, mentre non ci sono non mangiare assolutamente niente ok?"

Avevo sentito parlare della passione dei satiri per le lattine e per l'imbottitura dei divani.
Il satiro annuì con vigore, per rassicurarmi.
Decisi di fidarmi, però per sicurezza feci il più velocemente possibile.
La doccia durò al massimo 15 minuti, mi asciugai i capelli e li pettinai, mi lavai i denti e corsi nella mia stanza per fare lo zaino, ci misi alcuni vestiti, la cintura coi pugnali, la foto e la rosa di metallo, non so perché l'avessi conservata, lo avevo fatto e basta.

Scesi le scale e scrissi un biglietto a mia madre dove le spiegavo tutto, per poi appenderlo
sul frigo,

Sospirai

"Perfetto, sono pronta"

DAUGHTER OF ZEUSWhere stories live. Discover now