Capitolo 18

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"SAREBBE COSÌ CHE NOI DOVREMMO ARRIVARE AL CAMPO?!"

Non riuscii a trattenere lo sgomento davanti a quello che sarebbe dovuto essere il nostro mezzo di trasporto, vorrei vedere voi, se un giorno dovessero dirvi di fare mezzo globo sopra un cane grande quanto un camioncino dei gelati.

"Beeeee....è il mezzo di trasporto più veloce che abbiamo a disposizione..." disse il satiro, che avevo scoperto chiamarsi Andrea, mi aveva raccontato di essere stato mandato lì perché lui era l'unico a saper parlare italiano, nonostante non ce ne fosse bisogno, ho sempre parlato un inglese perfetto, però per ogni eventualità avevano deciso di mandare lui.

"E come dovremmo attraversare l'oceano?"
"N-non mi sono spiegato bene...faremo un viaggio ombra"

Tirai un sospiro di sollievo, l'eventualità di dover fare una strada così lunga sopra un cane non mi piaceva molto.

"Allora andiamo" Dissi fredda, non volevo mostrare ad Andrea il mio dispiacere nel dover tornare al campo.

Salimmo in groppa a quel gigantesco mastino, nonostante mi stessi reggendo saldamente al suo pelo rischiai comunque di cadere quando il cane fece un balzo, prima di sparire nel buio.

Vi aspettate un entrata in scena epica giusto?
Dopo un anno la cosa migliore sarebbe apparire in groppa ad un mastino gigante, nel mezzo di una folla di persone sbalordite, scendere dal dorso dell'animale con un balzo, per poi atterrare in piedi, con sguardo fiero.

...non fu così

Una volta che la luce del sole colpì le mie iridi chiare venni accecata, cadendo rovinosamente giù dal dorso del cane, mi guardai intorno allarmata e potei constatare con sollievo che non c'era nessuno, eravamo arrivati sopra la collina, dove non veniva quasi mai nessuno.

Mi alzai e passai le mani sulla maglia del campo, per pulirla.

"Bene, io vado a cercare Chirone, a dopo"
Dissi incominciando a camminare, senza rivolgere lo sguardo ad Andrea, avevo paura riuscisse a vedere l'ansia nei miei occhi.

Una volta arrivata alla casa grande lo trovai sul portico

"Chirone...avevi bisogno di me?" Chiesi con indifferenza, era tutto così familiare, forse il campo mi era mancato.

"Leda! Devi muoverti! Subito! Devi andare subito in spiaggia, la nave sta per salpare!"

Disse venendo verso di me con aria allarmata

"Cosa sta succedendo? Quale nave?"
"Non c'è tempo, dobbiamo fare in fretta!"

Mi prese e mi fece salire sulla sua groppa, per poi partire a tutta velocità verso la spiaggia.

"Leda, sono successe molte cose, è stata pronunciata una profezia, stanno per partire per un'impresa senza di te, non deve accadere!"
Disse continuando a correre
"Ora l'importante è che tu riesca a salire sulla nave, poi ti verrà spiegato tutto..."

Finalmente arrivammo alla spiaggia, e ci ritrovammo davanti ad un enorme nave greca, che stava salpando.

"Dei!" Esclamò il centauro
"Muoviti! Devi riuscire a salire!"

Mi fece scendere dalla sua groppa e così presi una decisione, presi la rincorsa e saltai, aiutandomi con i venti, per poi finire sul ponte di quell'enorme nave.

"Merda....sono finita in un casino...ancora..." sussurrai esasperata, ero riuscita a tornare ad una vita normale, e ora tutto si stravolgeva nuovamente.

Alzai lo sguardo e passai in rassegna i volti sorpresi di Clara e di quelli che erano stati i 7 semidei che lottarono contro La Madre Terra.

Aprii la bocca per dire qualcosa, ma venni fermata da una massa di capelli castani che mi travolse, facendomi quasi cadere a terra.

"Leda! Pensavamo fossi morta! Tu...tu...non azzardarti mai più a fare una cosa del genere!"

Ricambiai l'abbraccio con un mezzo sorriso, non mi sarei mai immaginata di aver fatto preoccupare così tanto Clara.

Nonostante fossi ancora bassa, durante quest'anno ero cresciuta molto in termini di altezza, e ora ero al pari di Clara, che era rimasta la stessa.

Quando ci allontanammo rivolsi lo sguardo, tornato serio, verso i 7.

Incontrai quel paio di occhi marroni in cui fino ad un anno fa mi sarei persa all'istante, e devo ammettere che mi facevano ancora un certo effetto, ma questa volta non avrei ceduto, non avevo passato notti insonni, con le lacrime agli occhi, solo per poi cascarci nuovamente.

"Cosa ci fai qui?" Chiese ostile Percy, distogliendomi dai miei pensieri
"Quello che Chirone mi ha detto di fare" risposi fredda, alzando leggermente il mento con aria di sfida.
"Hai per caso intenzione di impedirmelo, o preferisci usare il cervello e spiegarmi della profezia?" Chiesi alzando un sopracciglio.

Mi guardò in cagnesco e gli rivolsi uno sguardo di sufficienza, sapevo che non mi avrebbe fatto niente a meno che non avessi attaccato prima io.

"Leda, sono felice di vederti!" Disse Annabeth rivolgendomi quel sorriso materno che la caratterizzava, sembrava che il tempo all'interno del campo si fosse fermato, così che tutti rimanessero uguali.

"Anche io" dissi ricambiando il sorriso, rimanendo però rigida.

—————-

"Bene, quindi mi state dicendo che stiamo partendo per la Grecia, in un impresa suicida per trovare la dea Ebe, scomparsa come per magia chissà dove? E io non posso sentire la profezia? Nonostante a quanto pare io ci sia dentro fino al collo?" Chiesi con una finta calma, appoggiando i gomiti sul tavolo in legno scuro che si trovava nella sala da pranzo della nave, che avevo scoperto chiamarsi Argo II.

Annabeth annuì mortificata
"E stavate per partire senza di me?" Chiesi leggermente irritata.
"Il giorno previsto per la partenza era oggi, il satiro non era ancora tornato, quindi saremmo dovuti partire, con o senza di te" rispose Percy, con il suo tono beffardo.

Dei, se mi faceva irritare.

"E, di preciso, dove troveremo Ebe? La Grecia è grande" divagai, non mostrando di aver afferrato la provocazione di Percy.
"La profezia parla di un luogo sacro, pensiamo di partire dall'oracolo di Delfi"
Annuii, persa nei miei pensieri, mi ero cacciata proprio in un casino.

DAUGHTER OF ZEUSWhere stories live. Discover now