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PRESLEY'S POV

«Perciò, questo sarebbe il mio posto preferito in assoluto, eh?» Chiese sporgendosi pericolosamente sulla ringhiera del faro, dove notai di sotto il mare in burrasca e d'istinto afferrai saldamente l'orlo del suo giubbotto, temendo perdesse l'equilibrio. «Davvero niente male.» Sorrise rendendosi conto del mio gesto.

Lo liberai dalla presa «Eh , ecco....sì, questo è il tuo posto segreto. Il tuo nascondiglio dal mondo che ti circonda. Vieni qui quando hai bisogno di staccare , di riflettere o di stare un po' da solo.» Lo informai come lui stesso mi aveva raccontato in passato.

«E come mai tu conosci il mio posto?» Domandò avanzando lentamente verso di me che indietreggiai reggendomi con la mano sull'acciaio arrugginito, quasi a volergli fuggire via. «Nikki non ne sapeva niente. E neppure gli altri, deduco.»

«È una lunga storia.»

«Pensa che fortuna...» sorrise mettendo in bella mostra le fossette e lanciando un'occhiata fugace alla mia mano «...ho tutto il tempo a disposizione per ascoltare quest'interessantissima storia.» Tentò di acchiapparla, inseguendola con la sua.

«Ho detto che è lunga, non interessante.»

Ghignò. «Lo deciderò io se è interessante o meno.»

Scrollai le spalle e feci un lungo respiro. «Ti ho dato il mio primo bacio e tu hai contraccambiato una mia prima volta, con una tua, portandomi qui e condividendo il tuo posto preferito con me.» Risposi in poche parole. «È una specie di nostro gioco quello delle prime volte.» Suonò stupido da dire ad alta voce.

«Era più interessante, che lunga.» Scherzò. «Quindi, vuoi farmi credere che non ci ho mai portato nessun altro tranne te?»

Annuii felice tra ondate di malinconia che mi avvolsero, ripensando alla prima volta che mi ci portò. Sfiorò la mia mano cogliendomi impreparata mentre provai ad ignorare la sensazione che si formò alla bocca del mio stomaco quando anche i nostri occhi si incrociarono.

«Che cosa vuoi, Presley?»

Non capii, ma parve serio. «Che cosa intendi?»

«Da me...» aggiunse «...noi!»

Ed eccoci lì, ritornati all'estenuante punto di partenza per l'ennesima volta. Avevo già vissuto quelle circostanze indefinite dove lui non dava alcuna garanzia ; spettava a me mettermi nuovamente in gioco per vincere il suo cuore.

«Non avrò intenzione di lottare per te ...» mi corressi «...per noi, se tu continuerai a vederti con altre. Non siamo agli Hunger Games

«Perciò, che proponi?» Ghignò con ironia. «Che io stia solo ed esclusivamente con te solo perché ti ho promesso qualcosa di cui non ricordo niente? È questo che vuoi?»

«Non lo so cosa voglio.» Mormorai. «Ma so quello che non voglio più.»

Sollevò un sopracciglio, curioso. «Sarebbe? Io voglio divertirmi, ma non voglio che sia una cosa forzata!»

Non fiatai, non sapendo come formulare bene le parole. «Nemmeno io voglio una cosa forzata.»

«Bene, almeno su questo siamo d'accordo!» Esclamò accendendosi una sigaretta ed espirando nervosamente il fumo fuori dalle sue narici. Lo faceva sempre quando era arrabbiato o teso.
«Almeno, ti ho mai confessato che ti amo?»

Mi spiazzò, nonostante la sua fu una semplice ed innocua domanda. Tuttavia ci pensai a lungo, ma non per qualche vuoto di memoria, bensì, perché mi resi conto che non me lo avesse mai detto e se le cose non fossero andate per il verso giusto tra noi due, non avrei mai sentito quelle paroline pronunciate dalla sua bocca.

Agrodolce- H.SWhere stories live. Discover now