LIV

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-Dimmi di più su di te, Ryan.- inizia Dallon, sorridendogli.
Forse sta volta riesce ad avere almeno un vero amico, pensa.

-Beh non c'è molto da dire. Ho sedici anni, quasi diciassette, ma mi sono rifiutato di andare a scuola e quindi lavoro in biblioteca e devo dire che mi trovo molto bene. Non vado molto d'accordo con i miei genitori...anche perché loro sono divorziati e quindi è un po' un casino. Mia madre era un'eroinomane, poi è andata in rehab e ora sta un po' meglio. Mio padre è solo un menefregnista e puttaniere, che non tollera il fatto che io sia bisex. Di conseguenza con lui non ci parlo praticamente mai, con mia mamma un po' si, per il resto vivo da solo in un piccolo appartamento. Carino, piccolo e soprattutto tutto mio. A scuola sono sempre stato quello strano ed ero costantemente preso di mira. Studiare non mi piaceva nemmeno, quindi sommando tutto ho deciso che sarebbe stato meglio per me iniziare a trovarmi da mangiare. Da solo. Ah, un'informazione che non credo ti interesserà: suono la batteria.- sorride debolmente.

-Oh, mi dispiace per la tua famiglia...cioè non so quanto possa essere d'aiuto, ma mi dispiace.-
Dallon sembra imbarazzato.
Ryan scrolla le spalle.
-Tranquillo amico, ora è tutto okay.-
-E...beh figo il fatto della batteria. Anche nella mia scuola c'è qualcuno che la suona...-
-Tu a che anno sei?-
-Questo è il quinto, finalmente ho quasi finito!- Dallon fa un sospiro quasi di sollievo.
-Io non frequentavo quella scuola. Andavo a quella dall'altra parte della stazione, quella un po' scassata e fatiscente. Prof incompetenti, alunni svogliati come me, bulli dappertutto...forse se fossi venuto alla tua di scuola le cose sarebbero andate meglio.- dice pensieroso.

-Può darsi. Comunque fidati, non è che sia chissà cosa la mia scuola...il quinto piano è praticamente l'inferno per i più piccoli: rischi di essere portato dentro ad una rissa, canne varie, cannoni anche...a volte anche droga, ma meno frequentemente. Io riesco a starmene sempre in disparte per fortuna. E poi beh, bullismo in effetti ce n'è...- deglutisce.
-Se devo dirla tutta, anch'io prendevo di mira delle persone che ora sono quasi miei amici.-

Ryan lo guarda stupito.
-Oh.- dice solamente.
-Perchè "quasi" amici?-
-Perchè ho come l'impressione che molta gente mi odi. Non sono mai stato un bravo amico o fidanzato.-
-Non ci credo.-
-Credici invece. Ma non è propriamente colpa mia. È più una cosa di genetica.-
Sospira con le lacrime agli occhi.
-Non avrei voluto dirtelo, non subito almeno, ma ormai siamo nell'argomento: ho tipo una malattia psichica.-

Si bloccano entrambi e si guardano.
Ryan fa un passo indietro.
-Ti prego, non andartene anche tu. Non è grave e non sono pazzo, davvero. Inoltre vado da un terapista e prendo dei farmaci. Sto bene.-
Lo stava implorando, ma il più piccolo sembrava un po' intimorito.
-Sono stato stupido e si, ho ferito una persona molto importante per me, non fisicamente però. Ma non ti farò del male, davvero.- dice quasi in un sussurro. Abbassa lo sguardo dalla vergogna con gli occhi lucidi.

Stanno così per qualche minuto. Tutto dipende da Ryan adesso.
"Ti prego, non andartene...non anche tu...ti prego, sii mio amico..." pensa Dallon mordendosi il labbro inferiore quasi a sangue per trattenere le lacrime. Odia sentirsi così vulnerabile a causa della sua malattia. Non può avere una vita normale come tutti? No, deve essere impedito dalla sua mente in qualsiasi situazione e con qualsiasi persona.

-Non sentirti così Dallon.- dice tutto ad un tratto Ryan.
-Non devi giustificarti di niente. Non è colpa tua, non devi dare spiegazioni e non devi sentirti in colpa. E io non ti abbandono solo per questa cosa. Mi sembri simpatico e non credo che tu sia uno squilibrato. Anzi.- detto ciò gli fa un occhiolino e gli sorride, facendolo arrossire. Dio, quel ragazzo è dannatamente bello...pensa in un attimo, prima di battere le ciglia e ricambiare il sorriso.

-Grazie...cioè grazie davvero, davvero tanto. Non mi capita spesso di avere degli...amici.-
Ryan annuisce e gli accarezza delicatamente il braccio, in modo rassicurante ma allo stesso tempo dolce, confortante.
-Non devi ringraziarmi, non ho fatto niente di che...- si accende un'altra sigaretta.
-Guarda che ti fa male fumare così tanto, Ryan...-
-Oh andiamo Dal! Non sei mia madre...- ridono entrambi.
-Dal?-
-Uh uh, non ti piace?- fa un tiro e sorride.
-No, anzi. È carino.-
-Dal, Dally, principessa, potrei andare avanti all'infinito!- ridacchia.

-Non capisco se mi stai prendendo in giro o sei serio.- lo guarda stranito.
-Dal e Dally mi piacciono. E chissà, un giorno potrò chiamarti anche principessa...- altro occhiolino.
-In che senso un giorno...?-
-Shhh, non importa.- sorride e passa la sigaretta all'altro, che fa un tiro leggero e breve, poi la ripassa.
-Ecco fatto. Primo passo fatto.- Ryan sorride soddisfatto.
-Primo passo...?-
-Le mie labbra hanno toccato la sigaretta e le tue pure. È come se ci fossimo baciati.-

Dallon lo guarda stupito e scuote la testa.
-Hai sei o sedici anni?-
-È un modo per negare quello che ho  detto io?- ribatte Ryan.
-Beh si!-
-Okay, se pensi che non ci siamo baciati, allora rimedio subito.- detto ciò butta per terra la sigaretta, calpestandola, si avvicina all'altro e gli prende il viso tra le mani. Poi lo bacia delicatamente, quasi avesse paura di fargli male. Dallon non riesce nemmeno a pensare, chiude semplicemente gli occhi e ricambia il bacio. I loro respiri si mescolano, il più alto riesce a sentire l'odore della sigaretta e trova che sia una cosa stranamente sexy quando si tratta di Ryan. Tutto in lui è sexy, tutto.

Poi capisce cosa sta succedendo, si rende conto, come se si svegliasse da un sonno profondo e si stacca bruscamente.
-No.- dice, senza fiato e rosso in faccia.
-Scusa. I-io...mi dispiace.- riesce a dire Ryan, anche lui color pomodoro.

-No, troppo poco intenso.- dice Dallon ripensandoci, poi nella sorpresa generale prende l'altro per un braccio e  fa combaciare di nuovo le loro labbra, in un bacio molto più profondo del precedente.

Quando si staccano hanno entrambi il fiatone e gli occhi lucidi dall'emozione. La strada è deserta. Non c'è un anima.
-Hai un appartamento, giusto?- chiede Dallon.
-Si. Appartamento?- dice Ryan speranzoso in un certo senso.
-Appartamento sia. Muoviamoci.- dice Dallon con un luccichio malizioso negli occhi e ancora il fiatone. Ryan lo prende per mano e iniziano a camminare, quasi freneticamente, verso la casa del più piccolo.

𝑪𝒖𝒕𝒆 𝑰𝒔 𝑾𝒉𝒂𝒕 𝑾𝒆 𝑨𝒊𝒎 𝑭𝒐𝒓 (𝒎𝒖𝒍𝒕𝒊𝒇𝒂𝒏𝒅𝒐𝒎) ✅Where stories live. Discover now