27. 𝘙𝘪𝘥𝘦 𝘛𝘩𝘦 𝘞𝘪𝘭𝘥 𝘞𝘪𝘯𝘥

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Con passo pesante e stanco, Vittoria iniziò a trascinarsi a peso morto fuori dalla Sala 1

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Con passo pesante e stanco, Vittoria iniziò a trascinarsi a peso morto fuori dalla Sala 1.

Era lì dentro da più di quattro ore e non aveva fatto neppure un minuto di pausa: aveva una fame da lupi e una forte voglia di scappare via dalla Clinica e sfrecciare per le strade di Catania a tutta velocità.

Sentiva alcune ciocche di capelli incollate al viso per la calura e il sudore sopraggiunto per i dispositivi di protezione individuale, la testa sul punto di esplodere e le braccia stanche: quell'intervento l'aveva sfiancata abbastanza e in più, la notte precedente, aveva dormito non più di quattro ore.

E iniziavano a farsi sentire tutte quante.

Avanzò di qualche passo e si poggiò su uno dei pilastri in ferro che sorreggeva la tettoia davanti l'ingresso della Clinica. La leggera brezza di ottobre le sfiorava il viso e le rinfrancò un po' lo spirito, perdendosi per qualche istante a osservare il cortile che si sviluppava di fronte a lei.

Medici che si confrontavano e camminavano avanti e indietro, studenti e pazienti non finivano mai di popolare quell'immenso complesso ospedaliero che, da diverso tempo, lei poteva ormai considerare come casa.

Si voltò leggermente verso sinistra, dove uno degli edifici più vecchi del Policlinico – e non lo era nemmeno tanto – si stagliava e regnava sovrano su tutta quella zona di via Santa Sofia, con le sue innumerevoli finestre con serrande alzate e abbassate e le quattro bandiere all'ingresso – dell'università di Catania, della Regione Sicilia, dell'Italia e dell'Unione Europea - che sventolavano leggermente, piantate nel prato erboso che delineava la carreggiata d'entrata.

Vittoria volse lo sguardo sul lato opposto e trovò Edoardo seduto sul muretto, intento a sfogliare un manuale di Chirurgia Orale che sicuramente aveva già imparato in poco tempo. Lo vedeva assorto, estraniato dal mondo, con quella sua testa ricciolina che lo contraddistingueva china sul tomo. La donna si beò di quella visione e in mente le sovvennero vari ricordi: i primi incontri e scontri, la laurea, l'amore, il mare.

Ah, già, il mare.

Il Primario estrasse il ciondolo di vetro dall'interno della divisa e l'osservò per alcuni istanti, ripensando alla bellissima storia che Edoardo le aveva narrato.

I più scettici avrebbero potuto opporsi al racconto sui due musicisti, asserire che fosse solo una storiella inventata per i sognatori e Vittoria, molto spesso, si sentiva così insensibile da non credere a nulla.

Ma qualsiasi cosa le avrebbe raccontato Edoardo - anche la favola della buonanotte, a momenti - l'avrebbe fatta sua e se ne sarebbe innamorata.

Cotta a puntino, fritta: Vittoria era completamente andata, dal momento in cui Edoardo era piombato nella sua vita e quei baci così delicati, ma allo stesso tempo passionali, non avevano fatto altro che far divampare quelle fiamme buone che l'ardevano tanto.

Oltre al cuore che batteva forte, iniziò a sentire la testa più leggera, come se la stanchezza dell'intervento fosse improvvisamente sparita. S'incamminò verso il suo ufficio, ai piani superiori, per cambiarsi e tornare a casa.

Innuendo (Sospesa per Remastering)Where stories live. Discover now