8.2. Chiamami Vittoria - Parte II

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Edoardo, davanti la porta della sala operatoria, si sistemò il tesserino fornitogli dalla professoressa Garozzo, avendo cura di non perderlo

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Edoardo, davanti la porta della sala operatoria, si sistemò il tesserino fornitogli dalla professoressa Garozzo, avendo cura di non perderlo.

Era identico a quello che portava giornalmente, solo che aveva una scritta appena sotto l'ultima riga di dati, Livello 2.

Se ne chiese il motivo, ma avrebbe rimandato la ricerca della risposta a quel quesito a un altro momento.

Fece un respiro profondo, spingendo poi la robusta porta della sala operatoria ed entrò al suo interno.

Fu colto da un'ondata di emozioni.

Non sapeva se ridere o piangere.

Non sapeva se urlare o stare zitto.

L'unica cosa che riuscì a fare in quel momento era osservare quella sala che fino a qualche tempo prima aveva visto solo dalla Galleria. Piena di attrezzature elettromedicali, era molto ampia, con le pareti bluastre e bianche. Presentava due finestroni: uno che dava al corridoio principale e l'altro che dava verso la Galleria spenta, alla sua destra.

Edoardo si voltò e alle sue spalle vide la moltitudine di persone che passava da quel corridoio.

Si sentiva fortunato: era dentro la sala operatoria, insieme al Primario di Chirurgia Odontostomatologica.

"E non uno qualunque... " si disse. Fece uno scanning visivo della stanza e osservò lo staff medico che stava ultimando le procedure di preparazione all'intervento. Quelle persone in divisa azzurra e bianca tenevano in mano ogni sorta di utensile contenuto nelle buste azzurre che venivano poste in autoclave [3] e sterilizzate.

Lanciò un'occhiata al paziente seduto in poltrona che ascoltava alcune indicazioni che un'assistente, coperta dalla mascherina e da una cuffia protettiva verde scuro, stava dando.

Edoardo non percepì altro che il suo cuore in corsa: era un sogno?

Era uno scherzo?

Come poteva interpretare quel momento?

Le mani iniziarono a sudare e le strinse in un pugno, aprendolo e chiudendolo di continuo, anche per dare una nota di vigore al polso, un po' debole.

Era talmente emozionato che forse sarebbe svenuto davanti a tutta l'équipe.

In più, c'era un altro fattore da tenere in conto: lei.

Fino a qualche settimana prima, non avrebbe accettato così facilmente di stare con la persona con cui non aveva iniziato al meglio il suo ultimo anno universitario.

In realtà, aveva capito che non aveva niente a che vedere con ciò che si diceva in giro sul suo conto. Era temuta, sì, ma nessuno aveva mai provato a conoscerla davvero.

Nemmeno lui aveva avuto modo di apprendere nuove cose su di lei, ma le azioni avevano già parlato per la Conte: erano bastati gli sguardi scambiati nel cortile, quando Edoardo aveva avuto quel tracollo nervoso, a far capire a entrambi che avevano tanti elementi in comune e, forse, anche qualcosa ben oltre le semplici parole, carezze ed espressioni d'affetto scambiate durante quella giornata ventosa.

Innuendo (Sospesa per Remastering)Место, где живут истории. Откройте их для себя