34. Confessori e confessati.

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* Piccole note prima della lettura: questa canzone ha un significato molto particolare, non vi obbligo ad ascoltarla - la parte diabolica che è in me vi ordina di sì, invece, LOL -, ma sappiate che la ritroveremo più in avanti

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* Piccole note prima della lettura: questa canzone ha un significato molto particolare, non vi obbligo ad ascoltarla - la parte diabolica che è in me vi ordina di sì, invece, LOL -, ma sappiate che la ritroveremo più in avanti... anche se fuori dal repertorio Queen, forse sarà una delle canzoni più importanti della storia, assieme a quelle di Innuendo. Enjoy! ^^ *


C'era un solo posto in cui Vittoria Conte, più di ogni altra cosa, desiderava essere sempre e comunque.

E quel posto era proprio la Clinica Odontoiatrica Universitaria, con i suoi colori, le sue stanze, il suo odore di betadine e disinfettante e il suono degli strumenti della faretra*.

In quel momento, invece, preferiva ritrovarsi ovunque, fuorché tra quelle quattro mura i cui colori non erano più simbolo di un mare quieto, bensì in tumulto.

La dottoressa iniziò a sentire freddo, ma non c'erano porte aperte, né spifferi di vento che disturbassero quel silenzio. Probabilmente erano le forti scariche di adrenalina che le intimavano di scappare.

Combatti o fuggi.

Era bloccata al centro del corridoio principale, con i pugni serrati e le labbra leggermente schiuse. Il suo volto aveva la stessa espressione di Dafne nel momento in cui veniva trattenuta da Apollo, mentre si stava trasformando in alloro.

Tutto ciò che stava attorno a lei non emetteva alcun suono, né si muoveva di un millimetro.

Combatti o fuggi.

Provò a muovere qualche passo in avanti, per capire se ci fosse qualcuno all'interno delle sale. Si voltava a destra e a sinistra, ma ogni sguardo che gettava si trasformava solo in un buco nell'acqua.

Combatti o fuggi.

Un suono sempre più prepotente si propagava nell'aria: era quello del suo cuore pompato da quel neurotrasmettitore così potente da stordirla.

Cosa doveva fare? A chi poteva chiedere aiuto?

Sembrava tutto così surreale, lì dentro...

«C'è qualcuno?» provò a chiedere, lasciando che l'aria aleggiante nei corridoi della Clinica s'impregnasse della leggera eco della sua voce. Fu allora che riuscì a muovere dei passi, scorgendo solo le porte aperte delle sale ambulatoriali, misteriosamente in ordine.

E allora che cosa l'aveva portata lì, in mezzo al nulla? Non era nemmeno di turno, sarebbe dovuta essere già a casa. Sotto le coperte, a riposare, staccare la spina e dimenticare per un po' quel mondo fatto di odontoiatria e carte da firmare che tanto amava, ma che l'assorbiva totalmente allo stesso tempo.

Si voltò alle sue spalle, con la porta automatica in vetro trasparente della Clinica immobile, che donava un immagine del cielo all'esterno fin troppo strano.

Innuendo (Sospesa per Remastering)Where stories live. Discover now