21.2. La Prova del Nove - Parte II

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Edoardo si voltò alle sue spalle e vide Vittoria poggiata sulla parete qualche porta più in avanti, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo fisso al pavimento

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Edoardo si voltò alle sue spalle e vide Vittoria poggiata sulla parete qualche porta più in avanti, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo fisso al pavimento.

Davide si allontanò lentamente, sparendo in pochi istanti dalla visuale del suo amico.

Il laureando sentì il cuore iniziare a pompare sangue sempre più forte e veloce, nonostante fosse ancora amareggiato per l'ultima volta in cui loro due avevano avuto modo di confrontarsi.

Il ragazzo si avviò verso l'esterno del reparto molto lentamente, a passo di formica. I pensieri vorticavano come trottole impazzite, le mani sudavano e il respiro perdeva sempre più punti in fatto di regolarità. Nonostante il forte sentimento d'orgoglio che lo teneva impegnato, sentiva di dover forse deporre l'ascia di guerra e chiedere scusa a Vittoria per come si era comportato...

... anche se la dottoressa aveva ben di più da farsi perdonare.

Vittoria, notando Edoardo con la coda dell'occhio avvicinarsi sempre più, alzò lo sguardo verso di lui, traendo dei profondi respiri. Il ragazzo la sorpassò, lanciandole solo un'occhiata molto fugace.

«Un grazie sarebbe carino, da parte tua... » iniziò il Primario, cercando di stare al passo con il laureando. Questi non le diede molta attenzione, solo a se stesso e ai suoi pensieri, fallendo miseramente pochi secondi dopo.

«Beh, grazie» sibilò lui con le braccia incrociate al petto e il passo ancora più lento. Il cuore continuava a battergli forte, nonostante cercasse di reprimere quella continua sensazione di calore che gli stava attraversando il corpo, assieme all'adrenalina.

"Maledetto orgoglio" continuava a ripetersi. Non riusciva a darsi pace, a staccarsi da quei brutti ricordi, dalle parole taglienti con cui era stato trafitto.

Vittoria s'immobilizzò sul posto, restando praticamente a bocca aperta.

Non riusciva a credere che il ragazzo serbasse così tanto rancore nei suoi confronti. Forse era stata troppo dura con lui, oppure doveva semplicemente dargli un po' di tempo per capire cosa fare davvero.

Il suo istinto, a un tratto, prevalse sulla parte razionale del suo essere e mossa dal suo cuore che non smetteva di pulsare alla vista del ragazzo, prese Edoardo per il braccio e lo trascinò con sé in uno sgabuzzino lì vicino.

«Ma che ti salta in mente?» domandò istintivamente lui, mentre osservava il Primario chiudere la porta a chiave, controllando che non ci fossero altre persone nei paraggi. Poggiò le mani sui fianchi, in attesa di una risposta più o meno sensata.

Ma cos'era rimasto di sensato nella sua vita, ultimamente? Solo a vederla, tutto perdeva d'importanza e non capiva più nulla di ciò che gli accadeva intorno.

Vittoria sospirò con forza, voltandosi poi a guardare Edoardo, nonostante la poca luce presente nella stanza.

«Senti, capisco tutto, ma io non ce la faccio più» gli disse con tono carico di nervosismo. Iniziò a camminare avanti e indietro, mentre apriva e chiudeva le mani in un pugno di continuo. Tremava, non riusciva a nasconderlo, percepiva alcune gocce di sudore spuntarle all'attaccatura dei capelli all'altezza della nuca, il respiro farsi sempre più flebile.

Innuendo (Sospesa per Remastering)Where stories live. Discover now