15.2. Avere il dente avvelenato - Parte II

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Con la rabbia che le ribolliva in corpo per quelle parole, Vittoria scattò in piedi come una furia

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Con la rabbia che le ribolliva in corpo per quelle parole, Vittoria scattò in piedi come una furia.

«Adesso basta, ne ho abbastanza delle sue stronzate!» tuonò, puntando il dito contro il suo avversario. «Prima mi dà della puttana, poi denuncia Rinaldi per un motivo davvero futile e adesso, pensa che io, Vittoria Conte, il medico più autoritario e corretto di questo stracazzo di Policlinico universitario, abbia raccomandato un mio studente? E per cosa, poi?»

Guzzardi si divertiva a vederla in quello stato, complice il suo sguardo osservatore.

«Non neghi l'evidenza... » continuò il medico, inclinando leggermente la testa verso la sua destra. «Sappiamo quanto lei e il signor Rinaldi siete legati. Testimoni le ore di tirocinio che ha svolto nel suo corso, che sono molte di più di quelle richieste e di qualsiasi altra disciplina specialistica.»

In quelle parole cariche d'odio e veleno, c'era un minimo fondo di verità. Edoardo, soprattutto a partire da gennaio, aveva cominciato a fare più ore di tirocinio in Chirurgia Odontostomatologica, piuttosto che nelle altre materie. Che fosse una scusa per imparare o per stare con Vittoria, il laureando era quasi sempre insieme a lei: avevano creato tanti piccoli tasselli, in tutti quei momenti, costruendo quel bel rapporto tra loro, come una rosa fiorente nel più bel giardino del mondo.

Purtroppo per loro, ogni rosa aveva sempre le sue spine.

«Cos'è? Le da fastidio che sia interessato a Chirurgia? Perché non guarda i suoi di studenti, dato che la sua specializzazione è la meno scelta dai laureati e, tra le altre cose, solo come piano B?» capovolse le carte Vittoria, in un impeto di rabbia.

«Guardi, non mi sorprende che si sia indirizzato verso la sua branca. D'altronde, basta vedere chi c'è a capo: una donna incapace di mostrare i propri sentimenti e che si scaglia come una furia con chiunque, per non parlare della sua propensione ad attirare gli studenti sulla sua scrivania

Quelle frasi la colpirono talmente forte da farla quasi sbilanciare: dovette poggiare le mani sul tavolo, per evitare di cadere. Sentiva il dolore di mille spade roventi dritte in gola, nel petto, nella sua anima. I suoi occhi iniziarono a bruciare per le lacrime in arrivo, ma voleva evitare di dargliela vinta, nonostante Guzzardi conoscesse i suoi punti deboli.

«Dottor Guzzardi, sta risultando inopportuno. Le chiedo di ritirare subito quello che ha detto, oppure sarò costretto a... » fece Cassarino per intervenire, alzando leggermente la mano verso il Primario, con dei movimenti leggeri dall'alto verso il basso, come a voler placare gli animi.

Ormai, la guerra era sul punto di esplodere.

Guzzardi, d'altro canto, aveva solo iniziato a servire quell'antipasto al vetriolo.

«Io sto solo difendendo i valori etici sui quali si basa quest'Ateneo, non permetterò che questa donna, pur di soddisfare le proprie pulsioni personali, ne distrugga l'immagine.»

Innuendo (Sospesa per Remastering)Where stories live. Discover now