22. Edo e Davì

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La musica risuonava forte ovunque, nei lidi della Playa di Catania

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La musica risuonava forte ovunque, nei lidi della Playa di Catania. Al Lido Azzurro, sede della festa dei laureandi, pulsava un mix di suoni, voci e spensieratezza.

E anche di un po' di alcol.

I ragazzi si erano prodigati molto nell'organizzare al meglio quell'evento: prima della laurea, avrebbero voluto concludere in bellezza il loro percorso e avevano tutti puntato su uno dei lidi più gettonati del litorale catanese. File interminabili di lettini e sdraio con annessi ombrelloni padroneggiavano ordinati sulla sabbia, come un esercito di soldati, che venivano presi costantemente d'assalto ogni giorno, a partire da giugno fino alle prime due settimane di settembre, finché la bella stagione permetteva.

Poco più distante, si apriva una grande pista da ballo – con tanto di palco per la regia musicale – che pullulava di ragazzi.

«Come fanno a ballare su queste canzoni?» iniziò Davide, fissando le onde del mare illuminato da alcuni raggi di luna. Assieme a Edoardo, si erano messi in disparte, lontano dal lido. Erano entrati per una buona mezz'oretta alla festa, ma si erano subito stancati del clima "appiccicoso" aleggiante sulla folla di laureandi ubriachi e spensierati - in tutti i sensi -.

Edoardo sollevò le spalle per alcuni secondi, incapace di fornire una risposta sensata. «Non ci sono più le discoteche di una volta... » commentò quasi ironico, pensando a quanto quella musica in riproduzione - sul genere trap e giù di lì - non gli andasse proprio a genio. «Certo, sembriamo giovani vecchi, in quanto a gusti musicali!» aggiunse poi, sorridendo sotto i baffi.

«Ma fregatene, ognuno è libero di ascoltare ciò che vuole! Certo, tu non fai testo, con i Queen... » lo stuzzicò Davide.

«Alla faccia della libertà!» scherzò l'altro, dando una gomitata abbastanza intensa all'amico. Da un lato, pensò a quanto fosse effettivamente distante, rispetto ai gusti dei suoi coetanei, dall'altro... se ne stava letteralmente sbattendo le scatole.

Edoardo si rimise a contemplare l'armonia di quella tavola blu che abbracciava la città catanese da anni e anni, proteggendola come una mamma con i propri figli, assieme all'Etna, a quel vulcano maestoso che regalava spesso spettacoli con le sue eruzioni di lava a tratti scenografica.

«Per la cronaca, era un complimento, il mio» puntualizzò Davide, roteando gli occhi verso il cielo e voltandosi a osservare l'amico assorto nei propri pensieri. Gli mancavano quei momenti assieme a lui, pieni di riflessione, battute scherzose e sana amicizia.

Anzi, il loro rapporto equivaleva quanto a quello tra due fratelli: inseparabili.

«Mi ricordo il nostro primo giorno al Policlinico, all'inizio del primo anno, come fosse ieri... e domani diventeremo dottori» ricordò Edoardo con un po' di nostalgia nella voce.

A passo lento e calibrato, Edoardo stava ammirando la complessità del Policlinico dallo spiazzo principale, antistante l'ingresso dell'Edificio C. Aveva sempre visto quell'enorme struttura solo di passaggio e vi era entrato per qualche visita di controllo ogni tanto, ma non per trascorrervi intere giornate.

Innuendo (Sospesa per Remastering)Where stories live. Discover now