*La storia è attualmente sospesa per ristrutturazione e remastering di trama!*
Edoardo Rinaldi, laureando all'Università di Catania, sta per realizzare ciò che ha sempre più desiderato in vita sua: diventare chirurgo odontoiatra. L'ultimo anno è con...
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Il sudore che si faceva strada sul viso, assieme al tremore lungo tutta la spina dorsale.
I pensieri funesti correvano impetuosi, in quella selva oscura qual era il suo essere.
«No! Ti prego... Aiutami!»
La sua voce quasi spezzata era ciò che distruggeva il religioso silenzio di quel corridoio.
Si era sentito come sbalzato fuori, tramortito dal suono dell'elettrocardiogramma.
Il respiro accelerava le sue corse, mentre il cuscino cercava di non trasformarsi in una spugna di dolore e angoscia.
«Zio Fabio! Non voglio andare via!»
La vocina piangente della piccola Elisa era come un ferro arroventato diretto al cuore.
«Tesoro mio, non andrai da nessuna parte!» urlò un Edoardo adulto, correndo poi verso di lei e abbracciandola, cercando di proteggerla come se lui stesso costituisse una barriera di protezione.
Quella stessa che stava per essere infranta.
«Edo, ho paura!» pianse ancora la bambina, con gli occhi iniettati di sangue dalle lacrime e le trecce ormai sfatte e senza una trama chiara. Il cuore le batteva forte tanto da scoppiarle in petto: sentiva che quel braccio che manteneva saldo il loro rapporto stava per staccarsi dalla presa.
«Resta con me, per favore!» implorò il ragazzo, con l'anima ormai accartocciata come un foglio di carta scarabocchiato, pasticciato.
Come la sua vita.
La bambina lo guardò, prendendogli il viso tra le mani e guardandolo dritto negli occhi con lo sguardo distrutto.
«Edo... Ti voglio tanto bene, promettimi che non mi lascerai mai da sola» pronunciò la piccola, singhiozzando e con i suoi occhi scuri che trasudavano dolore.
«Ti proteggerò sempre, lo prometto. Resta qui, non andartene!» sibilò ancora il giovane, cercando di mantenere quel legame ancora più saldo.
Il ragazzo percepiva forte e chiaro il calore di quelle manine dalla pelle non troppo diafana, dolci e vellutate come un orsetto di peluche.
