Il Diario di Vittoria - #6

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Catania, Dicembre 2019


Dicono che il dolore sia solo una sensazione passeggera.

C'è chi lo considera solo come un sintomo, ma secondo la legge dell'otto febbraio 2001, è considerato come malattia.

E per me lo è.

È quel genere di dolore che ti prende e distrugge l'anima in pochi istanti, ripercuotendosi poi sul fisico.

Per ognuno di noi, è diverso. Le sfumature sono differenti, la gravità è differente.

Nel mio caso, è... strano.

Intermittente come gli allarmi, ma nelle fasi acute mi stringe in una morsa senza scampo.

Ci sono volte in cui il dolore, per essere eliminato, dev'essere preso di petto e sfidato, come in un duello degno delle più epiche battaglie tra titani.

Pensavo di non riuscirci.

Temevo di cadere al minimo passo.

E invece... ho trovato quel minimo di forza e volontà che mi servono per affrontare questa crociata.

No, non è una singola battaglia. È una sequenza di scontri, un po' come i giochi a livelli.

Livello zero: il ritorno di zia Simona. Impatto traumatico, ma mi ha riscossa in tutto e per tutto. È stata l'ennesima espulsione dalla mia comfort zone. Ci ero rientrata da poco quando Edoardo si è laureato, dal momento in cui ho pensato che la mia vita stesse per prendere piede in quel preciso istante, con quel bacio nel cortile di fronte alla Clinica.

Ricordo tutto nei minimi dettagli, persino il suo tremore nell'avermi accanto. Sentivo tutto, persino il suo cuore martellare come un pazzo.

Amavo tutto, persino la più piccola foglia della sua corona di laurea.

Anzi, amo tutto ancora oggi. E credo che lo farò per il resto dei miei giorni.

Peccato che quella visita inaspettata nel mio ufficio, giusto due mesi fa, non ha fatto che farmi crollare il mondo addosso per l'ennesima volta.

Livello uno: l'impatto.

L'unico elemento che mi guidava era la rabbia, ma non una di quelle feroci al punto di staccare la testa al primo che passa, bensì quella spinta dal dolore.

Sempre da lui.

È triste da ammettere, ma purtroppo è una delle costanti della mia esistenza. Lui che mi manovra come un burattino, che mi spacca quel piccolo muscolo che ho dentro la cassa toracica, protetto da due guardie sibilline che collaborano tramite passaggi segreti e vie che attraversano tutto ciò che il mio io.

Me l'ha rotto talmente tante volte da averci fatto l'abitudine, ormai. Le brutte notizie non sono mai mancate, le delusioni peggio ancora.

E la disperazione? Dove la mettiamo?

Ah, quella è una fedele compagna di viaggio, era già inclusa nell'elenco.

Tornando alla zia, non riuscivo a controllarmi, quel pomeriggio. Avevo davanti lo specchio del mio passato oscuro: infranto, dismesso. E più lo vedevo, più aumentava la mia rabbia.

Per non parlare delle parole che ne venivano fuori.

Papà di qua, papà di là... tuo padre non è come pensi... non giudicarlo troppo presto...

Certo, del tuo cosa ci hai messo, zia?

Solo tanto amore e voglia di proteggerti.

Livello due: la riflessione.

Innuendo (Sospesa per Remastering)Where stories live. Discover now