18. Colpevoli e innocenti

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La luce soffusa dell'abat-jour illuminava quello spazio racchiuso da veli bianco latte, assieme ai loro corpi seminudi, coperti dalla sola biancheria intima e le lenzuola color della neve

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La luce soffusa dell'abat-jour illuminava quello spazio racchiuso da veli bianco latte, assieme ai loro corpi seminudi, coperti dalla sola biancheria intima e le lenzuola color della neve.

Davide fissava il soffitto con un certo disinteresse. Era da diverse settimane a quella parte che non prestava più attenzione a nulla, forse solo agli impegni universitari, tra cui quelli della tesi. Nel mezzo della serie di sfortunati eventi che l'aveva martoriato, nell'ultimo periodo, qualche piccola gioia si era affacciata alla finestra, dandogli la possibilità di prendere qualche boccata d'ossigeno dai pensieri ancora più confusi che lo tormentavano.

Ogni giorno, sentiva continuamente un dolore aumentare la sua intensità sul petto, sul cuore, nell'anima.

E tutto era collegato a quella giornata così tetra, a quelle parole che lui stesso aveva pronunciato, ma senza nessuna cognizione di causa.

Ogni sillaba che era uscita dalle corde vocali e che rientrava nella mente costituiva un passo indietro sulle sue convinzioni e posizioni: poteva mai essere vero ciò che girava sul conto del suo migliore amico?

Si era fidato di Marika, le aveva dato ascolto, ma qualcosa non l'aveva convinto al cento percento.

Quel nonsoché, negli occhi della ragazza, che gli aveva suggerito - e continuava a farlo tuttora - di starle lontano e ritornare sui propri passi. 

Oltre a quelle parole, alle lacrime della persona con cui aveva condiviso l'intera carriera universitaria, gioie, dolori, sfighe e avventure, gli martellava forte la pesantezza del capo di quel giorno.

Continuava a convincersi del fatto che fossero gli effetti della terapia, che quella cura fosse la panacea di tutti i suoi dispiaceri ma, in quel momento, stava iniziando a rendersi conto del fatto che ogni giorno che passava si sentiva sempre peggio, come se una pressa idraulica gli stesse comprimendo la testa e i pensieri.

O meglio, ciò che ne restava.

Tentava di ritrovare qualche ricordo felice, solo per far respirare il suo cuore, ma l'oscurità continuava a stringere la sua morsa sul petto, sul corpo. 

Sì, Edoardo gli mancava e solo Dio sapeva quali pene avrebbe accettato di patire, pur di riavere il suo migliore amico al proprio fianco. L'aveva ferito pesantemente e non se lo sarebbe mai perdonato in tutta la sua vita.

Edoardo l'aveva aiutato sempre, era corso da lui in qualsiasi momento.

L'aveva salvato tante volte: dalla morte, dalla follia, dalla disperazione.

Davide, invece, era stato capace di ribaltare anni di amicizia con poche parole. 


Innuendo (Sospesa per Remastering)Where stories live. Discover now