Capitolo 27

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Il primo giorno di sospensione é stato una noia mortale.
Stare chiuse in camera per tutto il tempo é una bruttissima punizione.

A causa di questo, non possiamo neanche andare a lavorare, infatti abbiamo chiamato Matt per spiegargli la situazione.
Lui si é messo a ridere e ci ha detto di non preoccuparci.

Ma noi ci preoccupiamo eccome, é orribile non fare niente.
Siamo rinchiuse fra queste quattro mura, in pratica ci ritroviamo in prigione.

Sono sdraiata a pancia in sù e continuo ad osservare il soffitto bianco.
Ho tenuto il mio sguardo fisso su di esso per troppo tempo, i miei occhi si sono incrociati a causa di tutto questo bianco.

Stropiccio leggermente gli occhi e mi alzo a sedere.
Appoggio la mia schiena contro il muro e osservo le ragazze.
Anche loro si stanno annoiando da morire.

Stella é in cucina a fare le pulizie, é una sua mania.
Ogni volta che é arrabbiata, preoccupata o triste, inizia a fare le pulizie.
Non che non le faccia mai, ma in questi casi é ancora più snervante del solito.

Mentre Ariel, é sdraiata sul suo letto a pancia in sù e con la testa verso il basso.
Muove le gambe e certe volte sbuffa sonoramente.
É così buffa.

"Basta! Che ore sono? Non ne posso più!", Stella si dirige verso di noi.

La guardo e trattengo una risata.
Anche il suo outfit é "trasandato".
Indossa un paio di pantaloncini corti e una maglietta a maniche corte che le lascia le spalle scoperte.
Il suo viso é senza un filo di trucco e i suoi capelli sono legati in una cosa disordinata.

Anche vestita così é davvero bella, soprattutto senza trucco.
Adoro i suoi grandi occhioni marroni e poi il suo dolce visino senza niente sopra.

Ariel si alza e afferra il suo telefono.
Accende il display e inizia a saltellare contenta.

"Ragazze! Sono le 18:15!", batte le mani contenta.
"Finalmente! Vado a prepararmi", Stella si dirige verso il suo armadio.
"Menomale", mi alzo contenta anche io.

Ci prepariamo per poi sederci e aspettare le 19 esatte.

"É una tortura rimanere chiuse in camera", sbuffa Stella.
"Non dirlo a me", Ariel rotea gli occhi.
"Scusate ragazze", abbasso la testa.

Mi sento in colpa.
Siamo in questa situazione solo per colpa mia, io e la mia testardaggine.
Devo imparare a stare zitta e a placare i miei nervi.
Le ragazze hanno già pagato abbastanza le mie colpe.

"Tranquilla Abby", si mettono sul mio letto.
"Stavolta non é colpa tua", Ariel mi abbraccia.

Giro il volto e inizio a guardare Stella.

"Smettila di fare gli occhi dolci", mi copre la faccia.
"Ariel ha ragione, stavolta non é stata colpa tua", le lecco la mano.
"Che schifo!", si alza e si dirige subito in bagno a lavarsi le mani.

Io ed Ariel iniziamo a ridere.

Stella ritorna da noi, ma un suono cattura la nostra attenzione.
Ci catapultiamo alla velocità della luce verso la nostra porta e ritroviamo davanti a noi il preside Hamilton.

"Buonasera, ragazze", ci fissa attentamente con il suo sguardo glaciale.

Un freddo improvviso inizia a farmi gelare il corpo.
Porto le mani sulle mie braccia e cerco di rimanere ferma e non tremare.

"Buonasera, preside Hamilton", ripetiamo all'unisono.
"Seguitemi", ci fa cenno con la testa.

Ariel va a prendere le chiavi della stanza e poi la chiude.
Dopodiché, ci mettiamo dietro il preside, ad una distanza di sicurezza, e iniziamo a seguirlo.

Ai confini dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora