Speciale (pt. 5)

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Eveline:

Mi giro su un lato e socchiudo gli occhi, provo a stare attenta ad ogni minimo rumore, ma l'unica cosa che riesco a sentire é il silenzio.

Sono passati dieci giorni dall'accaduto con papà e le foto e da dieci giorni a questa parte, l'unica cosa che mi circonda é il silenzio.

Mamma continua a stare a casa di zia Ariel mentre papà cerca di fare tutto il possibile per parlare con lei.
Ma la mamma non vuole ascoltarlo, é completamente a pezzi e io non riesco a capire il motivo.

Papà continua a sostenere la sua teoria, lui dice di non aver mai tradito la mamma e io ora lo credo.
I suoi occhi sono sinceri e il suo stato d'animo mi conferma questa teoria.

Né mamma e né papà vanno a lavoro, si sono chiusi entrambi in casa, beh la mamma si é isolata papà no.
Ogni giorno va a casa di zia Ariel e bussa alla porta finché non viene ad aprire qualcuno, ha persino provato ad arrampicarsi verso la finestra ma é stato beccato da mamma e lei si é chiusa in bagno.

Ma papà non si arrende e non é sua intenzione, continuerà a lottare per la mamma, é la sua ragione di vita, così ha detto.

Mi alzo di controvoglia e decido di uscire dalla mia stanza, é ora di andare a scuola, seriamente, mi tocca farlo.
Le vacanze sono finite e io ho già saltato una settimana, non avevo voglia di tornare in quel posto e non ho ancora voglia di vedere il viso di David ma lasciamo perdere questo ragazzo.

Ho altri problemi da risolvere, mi sento troppo in colpa.
Tutto é andato in frantumi a causa mia, ho distrutto la mia famiglia, ora siamo divisi a causa mia.

Grace é andata con la mamma da zia Ariel mentre Betty é rimasta con me ma a malapena rivolge la parola a papà.
Non riesce a capire il perché del suo comportamento ed insiste nel sapere la verità ma papà ripete sempre la stessa frase:

"Queste cose devono rimanere solo fra me e vostra mamma. Non ha senso raccontarvi i problemi all'interno del nostro matrimonio", la ripete ogni giorno.

In fin dei conti ha ragione, é il loro matrimonio e ci sta mantenere dei segreti nei nostri confronti.
Non ha senso saperli perché non sono affari nostri e soprattutto non dobbiamo saperli per evitare lo schieramento.

Scendo le scale e mi dirigo in cucina e il profumo di caffè invade le mie narici.
Noto papà seduto sulla sedia con lo sguardo perso e il corpo rigido.

Indossa un paio di pantaloni della tuta grigi, una maglietta a maniche corte nera e i piedi scalzi.
Papà non usa né le scarpe e né le ciabatte in casa.

I suoi capelli sono disordinati e il suo viso pallido fa da contrasto con le sue occhiaie.
La sua vitalità é andata via, la sua gioia é svanita, io ho spento mio papà.

Mi avvicino verso di lui con estrema cautela e ogni passo che faccio aumenta il mio nodo allo stomaco.
Mi metto dietro la sua schiena e rimango ferma per qualche secondo per poi circondarla con le mie braccia.

"Giorno Evie", accarezza la mia mano.
"Scusa papà", sussurro.

Non appena sente la mia frase si alza in piedi e si gira verso di me, inchiodandomi fra le sue braccia e regalandomi un dolce abbraccio.
Posa la sua testa sopra la mia e il suo calore inizia a sciogliermi piano piano.

"Non é stata colpa tua piccola", accarezza la mia schiena.
"Invece si! La mamma é andata via per colpa mia", inizio a piangere.

Papà lascia la presa e afferra le mie guance, asciugando le mie lacrime.
Il suo viso spento mi fa sprofondare e i suoi occhi mi lasciano senza fiato.

Ai confini dell'amoreWhere stories live. Discover now