Capitolo 1

21.6K 478 1.2K
                                    

"Abigail, tesoro, svegliati", mia mamma entra nella mia stanza.
"Non voglio mamma", mi copro con la coperta.
"Abigail, alzati", le toglie.

E il freddo si impossessa delle mie gambe nude.

"Sotto fra mezz'ora", mi punta il dito contro.
"Okay", sbuffo.

Esce dalla mia stanza e inizio la noiosa routine.

Vado in bagno e faccio una doccia calda e rilassante.

Dopodiché passo al trucco.
Uso il fondotinta e il mascara.

Poi guardo le lenti a contatto.
Dovrei metterle? Oppure opto per gli occhiali?

"Abigail", sento la voce di mia mamma.
"Okay, vada per gli occhiali", li prendo e li indosso.

Scendo le scale e vado in cucina.

"Oh, giorno dormigliona", mi bacia la guancia.
"Giorno straniero", ricambio.
"Pancake?", domanda.
"Ovviamente, Nate", lo afferro e inizio a mangiare.
"Ariel, scendi", mia mamma fa avanti e indietro per la casa.
"Eccomi", sbadiglia.
"É una tortura svegliarsi presto per voi due", ci guarda divertito.
"Scusa se non assomigliano a te, fratello", Ariel calca l'ultima parola.
"Non mi piace quando mi chiami così", le pizzica il naso.
"Lo so", toglie la sua mano e iniziano a ridere.
"Ragazze, in macchina", la mamma prende le chiavi di casa.

Ci giriamo verso Nate e facciamo gli occhioni dolci.

"Certo che verrò con voi", ci abbraccia.

Noi ricambiamo.

"Ragazzi, ci aspettano due ore e mezza di macchina", ci riprende la mamma.
"Arriviamo", ripetiamo tutti e tre.

Dopo due ore e mezza di macchina, finalmente arriviamo a Londra.
Scendiamo dalla macchina e io ed Ariel iniziamo a prendere le nostre cose.

"Le mie bambine", la mamma si catapulta fra le nostre braccia.
"Mamma, non stiamo andando in guerra", parla Ariel.
"É solo l'Università", completo la frase.
"Lo so, lo so. É solo che siete cresciute così in fretta! Le mie gemelline", ci soffoca.
"Mamma", sussurro.
"Mamma!", la riprende Ariel.
"Scusate, scusate", lascia la presa.

Finalmente riprendo a respirare.

"Mi raccomando, chiamate", ci guarda con gli occhi lucidi.
"Certo mamma", stavolta andiamo noi ad abbracciarla.
"Fai attenzione", Nate mi guarda.
"Sempre", sorrido.
"Mi mancherai, piccola peste", mi pizzica la guancia.
"Tu no, straniero", lo abbraccio.

E lui ricambia.
Mi lascio cullare per qualche minuto dal suo abbraccio per poi staccarmi.

"Ci si vede", li salutiamo io ed Ariel.

Ci salutano con la mano e poi entrano in macchina.
Dopo averlo visto sfrecciare, ci giriamo entrambe.

"Sei pronta?", domanda Ariel.
"Prontissima", ci abbracciamo.

Prendiamo le valige e ci dirigiamo verso la nostra stanza.

"Perché il campus é così grande?", borbotta Ariel.
"Perché siamo in una scuola famosa?", la prendo in giro.
"Grazie per avermelo ricordato", rotea gli occhi.

"Stanza 115, é la nostra", Ariel si ferma davanti alla porta.
"Okay", prendo un bel respiro.

Ariel apre la porta ed entriamo dentro.
É una stanza abbastanza grande, con tre letti e due armadi.
Andando avanti troviamo la cucina e affianco un'altra porta, dovrebbe essere il bagno.
Dopo ritorniamo verso i letti.
Ci soffermiamo su uno in particolare e vediamo dei vestiti sopra di esso.

Ai confini dell'amoreWhere stories live. Discover now