Capitolo 21

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Io ed Ariel ci sediamo su una panchina poco distante dal London Eye.
Metto i gomiti sulle mie ginocchia e porto la testa verso le mie mani, appoggio la fronte su di esse e inizio a prendere respiri profondi.
Qualche lacrima cade sulle mie calze, bagnandole un pochino.
I suoni continuano a non esistere, i colori non brillano più, riesco solo a sentire la mia tristezza e ad avere nella mia visuale solo l'immagine di Aiden e di Anastasia.

Se non tiene a lei, perché erano insieme?

Mi ha detto che non significa niente!
E allora perché é successo tutto questo?

Mi alzo arrabbiata e inizio a fare avanti e indietro.

"Abby, respira", Ariel afferra la mia mano.
"Sto bene", la guardo.
"Il tuo comportamento racconta un'altra cosa", si alza anche lei.
"Non é vero", giro la testa.
"Abby, sei mia sorella, ti conosco", afferra il mio viso e lo gira verso il suo.

Asciuga le mie lacrime e mi sorride dolcemente.

"Aiden ti piace?", domanda.
"No", indietreggio.

Come fa a piacermi una persona del genere?

Non scherziamo, dai!

Mi tratta sempre male, prima é gentile, poi é arrabbiato, poi é tenero, poi é furioso.
Mi respinge e poi mi attira nuovamente verso di lui, e i nostri riavvicinamenti, quelli mi sciolgono il cuore.

Aspetta, questo vuol dire piacere?
Ah,non capisco niente!

"Okay, ma sappi una cosa Abby", mi punta il dito contro.
"Puoi mentire a me, a Stella, a Nate, a qualsiasi persona, ma non puoi mentire a te stessa", la sua frase mi arriva dritta al cuore, come fa una lama tagliente.

Non posso mentire a me stessa, Ariel ha ragione, ma in questo momento non riesco a capire le mie emozioni, il mio cuore e la mia testa.
Sono sensazioni nuove che non riesco a decifrare.
L'unica cosa che so é che fa male e tanto, mi ha spezzato il cuore, ancora una volta.

Ariel afferra la mia mano e mi porta verso la panchina, ci sediamo entrambe e lei porta la mia testa sulla sua spalla, poi appoggia la sua sulla mia e inizia ad accarezzarmi il braccio.
Rimaniamo entrambe in silenzio, ma stiamo comunicando ugualmente.
Ariel sente e percepisce tutto quello che provo in questo momento, in ogni singolo istante della mia vita, quindi a volte, le parole non servono, basta chiudere gli occhi e ascoltare, ascoltare il dolore.

"Ehy, tutto bene?", le sue mani si appoggiano sulle nostre gambe.

Apro gli occhi e mi ritrovo Nate in ginocchio, davanti a noi con gli occhi preoccupati.

"Sì, stiamo bene", scompiglio i suoi capelli.
"Sei tremenda", inizia a farmi il solletico.

I capelli di Nate sono off-limit, nessuno li deve toccare, non sopporta questo contatto e io conosco questo suo "segreto" e mi piace dargli fastidio.

Grazie a lui riprendo a ridere a crepapelle e il fiato ormai va a mancare sempre di più.
Rido e mi dimeno e lui fa la stessa cosa, dopo un pochino lascia la presa e stampa un bacio sulla mia guancia.

"Mi mancavano questi momenti", sorride.
"Anche a me", mi catapulto fra le sue braccia.

Lui ricambia e mi stringe, mi porta accanto al suo cuore e il suo battito mi mantiene in vita, mi tiene con i piedi per terra.
Nate é qui e anche io, devo godermi questi momenti insieme a mio fratello, basta pensare ai miei drammi quotidiani, oggi mi dedico solo ed esclusivamente a lui.

"Dove andiamo?", domanda Ariel.
"A mangiare ovviamente", rispondo io.
"La solita", Nate mi pizzica un fianco.

Lascio la presa e gli tiro un pugno sul braccio, poi afferro la mano di Ariel e le faccio l'occhiolino.
Lei capisce e iniziamo a camminare davanti a loro.

Ai confini dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora