Capitolo 41: Non impossibile.

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VANESSA

La mano trema solo a sfiorare la maniglia della porta. Nella mia testa, mi si è scosso un pensiero: Max fa il porta pizze dell'università. Magari è qui, per questo.

Apro.
Sta appoggiato sul cornicione della porta, testa bassa. Indossa un cappello e nonostante sia decisamente più alto di me, non riesco a vedergli il volto.

Nessun cartone della pizza.

Prima che io possa dirgli qualcosa, lui prende un respiro veloce dal naso, come quando sei raffreddato e devi pulirti. Più o meno.

«Max, tutto bene?» Mormoro.

Lui scuote la testa in silenzio. Vedo la sua bocca tremare quando sussulta per alzare la testa verso di me. Sta per piangere.

Il mio cuore batte davvero forte dritto in gola, perché il mio unico pensiero va a suo figlio.

Prendo un momento di pausa e poi avvicino lentamente la mano sul suo avambraccio.
«Max.» Ripeto.

Lui, prontamente, afferra il mio polso e solleva finalmente lo sguardo.

Ha gli occhi grondanti di lacrime, scavati dal pianto ed il volto scosso, come se avesse patito le pene dell'inferno.

Lo guardo dritto nei suoi occhi nascosti dalle amare lacrime che quasi mi contagia oltre che preoccuparmi.

«Perdonami Vanessa.» Enuncia. Il mio cuore ferma la paura, è venuto qui per me. A quanto pare. L'ultima volta che l'ho visto piangere così effettivamente è stato a quella festa. E ha pianto per me.

Mollo piano la presa mentre lui riprende a parlare: «Perdonami, i-io.. non sapevo dove altro andare.» Confessa.

Lo guardo confusa.
Se piangi per me, puoi andare in qualsiasi altro posto che non sia casa mia, no? Ma forse nella testa di Max non funziona così.
«E non voglio stare da solo.» Aggiunge.

Ok, qua c'è qualcosa che non va.
Devo capire.

«Max, che succede?» Domando, mentre piano piano, lo tiro dalla giacca di jeans, entrandolo in casa. Chiudo la porta e lui rimane fisso, con la testa bassa, continuando a piangere. «Devo capire che succede, se no non posso aiutarti.» Ribadisco.

Lui scuote la testa ed io, in un momento lento, gli afferro il volto con le mani, accarezzandolo lentamente. Lo aiuto a sedersi sul bracciolo del divano. Alterna momenti in cui tiene gli occhi chiusi dal dolore e altri dove, quando li apre, non mi guarda.

Mi sto davvero preoccupando.
«Ei.» Sussurro.
Lui poggia le sue mani sulle mie e..

«Mio nonno Thomas..» Pronuncia.
In un attimo, ho già capito.
Vorrei fosse diversamente ma se Max è qui, che piange così e queste sono le sue uniche parole, la risposta è solo una.

Stringe i denti e riabbassa la testa.
Scende la mani verso il bracciolo, come per sorreggersi dal dolore, e li decido di abbracciarlo.

Stringerlo a me.
Non perché so che io possa farlo stare bene, ma perché umanamente è l'unica cosa che io possa fare.

Lui alza lentamente le mani, poggiandole sui fianchi.

«Scusami Vanessa, perdonami. Non sapevo dove altro andare.» Ribadisce, piangendo.

«Non preoccuparti. Ci sono io con te.» Enuncio.

Gli tolgo il cappello e gli accarezzo i capelli mentre, subito dopo, gli tolgo il giubbotto di jeans.

Mi giro di nuovo verso di lui e finalmente incrocia il mio sguardo. Ci guardiamo per un po' e poi lui pronuncia:

«Non potevo immaginarmelo.»

Prendo un respiro profondo ed incrocio le dita della mia mano con le sue.

«Come.. cosa è successo?» Domando, stringendomi nelle spalle con l'altro braccio.
«Infarto.» Lui risponde subito. «Fulminante.»
Come quando vuoi toglierti un cerotto che sai già ti farà malissimo.

Lo guardo.
Non c'è molto che io possa fare se non ritornargli un po' di quel riposo di cui ha bisogno. Ha gli occhi scavati dal sonno.

Lo faccio alzare dal divano e lo trascino fino alla stanza.

Non sto male per questo.
So di poter essere per lui anche un amica. Una di quelle che chiami quando hai bisogno.
Poi io ho conosciuto il Signor Wheeler.

«Innamorarsi da giovani non è facile, quasi inaccettabile. L'amore è come il bungee jumping: o ti butti per provare sensazioni inimmaginabili oppure non ti butti perché non vuoi farti male. Chi ti assicura che quella corda sia davvero solida? Ma quando ti butti, pensi solo a due cose. "Ne voglio ancora" e "perché non l'ho fatto prima?".»

Credo molto nel destino, e penso che quel giorno, su quell'altalena, sia davvero stato esso a spingere il Signor Wheeler a dirmi queste parole, prima del suo tempo.
Perché non avrei mai pensato che qualche mese dopo lui..

Ma sono felice di aver avuto un piccolo momento insieme a questa grande persona.

Non oso immaginare come stia Max.

Si poggia sul letto, sul suo solito lato.
Prendo la coperta sul puff e gliela metto di sopra. Tolgo le scarpe e mi siedo sul bordo del letto.

«Scusami Vanessa..» Dice, con gli occhi che minacciano di chiudersi, lo vedo.

Sta crollando.
E si merita un po' di riposo.

Mi avvicino a lui e metto la testa sul suo braccio mentre già sta prendendo il sonno pieno.

Guardo i suoi dettagli.
La bocca larga, il naso sottile, la pelle chiara, i riccioli cadenti sugli occhi, e questi occhi.

Questi occhi sofferenti. Questi occhi mal ridotti. Come i miei.

I nostri occhi si sono sempre alimentati a vicenda e credo che, da quando ci siamo allontanati, soffrano una la carenza dell'altro.

Per non parlare delle nostre labbra.
Amavo baciare queste calde e soffici labbra con le mie. Mi faceva sempre un bell'effetto sullo stomaco.

Ed i nostri cuori.
Sento il suo cuore battere ed è il suo più bello in questo momento. È così tranquillo adesso, così riposato.

Sento che io e lui saremo sempre connessi, come la leggenda giapponese del filo rosso.

Vorrei questo momento non finisca mai.
E mentre lo guardo, penso all'altra cosa che il Signor Thomas mi ha detto:

«Max è davvero un ragazzo complicato, lo so. La sua storia lo è forse più di lui. Ma non l'ho mai visto guardare qualcosa come guarda te. Non so chi dei due stia aspettando il passo decisivo, ma vi consiglio di scavalcare questo muro e di prendere tutto come viene. Siete giovani e la vita è difficile, ma non impossibile.»

Non impossibile.
Mi stringo ancora un po' vicino a lui.
E mentre trovo la posizione perfetta per addormentarmi con Max, lui comincia a ricambiare l'abbraccio, trovando posizione con me.

È stato davvero difficile sopportare questo fardello ma se siamo qui significa che non è stato impossibile.

Ma adesso voglio solo che Max stia bene.
Niente di più.

Max Level. || Arón PiperWhere stories live. Discover now