Capitolo 38: Una bella lezione.

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VANESSA


Durante la notte, avevo sentito la porta chiudersi.

Mi sono riaddormentata sapendo che non avrebbe passato tutta la notte con me ma a dire il vero, non è stato un vero e proprio problema. In ogni caso, mi sono svegliata definitivamente intorno alle 6, ma sono rimasta a fissare il soffitto per un ora. Non mi sento molto a mio agio.

Decido così di scendere dal letto, indossare le ciabatte e dirigermi verso lo specchio. Acconcio i capelli in due fermagli ai lati e faccio un respiro profondo. Indosso solo una maglia, prendo dunque i pantaloncini e l'infilo sotto essa. Prendo il telefono e scrivo un messaggio a Lee:«Sei sveglio? Ci vediamo al bar tra 10 minuti?» Sarà banale ma mi sento di doverlo fare.

Devo parlare con lui, sperando che mi capisca. E non so dove sia finita Priya perciò manderò un messaggio anche a lei.

In ogni caso io andrò lì, ho fame.Poco prima di uscire dalla porta, ricevo un messaggio: è lui.«Faccio la doccia e arrivo.» Accompagnato da una faccina con la lingua di fuori. Sorrido come un ingenua e, con gli occhi ancora rivolti sul cellulare, esco dalla camera.

C'è un ragazzo che sembra svenuto ai piedi della ringhiera che affaccia sul salotto principale. Cercando di non inciampare su di lui, mi avvio verso le scale. È un vero manicomio. Ieri ho sentito tante urla ma ero troppo impegnata a piagnucolare sulla mia stupida vita.

Magari dovuto a quella situazione della lavagna. Non andrò neanche a vedere, tanto so già che non conosco nessuno di quei nomi.

Mentre m'incammino verso il bar penso al fatto che si dica vengano prese di mira le ragazze più difficili. Molly non sarà su quella lavagna, suppongo. Sbuffo a ridere da sola entrando nella Hall principale. 

Sul divanetto ci sono ancora ragazzi svegli che ridono e sembrano essere molto sbronzi. Improvvisamente, un ragazzo mi guarda, alza il bicchiere e mi sorride. Come per salutarmi. Come se stesse brindando alla mia salute.

Quanto dev'essere ubriaco?

I due ragazzi di fronte a lui si voltano, guardandomi con un sorriso malizioso. Poi finiscono col ridere di gusto.Che fastidio. Non solo devo sopportare la mattina, ma anche la gente.

Arriva un messaggio sul cellulare.«Appena ti svegli, chiamami subito.»È Hardin.

Che ci fa sveglio a quest'ora? Bè, non ci vorrà molto per scoprirlo, visto che sto per fare quello che mi ha detto. Ma cosa sarà successo?

Porto il telefono all'orecchio e mi allontano dalla porta, entrando sempre di più nei meandri della Hall. Ci sono bicchieri sparsi ovunque ed il pavimento è appiccicoso. Sento solo il rumore della chiamata che attende risposta mentre immagino che casino ci sia stato fino a qualche ora fa in questo Hotel.

Sollevo la testa e l'occhio mi cade sulla lavagna. Sul nome scritto più grande di tutti, quello mezzo cancellato ma che si legge comunque.

Mi si ferma il mondo. Mi si blocca il respiro. Sento il cuore in gola e le mie gambe cedere.Indietreggio, sbattendo la schiena sulla colonna dietro di me. No, non è vero. Non può avermi fatto questo.

Non riesco a sentire nulla ma improvvisamente la voce di Hardin prevale sui miei pensieri.«Vanessa!»Probabilmente sarà la decima volta che chiama il mio nome.Mugolo un «Eh?» molto confuso.«Me lo dici o no?» Domanda lui. Sembra davvero furioso.

Passo gli occhi lettera per lettera. È il mio nome quello scritto a lettere cubitali. Il mio nome ed il mio momento d'intimità bruciato in un grande e schifoso gesto di superficialità.«Vanessa! Rispondi! Sei in camera? Devo parlarti.» Enuncia ripetutamente.

Max Level. || Arón PiperWhere stories live. Discover now