Capitolo 15: Curiamo queste ferite?

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VANESSA
Sabato, 03:28 am.

Il mio sonno viene interrotto dalla suoneria del mio cellulare in piena notte. Guardo l'ora: le 3:28.
Chi può essere a quest'ora?
Spalanco gli occhi e afferrò il cellulare senza guardare il nome. Rispondo e basta.

«Pronto?» Sussurro.
«Pronto, Vanessa! Cazzo Vanessa, ti chiedo scusa! È un cazzo di emergenza, non sapevo chi chiamare.»

Dalla voce riconosco subito che non è Max. Allontano il telefono dall'orecchio e guardo il nome.
Strofino gli occhi con le mani perché penso di aver letto male ma invece ho letto proprio bene:
È Poser.

«Poser? Che succede?»
Balzo giù dal letto come un furia e afferrò i jeans nella sedia pronta ad uscire di casa.
La mia testa urla un solo nome: Max.

«Senti, non dire a Max che ti ho chiamato! Non sapevo a chi chiedere.» Parla e dalla sua voce sento la sensazione che si trovi un po' in difficoltà.

«Che succede? Parla!» Ordino subito.
«Ho un problema qui, abbastanza serio. Posso venire a casa tua?» Domanda.
Prendo un respiro profondo e acconsento.
Ma quanto grande potrà mai essere questo problema?


POSER
Sabato, 02:13 am.

Cazzo, mi passa la voglia di fare festa quando Kitty non è con me. Certo, che quella litigata di oggi si poteva evitare.
Scaccio i pensieri dalla testa.
In realtà, ho solo voglia di fumarmi qualche canna nella mia stanza senza essere disturbato.

Cammino per le strade, tra palazzi grigi contornati da ogni specie differente di albero possibile. Passo dal settore 4.

Certo che Max è davvero fortunato ad avere una come Vanessa. È molto bella, quasi stratosferica e per di più, si vede che ci tiene a lui.
Io non so più quando esattamente tra me e Kitty la relazione ha iniziato a vacillare.

In un batter d'occhio, pensando e ripensando mi trovo davanti il mio appartamento.
Mi viene un colpo quando vedo, sul muretto fuori il mio portone, quel grandissimo deficiente di mio fratello, Aaron.

Accelero il passo e lui alza lo sguardo.
Ha lo zigomo spaccato in due da una ferita, il labbro insanguinato e il collo pieno di lividi.

Lo prendo dalle spalle e lo sollevo.
«Che cazzo hai combinato, Aaron?»

Lui si tocca la guancia con dolore e mi risponde dopo un po'.
«Gli devo dei soldi, Poser.»

Lo spingo.
Non di nuovo, cazzo. Non di nuovo.
Cammino in cerchio e cerco un modo.

«Non posso tornare nella mia stanza, mi devi aiutare.» Pronuncia lui.
Se non fosse ridotto così male, gli darei uno schiaffo.

«Quanto ti serve?»
«Mille e seicento dollari.» Borbotta lui.
«Mille e seicen.. porca puttana! Sei diventato imbecille? Quella merda ti mangerà il cervello, la devi smettere! Dove li troviamo tutti sti soldi, cazzo!!»

Non riesco a smettere di rimproverarlo che il rombo di una moto ci pianta accanto. Aaron riesce a nascondersi dietro il muretto ed io rimango lì.
Scendono due ragazzi, incappucciati.

«Dov'è tuo fratello?» Domanda uno.
È Mike, ormai lo conosco bene.
Questi tizi vendono la merda a mio fratello che lui non si può permettere. Aspettano che arrivi quasi a duemila dollari di debito e poi lo pestano.
Purtroppo, hanno anche ragione.
Quel coglione, non so come farglielo capire che è proprio un coglione.

«Non lo so, amico. Davvero. Che ha fatto? Quanto vi serve?» Domando, fingendo.
«Non mi prendere per il culo.» Enuncia.

Va spedito verso il portone, pericolosamente vicino al muretto.
È un secondo. Un solo nano secondo.

Max Level. || Arón PiperWhere stories live. Discover now