Capitolo 26: Come stai?

933 31 0
                                    

«È appena stato dimesso dopo 5 giorni di convalescenza Tymon Kapp, un fuggitivo che ha seminato terrore nelle ultime settimane nascondendosi tra i paesini di Washington. È stato trovato nei pressi della Washington Central University, in un boschetto e privo di sensi. Ha riportato un trauma facciale e pare abbia perso la vista totale dell'occhio destro. Per i cittadini questo pare sia anche il minimo. Rimane anonimo il nome dell'aggressore o, come lo definiscono alcuni, del salvatore. Ma pare dicano sia uno studente. Adesso Tymon verrà portato direttamente in carcere dove sconterà le pene delle quale è accusato quali furto, aggressioni, stupro e possessione di sostanze stupefacenti. Poi pare che..»

Il televisore di spegne di colpo. Mi guardo intorno e mi rendo conto che mia madre è di fronte l'uscio della porta col telecomando in mano.

Non ribadisco neanche. Chissà quanto tempo sono stata imbambolata a guardare la tv.

«Amore.. non ti fa bene ripensare a quella sera.» Dice.

Io sospiro.
Non ci avevo nemmeno fatto caso.
Lo so che non mi fa bene ma non mi rimane molto da fare ormai se non guardare la tv.

Ma speravo anche che uscisse il nome della persona che ha aggredito quel pezzente, e cosa faranno a quest'ultima, anche perché quella notte la verità uscì allo scoperto:


«Che cosa?! Sei stata aggredita da quel malvivente?!» Urlava Hardin, in preda ad una crisi.

«Sto bene, Har.» Borbottai.
Non stavo bene per niente. Ero distrutta più per Max che per l'aggressione.

Ricordo che mia madre pianse accanto a me, come sempre. Quello è il suo modo per compatire una persona: piangere.

Priya stava lì a curarmi la ferita sulla gamba. Quella stessa ferita che Hardin pensava fosse opera di Max.

Ma Max non mi avrebbe mai fatto del male.

«Ma come sei riuscita a scappare?» Domandò Aaron, seduto a terra accanto a Priya.

Istintivamente guardai Chris, che stava appoggiato al mobile del soggiorno con un volto che era un mix tra imbarazzo e rabbia. Io stavo seduta stretta nella sedia, a contorcermi dal dolore per le medicazioni.

Lee si girò con un sorriso quasi compiaciuto e rispose al suo posto.
«L'abbiamo fatti scappare con la macchina ma non è stato sufficiente per farlo correre più veloce di Chris.» Disse, con un ghigno sul volto.

«L'hai picchiato tu?» Domandò serio Hardin.

Rimanemmo tutti in silenzio.
Stranamente anche Chris si ammutolì, che stava lì a toccarsi la mano.

Poi annuì.
In silenzio.

Quel silenzio rimase in quella stanza per qualche minuto. Mia madre era appena arrivata da Londra per passare il Natale con noi e la prima cosa che vide fu una figlia ridotta uno straccio col cuore spaccato in due e l'altro figlio un fascio di nervi pronto a spaccare tutto.

Insomma, un po' come quando stavamo a Londra.

«Adesso tu verrai a stare da me.» Pronunciò a gran voce Hardin.

Mi alzai di scatto per controbattere ma caddi di nuovo nella sedia per il dolore alla gamba.
«Non voglio sentire discussioni. Verrai da me.» Ripetè.

Tessa lo richiamò a sè mentre io tremavo dalle troppe emozioni.
«Forse è giusto..» Borbottò Priya. «Io tornerò dalla mia famiglia per Natale.. in India. Tornerò dopo capodanno.» Enunciò, guardandosi con Aaron rattristita.

«Nessun problema piccola, io anche partirò per le vacanze: Torno in Olanda dai miei nonni con Poser.» Ribadì, stampandole un bacio sulla fronte.

Max Level. || Arón PiperWhere stories live. Discover now