Capitolo 17: Morirebbe, per mano mia.

1K 31 0
                                    

HARDIN

Sono così nervoso che credo di aver fatto male il nodo alla cravatta almeno dieci volte. Sono proprio un fascio di nervi.

Tutte le volte che Vanessa partecipa ad una cena o ad un pranzo di famiglia, succede sempre qualcosa. È davvero un terremoto, specialmente per la mia pazienza.

Fortunatamente arriva Tessa, la mia Tessa, ad alleviare il mio nervosismo. Afferra la cravatta e, come un gioco da ragazzi, riesce ad annodarla perfettamente.

«Di che ti preoccupi?» Domanda, dolcemente.

Sospiro e cerco di trovare un modo per non affrontare il discorso "Vanessa a casa di mio padre".
Ma poi perché? Perché ha voluto fare questa cena mio padre? A quest'ora sarei a casa tranquillo con Tessa.

«È per mia sorella.» Borbotto.

Lei accenna un sorriso e mi regala un caldo bacio sulle labbra che mi fa quasi dimenticare le mie preoccupazioni.

Veniamo interrotti dal campanello e credo proprio che il detto "parli del diavolo e spuntano le corna" sia vero.

Usciamo dalla stanza e scendendo le scale, Vez si presenta: Indossa dei lunghi jeans scuri e una maglietta elegante rosa, con qualche fronzolo in giro.

Ora capisco perché sono così geloso di mia sorella: è così bella.

Sta accanto all'ingresso, con la sua borsetta stretta tra le mani. Finge un sorriso a Karen, che si offre di prenderle il giubbotto.

C'è qualcosa nel suo sguardo che non mi convince. Spero solo che non abbia fumato prima di venire qua.

Mi avvicino per salutarla e lei ricambia, sia a me che a Tessa.

«Tutto bene?» Gli domando, quando Tessa ci lascia soli.

Lei annuisce velocemente, senza guardarmi.
Io osservo un po' in giro e mi piazzo davanti a lei.

«Vez, ci sono io con te. Respira.»

Lei fa come dico e quasi sembra rassicurarsi.
Anche lei, come me, sta sempre un fascio di nervi quando ci sono questi eventi.

Ci avviciniamo alla tavola sempre ben imbandita da Karen e Vanessa si avvicina per salutare nostro padre, che la fa sedere vicino a lui.
Io mi siedo di fronte a lei.

Dopo una breve chiacchierata di gruppo, cominciamo a mangiare ed, come al solito, è tutto molto buono.

Parliamo sia del mio lavoro che del lavoro di Tessa. Ma la novità di stasera è che Vanessa alternerà lo studio con uno stage in una casa di moda. Anche per mettere qualche soldo da parte. Sono contento per lei.

Poi mio padre, rettore della nostra Università quale è, decide di uscir fuori la storia del Weekend in bianco che si organizza ogni terza settimana del mese di Gennaio per tutte le facoltà.

«Si, io ci andrò.» Esulta Vanessa.
Sollevo la testa di scatto e ingoio il boccone come fosse veleno.

Vanessa andrà al weekend in bianco? Non se ne parla.

«Non se ne parla, Vez.» Mentre penso a cosa dire per non sfociare nel litigio, le parole escono sole.

«Scusami?» Domanda lei seria, togliendo gli occhi dal telefono.

Max Level. || Arón PiperWhere stories live. Discover now