Ripetizioni

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Stamattina avevo un'ora buca, così sono venuta nel luogo dove Alex veniva a rifugiarsi, quello che per primo ha deciso di far conoscere a me. La palestra dismessa, il capannone.
Sono sola, a quest'ora ancora non viene nessuno. Mi sono semplicemente seduta sugli scalini accanto al ring e mi sono guardata intorno, ricordandomi della sua sfida con quella palla di grasso vivente.
Era così bello sudato e insanguinato. Mi sembra che sia passato solo un giorno da quell'incontro, ed è come se la sagoma di lui fosse su questo ring, in questo momento.
Io amo Alex, e non intendo negarlo a me stessa, ma sono anche in collera con lui. Alterno momenti in cui desidero prenderlo a schiaffi e altri in cui vorrei baciarlo.
A volte, quando sono sola con lui in quella che io chiamo cella d'ospedale, poso le mie labbra sulle sue, perché nel mio profondo, spero di fargli riaprire gli occhi.
Da quando è in quel letto, ho passato in rassegna tutti i posti in cui siamo stati insieme, anche quando non me ne rendevo conto, mi guardavo intorno e scoprivo che in quel luogo, ci ero passata con lui: al ristorante messicano, sulla spiaggia, al cinema, in qualche bar o negozio in centro, qui.
I miei stati d'animo sono in bilico tra il voler urlare di gioia alla notizia della guarigione di mio padre, e il voler piangere sul letto tutto il giorno per Alex.
Ieri sera sono perfino sgattaiolata in garage e mi sono soffermata ad osservare la sua moto, la moto che porta il mio nome, perché ogni cosa che appartiene a lui me lo ricorda: la sua camera, la sua moto, le aule dove faceva lezione.
La mia mente è tormentata dal dubbio che quella scommessa fosse solo una scusa per avvicinarsi a me, come ha detto Liam. Lui ha detto e fatto delle cose che non possono essere inscenate, non può aver fatto quello che ha fatto per me senza provare davvero nessun sentimento. Almeno, una minima parte di sentimento.
Non so quanto questa teoria sia convincente ma vorrei che lo fosse, sebbene ciò non toglie le sue intenzioni iniziali.
Proprio non riesco a capirlo.
Se mi voleva, perché non l'ha detto subito anziché coprirsi sotto la facciata della scommessa? Quanto valeva per lui? E quanto valevo io?
Lo squillo del telefono mi distrae. È Janet.
Non le dico dove sono.
《Avevo un'ora buca, ci vediamo a mensa》rispondo telegrafica.
Come se non bastasse, dovrò anche sopportare le occhiatacce piene di acredine di Logan. Pur non smaniando, mi alzo da questi scalini e me ne vado.

                                *

Gli occhi mi si chiudono, non riesco a seguire la lezione neanche se mi ci metto d'impegno, e Janet mi da un piccolo colpetto con il braccio per farmi svegliare.
《Che cos'ha spiegato?》domando scattando.
《Non chiedermelo, non stavo seguendo, però se ti vede dormire ti ammazza》sussurra.
Cerco di coprirmi dietro ad un mio compagno abbastanza alto e rimango con il viso poggiato sulla mano per alcuni minuti cercando di tenere gli occhi aperti, con insuccesso.
Improvvisamente la porta dell'aula si spalanca e compare la vicepreside, alche scatto di nuovo sull'attenti.
《La signorina Logan è attesa nell'ufficio del preside, se è possibile dovrebbe seguirmi》.
Che cosa ho fatto questa volta?
Tutti i miei compagni si voltano verso di me come se avessi un ragno gigante in testa.
Guardo il professore che con un cenno del capo mi da il consenso di seguire la vicepreside.
Mi alzo riluttante, Janet mi guarda interrogativa.
Mi chiedo perché il preside mi voglia parlare e in mente passo in rassegna tutti i possibili motivi, poi entro nel suo ufficio e lo vedo abbastanza serafico, mi fa accomodare sulla poltroncina, quindi smetto di essere in allarme.
Sta scrivendo qualcosa al computer e la vicepreside si richiude la porta dietro di noi.
Rimango in silenzio aspettando che parli. Picchietto a terra il piede cercando di smorzare la tensione.
《Ho fatto qualcosa?》domando dopo secondi di attesa, voglio sapere e stare in silenzio non mi aiuta a non pensare a tutte le possibilità che ho per farmi richiamare.
Forse sono stata un pò troppo enfatica, ma sembra che il preside si accorga di me solo ora, come se si fosse dimenticato che ero qui, talmente dalla distrazione per le faccende al PC.
《Oh no, non si preoccupi》smette di scrivere poi si toglie gli occhiali dal naso e mi dedica la sua attenzione.
《L'ho fatta chiamare perché so che lei è molto brava in tutte le materie, anche con trigonometria non ha riscontrato difficoltà; visto che è così eccellente, e spero continui ad esserlo, volevo proporle di dare ripetizioni di letteratura al pomeriggio dopo scuola ad uno studente che ha difficoltà. Solo poche ore ogni due giorni alla settimana così da permetterle di continuare regolarmente i suoi studi》.
Ora mi è tutto chiaro.
Non poteva semplicemente dirmelo senza farmi chiamare?
Ci penso su, dopo scuola sinceramente vorrei impiegare il mio tempo con Alex, ma sarei più utile a questo studente, inoltre penso che fare altro oltre che venire a scuola e improvvisarmi infermiera, mi aiuterà a distrarmi.
《Ehm, va bene》.
《Perfetto》dice esaltato poi mi permette di accordarmi con il ragazzo per quanto riguarda i giorni e gli orari.
Apre la porta, dove seduto nella saletta c'è un ragazzo, che ora si alza in piedi, dev'essere il mio "allievo"
《Lui è David》me lo presenta il preside.
David si limita a sorridere e come se avesse fretta, il preside ci congeda tornando a scrivere al computer e sempre con il capo chino, mi chiede di tenerlo aggiornato sui progressi di David.
Trascorre un momento di imbarazzo fra me e il tizio.
È davvero alto, ha occhi chiarissimi e capelli castano chiari, il suo viso ha una spruzzata di lentiggini.
L'avrò intravisto qualche volta a mensa.
《Quando preferisci vederci?》domanda. Ha un accento straniero, probabilmente sarà svedese.
《Facciamo il lunedì e il mercoledì dopo le ultime lezioni, un paio d'ore potrebbero bastare》rispondo gentile e lui accetta.
《Vuoi iniziare oggi?》.
Mi coglie impreparata, avrei preferito tornare a casa per dedicarmi a me e andare a trovare Alex ma dovrò rimandare a stasera.
Accetto.
《Perfetto allora ci vediamo dopo, va bene la biblioteca del secondo piano? Non ci va mai nessuno li》.
Ormai ha dato le direttive, io sono d'accordo, infondo a me non cambia nulla.
Ci salutiamo e ritorno in aula, menomale che la campana suona esattamente un minuto dopo.
Janet vuole sapere perché il preside voleva vedermi, già si aspettava che avessi combinato qualche guaio.
《Che fiducia che hai! Vuole che io dia ripetizioni ad un certo David》spiego.
Nei corridoi incrociamo Logan e Liam, ci lanciamo tutti e quattro degli sguardi furtivi poi ci superiamo senza parlare.
《Ogni volta è una sfida evitare di parlargli, ogni tanto si avvicina, fa qualche battuta, cerca di rimanere soli. Non so come fare Sam》sussurra lei con sguardo di disperazione.
《Rimettiti con lui, tu e Logan non c'entrate nulla con me e Alex. Non lo giustifico per aver assecondato Alex con la storia della scommessa, ma se devo vederti in questo stato preferisco che tu stia con lui》dico conclusiva e lei mi abbraccia.
Non so se sia più comprensiva lei oppure io, però lei e Logan si meritano di stare insieme.
Dopo pranzo, dove mi sento lo sguardo di Liam puntato contro quasi a bruciarmi la schiena, mi dirigo in biblioteca; quasi me ne stavo dimenticando. Ero già arrivata verso il cancello quando sono tornata indietro. 
Quando arrivo David mi sta già aspettando.
《Allora, con cosa iniziamo?》domando.
《Con il secondo capitolo, non ci ho capito praticamente niente》ridacchia in imbarazzo.
《No problem! Sono qui a posta》.
Cerco di spiegarglielo il più semplicemente possibile, con anche qualche schema, alcune volte sembra non ascoltarmi e mi ricorda Alex, solo che a differenza sua, almeno David prova a starmi dietro, mentre Alex si guardava in giro estrniandosi dal mondo e costringendomi a ripetere tutto da capo.
Sorrido a quel pensiero.
Poi mi ricordo che può sembrare strano ridere come una sciocca davanti a qualcuno.
Ricomincio con la spiegazione.
Capisco che si annoi, a nessuno piace Charlotte Bronte, a nessuno tranne che a me. Dopo mezz'ora decidiamo di fare una pausa.
Voglio comprare alle macchinette una barretta ai cereali, ma con la fortuna che ho non trovo più la tessera ricaricabile.
《Faccio io, cosa prendi?》si offre David.
《Non preoccuparti, faccio senza》.
《Insisto Sam》continua.
《Quella barretta》indico.
Inserisce la tessera e la compra al mio posto poi me la porge.
《Grazie, prometto che ritroverò la tessera》assicuro, poi entrambi rimaniamo in silenzio.
Odio i silenzi imbarazzanti.
《Ehm, da dove vieni? Hai un accento straniero》domando, per intrattenere una conversazione che non sia solo sulla letteratura. Sperando che abbia capito tutto di quello che ho spiegato.
《Dalla Finlandia, ma abito qui da quasi un anno ormai, anche se evidentemente sono troppo legato alle mie radici perché mi ambiento difficilmente.
Ho sentito dire che neanche tu sei di qui》.
《Già, vengo da New York》.
Mi limito a dire questo.
Mi domanda perché sono venuta ad abitare qui e semplicemente rispondo con la solita frase "è una storia lunga". Ovviamente mi aspettavo che mi avrebbe chiesto il perché del mio trasferimento. Sembra capire la mia riluttanza nell'argomentare, sono stata troppo evasiva ma non mi va di parlarne.
Questo lato di me lo conoscono solo poche persone e una di queste è Alex che ritenevo la persona più importante della mia vita.
Ritorniamo a studiare.
Direi che la pausa è durata fin troppo e non voglio fare troppo tardi.
Alla fine cerco di fargli ripetere l'insieme degli argomenti.
《Ci sei quasi, hai solo qualche piccola difficoltà nell'esporti, quindi alla fine di ogni argomento, ti farò ripetere tutto l'insieme facendoti delle domande》.
《Che brava insegnante》ironizza.
《Sono d'accordo, ora ho capito tutto molto meglio》.
Sono compiaciuta.
Controllo l'ora, abbiamo sforato di quindici minuti.
《Io scappo a casa》dico e prendo lo zaino freneticamente.
《Aspetta, se vuoi ti do un passaggio, vedo che sei di fretta》.
Ha un viso affabile e affidabile, come di qualcuno che cerca compagnia.
Accetto il passaggio così che possa arrivare prima a casa e cambiarmi, visto che spesso dopo scuola volo direttamente in ospedale.
Guida con cautela e rispetta ogni semaforo e sinceramente, vorrei che andasse più veloce.
Al contrario di Alex, lui è anche fin troppo lento. Perché lo paragono sempre a tutti? Perché dopo quasi un mese, i miei sentimenti ancora non si affievoliscono? Perché non succederà mai.
《Okay sono arrivata, ti devo un favore》sorrido vogliosa di rientrare a casa.
《Mi fai già da tutor, che altro vuoi fare ancora!》.
Effettivamente ha ragione!
《Forse una cosa ci sarebbe》ammette ripensandoci.
Mi domando cosa!
《Accetteresti di uscire con me, a cena magari》sorride quasi cauto.
Oh no, dovevo aspettarmelo, era troppo entusiasta e carino con me!
《Ehm...io non sono disponibile, o meglio, forse lo sarei ma non me la sento. Diciamo che sto vivendo una situazione strana. Non so se sono libera o impegnata, soprattutto mentalmente. Mi dispiace》.
Lui sembra non capirci niente.
Nemmeno io in realtà ci capisco niente, ma i miei pensieri vanno ad Alex ventiquattro ore su ventiquattro.
《So che eri fidanzata con Montgomery, un rubacuori, ma questo non vuol dire che non debba frequentare altri. Lui nemmeno si vede più in giro, come se fosse sparito》.
Okay, questo argomento deve essere chiuso e anche se non ha detto nulla di male o indisponente, (anzi, direi che abbia detto più che altro verità) per me è come se lo avesse fatto.
《Non importa, Alex è importante per me, tu non sai tutto quello che è successo》lo ammonisco, lui si mette sulla difensiva e mi chiede scusa.
Mi tranquillizzo e accetto le scuse.
Ha toccato un tasto dolente.
《Mi dispiace, rimaniamo alle ripetizioni》concorda.
Annuisco e scendo dalla macchina,  salutandolo più gentile di come sono stata poco fa. Entro velocemente in casa, getto lo zaino per terra e apro il frigo per cercare una bottiglietta d'acqua.
《Piccola Sam》sento dire.
Mi volto e vedo Travis seduto sul divano. Non mi ero accorta della sua presenza, sono entrata come una furia ancora scossa.
Non posso eludere la situazione, ma Alex è scolpito dentro di me e non sopporto che qualcuno avanzi pretese. Pochi lo conoscono veramente e una di quelle persone sono io; anzi, credevo di conoscerlo, ma voglio che per il momento rimanga l'Alex che ho conosciuto, quello delle sorprese, dei baci rubati e delle carezze delicate e affettuose.
Mi accorgo che Travis stava piangendo. Ha gli occhi rossi, la barba sfatta ed è in pigiama a quest'ora del pomeriggio.
《Guardavi un film?》azzardo anche se so perfettamente il motivo del suo stato d'animo.
《Sam, ti voglio bene ma basta fare i finti ingenui...so perché mio fratello si trova in quello stato》confessa.
Era ovvio!
Rimango in silenzio, vorrei dire qualcosa ma mi precede.
《È stato per le corse vero? Non è stata colpa di un pirata della strada ma solo di quella testa di rapa. Non ha ancora smesso》intuisce con astio nella voce.
Io annuisco.
Lui sospira fortemente e tira un pugno al muro.
《Cazzo! Lo odio perché non c'è nessuno da incolpare se non lui. Gli avevo chiesto di smettere》.
Credo che si rimangerà le sue parole in meno di un secondo se non l'ha anche già fatto, però una parte di me concorda con lui.
Lo consolo.
《Se per questo glielo abbiamo chiesto tutti》.
Lui scuote la testa. Siamo tutti increduli ma prima o poi era ovvio succedesse qualcosa di spiacevole.
《Come hai fatto a capirlo?》.
《Non ci vuole un genio! La storia del pirata della strada non mi convinceva, e sapevo che la storia delle gare non era ancora finita.
Oggi mia madre era disperata, dopo un mese ha iniziato a perdere la speranza ed è crollata》la voce gli trema.
《Come faccio a dirle che è solo colpa di suo figlio? Non voglio mentirle, ho sempre coperto Alex, ma non voglio sconvolgerla maggiormente, non voglio che provi rabbia nei suoi confronti》.
Immagino la reazione che ha avuto Megan, sarei crollata anche io.
Concordo con lui sul mantenere il segreto.
Travis si ricompone e mi chiede come sto, come se quella in ospedale fossi io, è premuroso a preoccuparsi per me.
All'apparenza sembro stare bene ma dentro ho un tormento, in realtà sto male e nessuno se ne accorge, anzi, tutti sono sintonizzati sul loro di dolore: i Montgomery per loro figlio, Janet per la storia con Logan, Lydia è lontana mille miglia; è in questi momenti che mi sembra di non appartenere a nessuno.
Tutti sono impegnati con le loro vite e io vorrei solamente che qualcuno si fermasse per un attimo a guardarmi.
《Non bene, sono a pezzi》rispondo con la voce rotta.
Lui mi abbraccia circondandomi nella sua stretta, e io non faccio altro che starmene ferma. È un abbraccio tra amici, fratelli. Ha una presa salda, quasi a non volermi più lasciar andare, e io mi appoggio a lui come se mi stessi affidando. Ci consoliamo a vicenda perché io gli ricordo suo fratello, esattamente come me lo ricorda lui.
Rimaniamo così per minuti, in silenzio fino a che qualche lacrima non bagna il mio viso e la sua felpa.
Non l'avevo visto più informale di così, ma comprendo perché non abbia voglia di incravattarsi. 
《Che succede?》.
Di Travis credo di potermi fidare, ci siamo visti solo poche volte ma ha preso seriamente il ruolo di fratello maggiore.
《Io tengo molto ad Alex, anzi lo amo》lo sto ammettendo a lui.
Lui sembra volermi dire che lo sapeva già, non gliel'ho mai detto apertamente ma so che lo sapeva. Solo che c'è un seguito alla frase e mi lascia finire.
《Lo amo così tanto da non riuscire ad odiarlo per tutti gli errori che ha commesso e per una cosa che ha fatto》.
Mi scruta interrogativo.
Gli racconto nei minimi dettagli della scommessa e dalla sua faccia capisco che non ne era al corrente.
Riparlarne non mi fa sentire meglio, anzi oltre a sentirmi presa in giro me ne vergogno altamente, seppure non dovrei essere io quella che se ne vergogna.
In un primo momento non argomenta, per lui il tempo delle superiori è passato da qualche anno ormai.
《Non voglio prendere le parti di mio fratello, è un coglione e lo rimarrà per sempre ma lo è stato di meno da quando sta con te. Magari all'inizio la scommessa per lui valeva ma poi quando ha capito di essersi innamorato non ha avuto più senso》.
《Allora perché non me lo ha confessato prima?》.
Non so neanche io perché cerco negli altri una soluzione, non so cosa spero che mi dicano, magari che mi convincano a perdonarlo.
《Perché non voleva che ti arrabbiassi. Non voleva perderti. Tu sei la cosa migliore che gli sia mai capitata Sam. Avrebbe solo potuto sognare una come te, fin quando non sei piombata dal cielo. Lui stava cambiando. Era diverso con te e a me piaceva vederlo felice》.
Sono belle parole ma saranno anche vere?
Che egoista, io gli parlo di una stupida scommessa mentre Alex potrebbe non svegliarsi più.
《Purtroppo stava cambiando tutto tranne l'abitudine di quelle maledette corse》rimarca.
Ha ragione a sentirsi in collera con suo fratello, solo che pensare male di lui proprio mentre è a metà tra la ragione e l'incoscienza, provoca un senso di colpa, di abbandono.
《Da quanto tempo ormai è...in coma?》dice le parole come se gli si fossero fermate in gola e qualcosa lo avesse costretto a sputarle. Lo capisco, non è facile.
《Tre settimane e qualche giorno ormai, ho smesso di contarli, faceva troppo male》.
Lui annuisce come se stesse metabolizzando la cosa.
Mi sembra strano averlo rivisto dopo tanti mesi, proprio per questa occasione così terribile, e parlare di una cosa così grave.
                                 
                                *

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