Capitolo 53

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Erano passati tre giorni da quella notte. Tre giorni in cui Camila non aveva mai chiuso occhio: sentiva la testa scoppiare, gli occhi bruciare ed il cuore assente. Da quando era svenuta, l'avevano ricoverata per fare sì che si riprendesse, ma non sarebbe bastato di certo una piccola flebo per farlo.
I sui genitori, preoccupati, avrebbero preso il primo volo per Lisbona, ma la cubana, glielo aveva impedito. Non voleva parlare con nessuno. Voleva stare sola, con il suo immenso dolore. Le infermiere continuavano a portarle da mangiare, ma ogni volta, il cibo rimaneva quasi sempre nel piatto. I medici continuavano a dirle che non avrebbe potuto continuare in quel modo, ma Camila non ascoltava nessuno. Per lei, nulla era più importante, neanche la sua salute. Aveva appena perso una delle persone più importanti della sua vita e non si era mai sentita così vuota prima.
La cubana se ne stava li, in quella camera fredda ed asettica, a fissare un punto nel vuoto per tutto il giorno, senza mai dire una parola a nessuno. Più trascorrevano i giorni, più diventava difficile andare avanti. Più le ore passavano, più sentiva le forze venire meno.

Natalia era stata con lei tutto il tempo, ma non era cambiato nulla. Camila avrebbe voluto accanto a sé solo una persona, che però, non sarebbe potuta esserci mai più.

Quello era il giorno del funerale di Lauren. La madre aveva deciso di celebrarlo li, per poi riportare la salma in America e seppellirla nella tomba di famiglia. Anche per lei fu molto dura, nonostante Clara sembrasse una donna rigida ed impenetrabile. Aveva appena perso una figlia ed il suo cuore non si sarebbe mai più ripreso. Doveva però andare avanti, per dare a Lauren anche dopo la morte, il meglio che mai avesse potuto darle.

"Perché non sei ancora vestita?"
- Natalia entrò nella camera della cubana, distesa a letto, sotto il lenzuolo bianco -

Camila non rispose, ma anzi si girò dall' altra parte, in modo che la ragazza non potesse più disturbarla.

" È inutile che mi ignori. Oggi ti alzi da quel letto e vieni al funerale!"
- esclamò dura Natalia -

La cubana, a quella parola, perse un battito. Chiuse gli occhi, cercando di trattenere le lacrime che stavano per scenderle prepotenti sul volto. Quella parola rendeva il tutto più reale. Se n'era andata. Per sempre. Aveva deciso di non andare al funerale, non avrebbe potuto sopportarlo.

"Non vengo!" - quelle furono le prime parole pronunciate dalla cubana dopo giorni -

"Che cosa? Alza quel culo Camila, non sto scherzando! Se c'è bisogno, ti ci porto con la forza!" - la minacciò Natalia, togliendole di dosso il lenzuolo -

" Ma che fai?" - si alzò improvvisamente, fulminandola con gli occhi - " si può sapere che cazzo vuoi da me? Hai 18 anni, non hai uno straccio d' amico o un fidanzato e la tua vita è così patetica che stai appresso ad una sconosciuta che però non ti vuole qui. Vattene Natalia, vattene!" - gridò con tutto il fiato in corpo -

La ragazza c'era rimasta sicuramente male da quello scatto improvviso della cubana, ma nonostante quelle parole, aveva capito che le erano uscite soltanto per rabbia e dolore e che in quel momento, Camila non era proprio in sé. Decise di non dare peso a quella sfuriata e provò a parlarle con calma.

" Pensi che insultandomi, il dolore che provi passerà? Quello non se ne andrà mai, diventerà più tenue si, ma il vuoto che ti lascerà questa perdita, rimarrà sempre intrinseco dentro di te!" - disse Natalia, come se sapesse di cosa stava parlando -

" Ma brava! Hai scoperto l'America! Lo stesso posto dove tu non metterai mai piede perché sei troppo stupida per studiare medicina e diventare qualcuno!"

Camila sapeva di star esagerando e che Natalia, non meritava tutto quell odio, ma non riusciva a controllarsi. Era come se il cervello formulasse dei pensieri e lei non avesse più l'abilità di pensare o filtrare ciò che diceva. La ragazza sorrise amareggiata, perché stavolta aveva colpito uno dei tasti a cui maggiormente teneva.

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